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10 Comments

  1. 1

    Kamella Scemì

    L'articolo è bellissimo e interessantissimo, di alto valore culturale, non limitabile alla stretta visone occidentale (vedi la stessa produzione iconografica). Da dove spunta questo qui?

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  2. 2

    rudolph

    Bello! Questo è cultura Mitteleuropa.

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  3. 3

    ruperto

    Il discrimine fra spazzatura e arte/bellezza sarebbe dunque ideologico. Ma di opere d'arte ideologiche è piena la storia dell'arte europea: come la mettiamo? Qual è il limite?.

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  4. 4

    Guido Nosari

    Rispondo a "ruperto", chiarendo che il limite tra bellezza e spazzatura non è stato di mio interesse nell'articolo che ho scritto (come non è mai stata mia idea, e spero mai lo sia, accostare in modo definitorio arte e bellezza).

    E' vero, di opere d'arte ideologiche, o faremo meglio a chiamarne molte ideologizzate, ne è pieno il mondo (non solo l'Europa), e questo perchè l'opera d'arte è prima di tutto recettiva, se buona, e di ideologie ne abbiamo viste parecchie.

    Così come di opere che non affollano i libri di testo ve ne sono ugualmente ovunque.

    Conoscere meglio il panorama artistico vuole dire prima di tutto vedere cose che altrimenti non vedresti mai. Vuole dire crearsi un punto di vista che faccia scegliere autonomamente dove voltare il proprio sguardo.

    Ecco perchè la contrapposizione tra arte e spazzatura voleva essere un richiamo del titolo, giammai una idea avvalorata. Non bisogna farsi dire da nessuno dove stia il limite tra poesia o arte e il resto, perchè in ogni momento quel resto può diventare oggetto di un personale sguardo artistico.

    Chiedere quale sia il limite è atto di accettazione ideologica. Dare tale limite è atto ideologico.

    Ecco il motivo per il quale non mi sognerei mai di dire che alcune opere sono "Opere d'Arte" mentre altre no, perlomeno non in modo definitivo.

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  5. 5

    Giuli

    La domanda è quasi obbligata: esiste l'opera d'arte definitiva, conclamata. Cosa distingue l'idea seppur geniale dal capolavoro, è un tema difficile e marginale nella nostra società putrescente, ma mi piacerebbe avere un metro di giudizio magari anarchico, insomma un discrimine che mi consenta di uscire dal relativismo del "è bello perchè mi piace" o "è bello perchè qualcuno l'ha deciso".

    L'accettazione ideologica è certamente la tomba della propria sensibilità, ma in menti poco abituate all'osservazione mi pare inevitabile.

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  6. 6

    galleria marella

    Mi scusi, Lei è il pittore che ha esposto ieri allo Spazio Bigli, a Milano? Parente dei Nosari legulei, immagino.

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  7. 7

    Guido Nosari

    Rispondo prima a "giuli": credo che il suo sia un problema di teoria della "democrazia".

    Detto così è strano, ma lasci spiegare: credo Rousseau (spero di non sbagliare, se fosse, per favore ditemelo) dicesse che la democrazia così come ideata per le nazioni europee non poteva esistere, o sopravvivere nel suo significato, se non vi fosse stata una preparazione e una conoscenza di base da parte di tutti i cittadini.

    Un popolo ignorante i problemi statali non era legittimato a votarne in proposito.

    Questo credo fosse anche per evitare un basilare sistema di detenzione delle informazioni: dove un popolo è ignorante non vi è nemmeno la ricerca delle informazioni, che perciò possono essere tenute e usate a uso e consumo dei detentori stessi, che assumono più potere.

    Eccoci a oggi! si assiste a una contrapposizione tra chi ha potere (e informazioni) e chi non ne ha (non so voi, ma credo che l'illusione di un internet libero nella circolazione delle informazioni sia passata).

    Come dicevo il lavoro artistico ha come peculiarità l'essere recettivo del contemporaneo. Nella scena artistica si assiste esattamente alla stesso sistema statale: chi ha informazioni ha potere, chi non ha potere non ha diritto all'informazione.

    Tuttavia questo stato di cose è creato anche da noi, mi sembra ovvio: non interessarsi, non vedere, sentire o studiare porta chi ha informazioni a essere sempre più potente.

    Non deve essere così.

    Finalmente posso rispondere a "giuli": non chiedere un metro di giudizio altrui, il più delle volte ti scontrerai solo contro il metro di un sistema.

    Se vedi un'opera d'arte, pensa ai tuoi studi, al tuo lavoro, ai tuoi amori. Pensa a chi hai amato o odiato, agli autori che hai letto o alle pratiche che devi finire.

    Tutto questo è le tua cultura, è il mezzo grazie al quale puoi dignitosamente affrontare qualsiasi opera.

    Con ciò il tuo "a me piace" assume un valore unico: capisci che è limitato, ne capisci un pò di più i limiti, ne guadagni in modestia e in apprendimento.

    Ci saranno sempre autori che ti diranno cose che non sai, ma solo ammettendo chi sei, tu potrai imparare.

    In una mostra porta te stessa e chiedi cosa non è chiaro: saranno OBBLIGATI a rispondere.

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  8. 8

    Guido Nosari

    A "galleria Marella": in spazio Bigli ero io, devo ringraziare Loris, dello spazio Obraz, e Marco Casentini se ero lì. Ambedue si stanno dimostrando persone degne di grande stima.

    Spero sia piaciuto l'evento.

    Per quanto riguarda i parenti legulei non posso negare! Ogni volta che si ci riunisce tra Nosari divento una strana materia di interesse: tutti che si chiedono come sia possibile che il ceppo vada così declinando… al che mi viene sempre in mente una battuta del padre di Lautrec, il quale disse che le grandi casate quando stanno finendo producono artisti!

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  9. 9

    Gabriel

    Mi sembra che il problema posto da Giuli richieda una riflessione: è giusto e comprensibile che l'artista, giovane, quale è o dovrebbe essere Guido Nosari, veda l'oggettività come residuale, come aspetto consequenziale della sua soggettività. Osservo, tra parentesi, che anche questo pare essere un atteggiamento "ideologico". E' tuttavia altrettanto vero che la soggettività non basta. Lui stesso, penso, avrà studiato, seguito corsi e studi specifici, fatto letture significative, quindi, acquisito e introiettato elementi oggettivi: per accedere a un'opera d'arte serve comunque un background culturale, una preparazione. Non per nulla, di là dai mezzi economici, quella degli appassionati d'arte è un'élite. Senza tali elementi, come si può distinguere il capolavoro dall'opera banale?

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  10. 10

    Guido Nosari

    Quella degli appassionati d'arte, lasciatemelo dire, è sì un'èlite, ma spesso e volentieri di st…zi. Non parlo per sentito dire. E' precipua caratteristica degli st…zi cercare di escludere tutti coloro che non vanno bene a loro.

    Il metodo più immediato per escludere è proprio il vantare conoscenze e saperi che siano di per sè escludenti (a cominciare dal linguaggio usato).

    Chiunque senta l'ardente desiderio di far parte di questa èlite stia pure anni a cercare di capire la differenza tra "capolavoro" e "opera banale".

    Potrà essere sempre smentito.

    Io, lo ripeto, non penso che la soggettività o meno siano preminenti, dico solo che tale differenza non mi interessa.

    Gli studi che ho fatti, i libri che ho letti, e le persone che ho incontrato mi hanno fatto capire che cercare di catalogare sotto Capolavoro o meno un'opera dà solo l'illusione di essere entrati tra gli esperti del settore….che, ripeto, il più delle volte sono una èlite di st…zi.

    Non esiste un "background" adeguato a capire un'opera, a capire noi stessi che guardiamo l'opera. Esiste una ricerca che non può certo avere inizio con domande quali: "come faccio a sapere se è un capolavoro?". Iniziare da noi!!

    …Domandatevi se è un capolavoro solo se volete acquistarlo…In tal caso io sono una pessima guida!

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