Se passasse in giudicato la recente sentenza di primo grado del tribunale di Bergamo, che ha riconosciuto a 21 pendolari della linea Bergamo-Milano il diritto a un risarcimento di 90.000 euro, per i disagi subiti nei loro viaggi in treno, potrebbe essere un precedente anche per tutti i pendolari italiani. Questo il commento del presidente dell’Osservatorio sulle liberalizzazioni nei trasporti,
Dario Balotta. «Se da una parte il tribunale riconosce il pessimo servizio di trasporti effettuato da Trenitalia, in questo caso sulla linea Bergamo Milano, dall’altra il risarcimento, se generalizzato, rischia di sbancare le casse pubbliche del gruppo Fs. L’indennizzo per i disagi subiti viaggiando con i treni sporchi, cosa ampiamente documentata con le fotografie dei viaggiatori, avrebbe un costo di 1 milione e 890 mila euro. Se un analogo indennizzo fosse applicato per i 10 mila pendolari di questa linea lo Stato si dovrebbe accollare un onere di 900 milioni di euro, tanto quanto il contributo complessivo a Trenord per sussidiare tutti i treni lombardi, per due anni consecutivi. Il risarcimento verrebbe così pagato da tutti i contribuenti, compresi quelli che non usano il treno, visto che le risorse trasferite al gruppo Fs sono interamente pubbliche, come la sua proprietà che è in capo al ministero dell’Economia. Il risarcimento potrebbe avere un significato responsabilizzante, solo se fossero gli stessi manager aziendali lombardi a pagare di tasca propria. Oppure il rischio sarebbe che per pagare i costi dei risarcimenti si effettuassero consistenti aumenti tariffari, che verrebbero pagati ancora dai pendolari stessi. Con aziende pubbliche sussidiate dallo Stato e al riparo di ogni tipo di concorrenza, l’intervento della magistratura non basta per migliorare l’efficienza gestionale delle aziende, anzi rischia di essere controproducente».