Si è tenuto quest’oggi presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo l’interessante workshop sull’economia del territorio voluto da Il Sole 24 Ore e il Credito Bergamasco. Hanno relazionato la professoressa Laura Vigano, Preside della Facoltà di Economia di UniBG, e la Vice direttrice del Censis, dott.ssa Carla Collicelli. Alla tavola rotonda seguente si sono aggiunti Alberto Bombassei, Bruno Pezzoni e Giacomo Gnutti. (a cura di Federico Rossi)
La crescita prevista in Italia per il biennio 2011-2012 è pari all’1%. Troppo poco se paragonato al 2,2% della Germania, al 4,4% del Mondo, all’8,4% dell’India e al 9,6% della Cina. Soprattutto fino a quando si ritornerà a crescere? In uno scenario diciamo positivo trainato dagli emergenti e dalla ripresa USA (a Davos il 48% dei managers hanno manifestato ottimismo) continuano a persistere segnali di incertezza: una crescita europea bloccata e attese per una vera ripresa dell’Italia al 2015.
Bergamo non si allontana dalla media italiana, ci riferisce la prof.ssa Vigano, sebbene con un export cresciuto del 14% a/a ed import dei semilavorati cresciuto del 24%: è il trend che non si consolida tendendo, anzi, ad affievolirsi. Il dato della cassa integrazione al 4% si posiziona al secondo posto tra le maggiori della Lombardia, denunciando una congiuntura ancora troppo fragile.
E allora cosa fare in momenti come questi? Innanzitutto non ci si deve dimenticare di riportare internamente alle imprese il controllo dei processi e di comprimere i costi interni ma, poi, diventa vitale affrontare con decisione questi peculiari aspetti: Innovazione, Internazionalizzazione (e non Delocalizzazione!), Flessibilità, Formazione, Adeguata dimensione, Ottimizzazione della gestione finanziaria, Esportazione e Sviluppo di reti territoriali.
Inoltre verso quali mercati ci dovremo focalizzare? Estero, Qualificati, Di marca, Trasformativi di materie prime e con alta qualità della vità: queste le parole d’ordine.
Ma la trasformazione della società italiana in atto ormai dagli anni 70 come si inserirà in questa modifica del contesto produttivo? E soprattutto reggerà ancora il nostro “core” sistema di welfare ormai aggiornato al dopoguerra? A queste domande la risposta della dott.ssa Collicelli fa emergere una consapevolezza forte: “La società italiana vive una situazione difficile…in una Italia a pile scariche e senza desiderio”. L’apparente crescita dell’indice demografico è sorretta solo dall’immigrazione e la gestione di questo fenomeno potrà rappresentare il driver per la ripresa dell’economia nazionale. Bergamo, per dirla con uno slogan, è “più ricca della media delle provincie italiane ma è anche più sobria”. Guadagna di più ma i consumi sono più moderati: frutto di un atteggiamento tendente alla formica. Bene così ma si dovrà fare necessariamente i conti con una ulteriore diversificazione della popolazione locale rendendo sempre più necessaria la presenza di nuovi ruoli sociali, primis inter pares, il mediatore interculturale.
Anche gli anziani ed i più deboli del domani dovranno fare i conti con un nuovo modello di assistenza: meno stato e più privato. La sussidiarietà della famiglia verso i deboli è fortemente sotto stress…per ora ci vengono incontro i lavoratori stranieri, ma questo sta facendo evolvere l’assistenza verso una dimensione commerciale.
La tavola rotonda, infine, si incentra su 3 grandi temi. Alberto Bombassei esordisce con una dimensione globale e raccomanda: “per capire meglio il territorio bergamasco bisogna guardare il mondo”. La novità di questa crisi è quella che, contrariamente al passato, ha colpito più le PMI che le grandi imprese. Cio’ la dice lunga sulla natura stessa della trasformazione della nostra nazione. Purtroppo pero’ essere grandi ed aver meglio resisto alla crisi non sempre è bello! Nel caso delle Banche infatti la crescita dimensionale avvenuta negli ultimi anni ha inevitabilmente annullato quelle radici territoriali che, invece, avevano rappresentato il fattore critico di successo delle stesse negli anni del boom economico. Inoltre, aggiunge, per quanto riguarda le attese dei giovani, bisogna rendersi conto che tutti i lavori oggi sono sostenibili e che il lavoro in fonderia è ne più ne meno simile a quello in un ufficio: la tecnologia ha reso meno evidenti quelle differenze di ambiente oggetto di tante dispute sindacali in passato. Rimanere con il preconcetto del “colletto bianco” puo’ rappresentare un ulteriore fattore di rigidità alla ripresa economica del nostro paese.
Per le banche, invece, da una prima ma concisa risposta il dott. Pezzoni, richiamando la necessità che prima di chiedere un rinnovato dialogo tra le banche e l’impresa, quest’ultime devono aprirsi di più al sistema finanziario, intavolando un rapporto franco, serio e soprattutto orientato verso una condivisione dei contenuti. La banca “supermercato” degli anni scorsi, non è più sostenibile.
E’ Gnutti che, chiudendo l’interessante seminario, aggiunge alla teoria un tocco di esperienza sul campo in qualità di banchiere ed imprenditore. Ricordiamoci che Basilea III porterà ulteriori novità nella valutazione del capitale di rischio delle banche. Il concetto di adeguata patrimonializzazione dovrà prendere sempre più piede nelle stanze dei bottoni delle imprese se vogliamo andare avanti assieme. Di contro le banche, essendo attori dello sviluppo di territori, debbono abbandonare logiche di crescita e di verifica della stessa troppo corte: i budget a 3 mesi non sono sostenibili a chi fa investimenti nel territorio!
In fondo in fondo, comunque, una cosa è sicura: gli imprenditori hanno una forte necessità di essere accompagnati da banche italiane nella loro internazionalizzazione. Le banche quindi dovranno continuare ad investire in tal senso.