di Roberto Vitali
Qualunque sia l’origine del nome – tante sono le spiegazioni che vengono accreditate – d’ora in poi sentiremo, scriveremo e leggeremo sempre più spesso questa parola: Valtènesi (con l’accento sulla prima e, per favore). Una parola che d’ora in poi, oltre ad indicare un bellissimo territorio sulla sponda bresciana del lago di Garda, sarà anche il nome di un vino Doc che deriva da un antico vitigno storico di questa zona: il Groppello.
Il vitigno rosso Groppello e il vino che ne deriva si identificherà con la zona, questo dolce territorio che comprende sette Comuni della riviera del Garda, tra Desenzano e Salò. La nuova Doc Valtènesi, in vigore con la vendemmia prossima del 2011, caratterizzerà due vini: il vitigno Groppello vinificato in in rosso e lo stesso vitigno Groppello vinificato in rosa, dando vita all’arcinoto “Chiaretto” che qui si produce da oltre un secolo e che ha la sua capitale in Moniga del Garda.
C’è entusiasmo per questa nuova Doc, che sembra stimolare i produttori del Consorzio Garda Classico verso nuove interessanti prospettive. Entusiasmo che si è avvertito in tutti durante la due-giorni di “Italia in Rosa”, qualificata vetrina enologica nazionale dedicata ai rosé ed all’autoctono Chiaretto. Oltre 2000 presenze nel weekend del 4 e 5 giugno hanno affollato il parco di Villa Bertanzi a Moniga per l’attesa due giorni enogastronomica. Tra loro anche numerosi bergamaschi che amano il lago di Garda. Ne ho incontrati della Val Taleggio e addirittura da Foppolo. Senza contare che il proprietario dell’albergo in cui ho dormito, a Moniga, il “Riva del Sole”, ottimo 4 stelle, è il bergamasco Domenico Perego, che già avevo incontrato anni fa come titolare del “Cabina” di Capriate San Gervasio.
I convegni e i dibattiti, tra un assaggio e l’altro, hanno indicato la strada da seguire senza alcun dubbio. Il consumo dei vini rosati è in aumento da alcuni anni in Italia e nel mondo. Il Valtènesi Chiaretto – come ha detto Mattia Vezzola, il noto enologo che ha fatto il successo del Franciacorta Bellavista e che a Moniga ha una cantina tutta sua, avviata dal nonno nel 1936 – dovrà essere un vino facilmente riconoscibile, unico, simbolo di un territorio e di un metodo di vinificazione. Mattia Vezzola – accogliendo i giornalisti nella sua modernissima e funzionale cantina, Costaripa – ha fatto capire chiaramente di credere nel nuovo corso che l’enologia di Valtènesi ha appena avviato e, conoscendolo, c’è da essere certi che, se ci crede lui, la strada intrapresa è quella giusta.
Il Valtènesi Chiaretto Doc 2011 sarà disponibile sul mercato dal 14 febbraio 2012, festa di San Valentino. Anche questa una decisione geniale: abbinare alla festa degli innamorati l’arrivo della nuova produzione di un vino seducente e ammaliatore come il Chiaretto.
Ma non è tutto. Qualcuno si è già spinto più in là e riportiamo la proposta come tale: arrivare alla denominazione-identificazione del nome “Moniga” con il Chiaretto Valtènesi, magari puntando alla Docg. Il presidente del Consorzio Garda Classico, Sante Bonomo, dall’alto del suo equilibrato realismo, ha subito deviato il discorso: «Godiamoci per ora questa esaltazione del nome Valtènesi e uniamo subito le forze per farne il simbolo di un territorio, di un vino, di un lembo di lago dove la qualità della vita è grande».
Parole, progetti e degustazioni. In fiera un plotone di sommelier Ais ha curato le degustazioni di oltre 150 etichette proposte da più di 100 cantine italiane e francesi, mentre gli esperti Onav hanno curato le selezioni per l’assegnazione del Trofeo Pompeo Molmenti 2011 al miglior Chiaretto della vendemmia 2010. I vini in concorso erano 24. Dalla rosa di sei finalisti è emerso come vincitore il Chiaretto dell’azienda agricola Redaelli De Zinis di Calvagese della Riviera. All’avvocato Sandro sono andati i complimenti sinceri di tutti i suoi colleghi produttori e uniamo i nostri. Gli altri finalisti erano i Chiaretti delle aziende Sergio Delai, Avanzi, Masserino, La Basia e Civielle.