La Regione Lombardia dopo aver consentito l’apertura domenicale e festiva ai centri commerciali ora concede loro anche l’apertura notturna. Tutto ciò mentre vengono rilasciate nuove autorizzazioni a costruire nuovi centri. Il risultato di questa politica è: 1) la desertificazione del centro della città e dei paesi; 2) un capitalismo esasperato che trasforma i negozianti in schiavi dei fondi finanziari proprietari dei centri commerciali; 3) una qualità della vita devastata dalle nuove regole imposte dal consumismo.
Per questo noi chiediamo un’aiuto al nostro Vescovo. Monsignor Beschi è l’unico che, con il nuovo direttore dell’Eco di Bergamo Giorgio Gandola, potrebbe svegliare l’opinione pubblica e, conseguentemente, obbligare la politica a cambiare. Diversamente anche i media verranno gestiti dai soliti noti e la gente si troverà schiava di un sistema senza nemmeno averne compreso la ragione.
Noi desideriamo che le nostre mamme portino i loro figli negli oratori e non in “parcheggi per bambini” mentre fanno le spese, che i nostri ragazzi si trovino nei nostri centri storici e non in “piazze” artificiali con aria condizionata, che i nostri imprenditori non siano obbligati a diventare dipendenti delle grandi catene commerciali, che la nostra gente aspiri ad ammirare le nostre ricchezze artistiche e non le vetrine dei negozi, che i nostri valori non siano indirizzati esclusivamente dal consumismo.
La Regione Lombardia poi, per lavarsi la coscienza, ha inventato i distretti commerciali. Così prima colpisce duro il commercio di vicinato (quello al dettaglio) e poi cerca di rianimarlo con delle operazioni di marketing. Risultato, i poveri negozianti al dettaglio sono cornuti (perchè i loro clienti acquistano nei centri commerciali) e mazziati (in quanto ricevono finte cure). Infatti, solo una minima parte delle loro imposte, dopo essere transitate da Roma, Bruxelles e Regione, ritornano per finanziare i distretti commerciali. Quest’ultimi, gestiti da associazioni di categoria che devono rendere conto ai centri commerciali, sono costretti a inventarsi soluzioni impossibili per non ledere gli interessi dei loro associati più forti. Volendo proteggere i distretti commerciali, come sostiene la nuova associazione www.AssimpresaBergamo.it (nata anche per difendere l’interesse dei negozi di vicinato), sarebbe più semplice impedire ai centri commerciali di rimanere aperti nei giorni festivi e nelle ore notturne.
Alcuni sostengono che i centri commerciali garantiscano nuovi posti di lavoro ma è una bugia colossale: quello che si compra in un centro commerciale non lo si acquista altrove.
Questa politica colpisce anche gli stessi negozianti dei centri commerciali che sono costretti a pagare canoni stratosferici per restare nei centri: il costo al mq. di un negozio in un noto Centro Commerciale costa circa il doppio di quanto costa in via XX Settembre. In pratica a guadagnarci sono i fondi immobiliari che gestiscono i centri.
Concludiamo precisando che noi siamo favorevolissimi alle liberalizzazioni e ci auguriamo che i nostri negozianti stiano economicamente talmente bene da permettersi di assumere nuovo personale così da potersi permettere di stare aperti 24 ore al giorno. Chiassà che questo possa contribuire a dare nuovo impulso anche al turismo bergamasco: la nostra nuova vera risorsa (non solo economica).