Fatti 100 i morti Covid nel bergamasco, quanti si sarebbero salvati se avessero respirato un’aria pulita negli ultimi 30 anni? In questi ultimi 30 anni, sempre rapportandoli agli stessi 100 morti, quanti sono deceduti grazie allo smog? Quanti si sono ammalati? Dite la vostra e lasciate un commento magari indicando queste 3 percentuali.
Noi riteniamo che anche i giornalisti debbano iniziare ad informare la gente smettendo di assecondare i politici e le associazioni di categoria che hanno paura a limitare la circolazione delle auto.
Questa situazione assurda non vale solo per quello che respiriamo ma anche per quello che mangiamo.
Il consumismo ci obbliga a produrre anche malattie che così che possano essere curate. Questo è l’unico PIL che riusciamo ad incrementare.
Ci sarebbe la possibilità di lavorare tutti per migliorare la qualità della vita e non per incentivare un consumismo becero.
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L’epidemiologo Prisco Piscitelli spiega che le osservazioni epidemiologiche disponibili per Italia, Cina e Stati Uniti mostrano come la progressione dell’epidemia Covid-19 sia più grave in quelle aree caratterizzate da livelli più elevati di particolato. Esposizioni croniche ad elevate concentrazioni di particolato atmosferico, come quelle che si registrano oramai da decenni nella Pianura Padana, hanno di per sé conseguenze negative sulla salute umana, ben rilevate e quantificate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, rappresentando anche un fattore predisponente a una maggiore suscettibilità degli anziani fragili alle infezioni virali e alle complicanze cardio-polmonari.
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La Società Italiana di Medicina Ambientale, nella sua “Valutazione della potenziale relazione tra l’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione dell’epidemia da Covid-19”, afferma che il coronavirus SARS-Cov-2 è stato ritrovato sul particolato (PM).
Questa prima prova apre la possibilità di testare la presenza del virus sul particolato atmosferico delle nostre città nei prossimi mesi come indicatore per rilevare precocemente la ricomparsa del coronavirus e adottare adeguate misure preventive prima dell’inizio di una nuova epidemia. Questa prima parte della ricerca mirava espressamente a cercare la presenza dell’RNA del SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico. Le prime evidenze relative alla presenza del coronavirus sul particolato provengono da analisi eseguite su 34 campioni di PM10 in aria ambiente di siti industriali della provincia di Bergamo, raccolti con due diversi campionatori d’aria per un periodo continuativo di 3 settimane, dal 21 febbraio al 13 marzo. I campioni sono stati analizzati dall’Università di Trieste in collaborazione con i laboratori dell’azienda ospedaliera Giuliano Isontina, che hanno verificato la presenza del virus in almeno 8 delle 22 giornate prese in esame. I risultati positivi sono stati confermati su 12 diversi campioni per tutti e tre i marcatori molecolari, vale a dire il gene E, il gene N ed il gene RdRP, quest’ultimo altamente specifico per la presenza dell’RNA virale SARS-CoV-2. Possiamo confermare di aver ragionevolmente dimostrato la presenza di RNA virale del SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico rilevando la presenza di geni altamente specifici, utilizzati come marcatori molecolari del virus, in due analisi genetiche parallele”4, precisa Setti.
Sempre secondo SIMA, questa è la prima prova che l’RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul particolato in aria ambiente, suggerendo così che, in condizioni di stabilità atmosferica e alte concentrazioni di PM, le micro-goccioline infettate contenenti il coronavirus SARS-CoV-2 possano stabilizzarsi sulle particelle per creare dei cluster col particolato, aumentando la persistenza del virus nell’atmosfera come già ipotizzato sulla base di recenti ricerche internazionali. L’individuazione del virus sulle polveri potrebbe essere anche un buon marker per verificarne la diffusione negli ambienti indoor come ospedali, uffici e locali aperti al pubblico. Le ricerche hanno ormai chiarito che le goccioline di saliva potenzialmente infette possono raggiungere distanze anche di 7 o 10 metri, imponendoci quindi di utilizzare per precauzione le mascherine facciali in tutti gli ambienti. La prova che l’RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul particolato in aria ambiente non attesta ancora con certezza definitiva che vi sia una terza via di contagio. Tuttavia, occorre che si tenga conto nella cosiddetta Fase 2 della necessità di mantenere basse le emissioni di particolato per non rischiare di favorire la potenziale diffusione del virus.
Conclude Alessandro Miani: “Siamo in stretto contatto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con la Commissione Europea per condividere i risultati delle nostre analisi. Sono in corso ulteriori studi di conferma di queste prime prove sulla possibilità di considerare il PM come ‘carrier’ di nuclei contenenti goccioline virali, ricerche che dovranno spingersi fino a valutare la vitalità e soprattutto la virulenza del SARS-CoV-2 adesso al particolato. Intanto, la presenza del virus sulle polveri atmosferiche è una preziosa informazione in vista dell’imminente riapertura delle attività sociali, che conferma l’importanza di un utilizzo generalizzato delle mascherine da parte di tutta la popolazione. Se tutti indossiamo le mascherine, la distanza inter-personale di 2 metri è da considerarsi ragionevolmente protettiva permettendo così alle persone di riprendere una vita sociale”.
3 Comments
Dott. Mauro
Ad oggi i morti Covid in Bergamo sono ufficialmente 2.780.
Probabilmente i decessi causa Covid sono più di 3.500 e di questi il 50% sarebbero ancora vivi se non avessero respirato smog negli ultimi 30 anni!
Probabilmente sono ben oltre i 3.500 coloro che hanno anticipato la loro morte a causa dello smog.
Quanto a chi si è ammalato a causa dell’aria inquinata, anche solo diventando allergico, posso ipotizzare qualcosa tipo il 20% di 1,1 milioni e cioè oltre 200 mila persone.
Quindi posso ipotizzare senza timore di sbagliare che lo SMOG uccide ed ammala molto di più del Covid.
Franca
Tra le follie di Bergamo:
– inquinamento insostenibile –> basterebbe trasformare bergamo (compreso città alta) in un’isola pedonale;
– piscine comunali dove non si fa la doccia –> c’è un vaporizzatore per eludere gli obblighi di legge;
– centri prelievi del sangue con sale di attese piene di malati in ambienti senza nemmeno le finestre;
– parchi pubblici dove si fatica ad accedere e, soprattutto, non collegati tra di loro.
Giuseppe
La mappa dei morti
https://eea.maps.arcgis.com/apps/InteractiveLegend/index.html?appid=f008e0dc0ce24edfae5463748de10f27