Dal 2010 al 2012 le retribuzioni nette dei lavoratori dipendenti a livello nazionale sono diminuite di 64 euro al mese, passando da una media di 1.328 euro a 1.264 euro. A fine biennio, se si considerano 13 mensilità, un lavoratore ha incassato in un anno 832 euro meno del 2010. Lo si legge nel rapporto sulle economie regionali di Bankitalia. Non si discostano di molto le proiezioni fatte sulla nostra provincia dall’Osservatorio Cisl sulle politiche fiscali, che ha redatto recentemente il suo quarto rapporto annuale e un confronto 2008/2012. Nei cinque anni presi in considerazione il reddito medio per i dipendenti è aumentato del 2,59%, a fronte di un’inflazione dell’11,70%. Possiamo registrare una perdita del potere d’acquisto del 9,11%. Nelle diverse classi d’età le uniche che superano l’inflazione sono quella dai 65 ai 69 anni e quella superiore agli 80 anni. Per i pensionati l’aumento è del 7,98% e, conseguentemente, la perdita del potere d’acquisto è del 3,72%. Questo dato, nonostante il blocco della rivalutazione delle pensioni è possibile per il naturale sostituirsi delle pensioni basse, tipiche del primo dopoguerra, con pensioni più alte, caratteristiche delle classi d’età che sono andate in pensione più tardi, con una maggior regolarità dei versamenti contributivi. A fronte di aumenti del reddito insufficienti a tenere il passo con l’inflazione abbiamo un pesantissimo aumento della tassazione. Questa infatti passa per i dipendenti dal 17,38% al 20,53%, con un aumento del 21,79% se guardiamo alla cifra assoluta, e della pressione fiscale del 3,15%. Per i pensionati il conto è ancor più salato. Essi passano da un’imposizione media del 15,63% ad una del 19,02%, con un aumento del 32,74%, guardando alla cifra assoluta, e della pressione fiscale del 3,39%.