«Non siamo servi di Silvio Berlusconi»: il leader della Lega, Matteo Salvini, tuona da Pontida. «Se c’è ancora un interlocutore nel centrodestra, si chiama Silvio Berlusconi, non certo Stefano Parisi o chi voterà sì al referendum costituzionale. Ma sia chiaro: Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia quello di un piccolo partito servo di qualcun altro, di Berlusconi o Forza Italia, ha sbagliato». Salvini ha chiuso la Pontida settembrina confermando la convinzione che nuove alleanze a livello nazionale si faranno solo alle sue condizioni. E rispolverando il vecchio progetto di una riforma costituzionale che trasformi l’Italia in una repubblica federale e presidenziale, possibilmente fuori dall’Unione europea.
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