Autore

Luca Allevi

Dottore commercialista, pubblicista. Partner Leaders e del network Gruppo 24 Ore. Magistrale Economia Bocconi e Master RE NY University. Ha lavorato in Pizzarotti, Essex Capital NY e Avalon RE. Cell. 338-378.57.65 luca.allevi@leaders.it

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31 Comments

  1. 1

    Giuseppe

    La signora Moratti era veramente indigesta a tutti i milanesi. Persin troppa l'avversione nei suoi confronti, tanto da sembrare ben costruita dall'interno. Non sono mancati i voti della Lega Nord, come in modo poco corretto ha cercato di raccontare il siculo Larussa, mentre certamente sono mancati i voti di Comunione e Liberazione. Vi dicono nulla la Compagnia delle Opere, l'Expo 2015, la successione a Berlusconi, la conquista del PDL, la non consonanza, abbastanza chiara, coll'arcivescovo di Milano?

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  2. 2

    Bergamo.info

    Riportiamo il commento di Aristide ad altro articolo di questo sito:

    Scrivo questo commento il 30 maggio, a mezzogiorno, dunque prima che il ballottaggio abbia stabilito se sindaco di Milano sarà la Moratti o il Pisapia.

    Intanto suggerisco la lettura di un’intervista, pubblicata sulla ‘Stampa’ di Torino, dell’ex sindaco di Milano Borghini: bresciano, giornalista serio (vivaddio!), conosce perfettamente il russo e l’inglese, traduttore dal russo di saggi filosofici e storici, onesto ex migliorista del Pci (come Napolitano), ma travolto dall’operazione “Mani pulite”, pur non portandone colpa. Sarebbe stato con Bucalossi il miglior sindaco di Milano, se gli avessero consentito di fare il sindaco. Ma in quel momento i salotti, la non-borghesia milanese, le maestrine, le masse impiegatizie che avevano l’ardire di considerarsi virtuose squittivano senza sosta, volevano tabula rasa e la cosiddetta società civile al potere. Lo costrinsero a rassegnare le dimissioni, dopo 18 mesi di buona amministrazione. Si candidarono Formentini e Nando dalla Chiesa. Riuscì vincitore Formentini, si dice per “colpa” di Montanelli che l’ultimo giorno prima del silenzio stampa si espresse contro Nando del Nandorlando (Nando dalla Chiesa + Leoluca Orlando Cascio). Formentini, già euroburocrate al Lussemburgo e a Bruxelles, poi leghista, infine progressista, fu la giusta punizione per coloro che squittivano la società civile (”squittire” è qui usato transitivamente). Purtroppo Formentini, attrezzato con tanto di donna Vittora, promossa “first sciura” di Milano, fu anche una punizione per i milanesi, che non meritavano tanto.

    Pisapia ha il vantaggio di non venire dalla società civile (non ne possiamo più!), purtroppo però è designato da quegli ambienti che hanno sempre squittito (usato sempre transitivamente) società civile. Non il Leoncavallo bisognava rimproverare a Pisapia, ma la società civile. Ma intato leggiamo l’intervista. Poi, forse, ne riparleremo:
    http://www3.lastampa.it/focus/elezioni2011/artico

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  3. 3

    Aristide

    HA VINTO IL PARTITO DELLA ‘REPUBBLICA’

    Scrivo quest’intervento alle 17 circa, a poche ore di distanza dalla chiusura delle urne. Ho dato un’occhiata a Internet, è abbastanza chiaro che a Milano gli assetti attuali crollano (dunque in Italia, così stando le cose). Anche a Napoli l’affermazione di De Magistris lavora per una ridefinizione degli assetti, penalizzando il Pd ancor più che il Pdl. In ogni caso, non sarà facile per il Pd intonare la vittoria, senza far stecche: a Milano, potete starne sicuri, si farà vivo il politico con l’orecchino e – più ancora – alzerà la cresta la Milano dei salotti, la cosiddetta società civile; a Napoli non è il Pd che ha vinto, ha vinto De Magistris, è un’altra cosa.

    È chiaro che si troverà un nuovo equilibrio, ma non è dato sapere né la stabilità del nuovo equilibrio, né entro quanto tempo sarà raggiunto. Sto parlando non dei riti (che immancabilmente seguiranno, e che saranno celebrati ecumenicamente) ma degli assetti del potere reale, cioè del modo con cui gli atomi sono aggregati. Gli atomi, cioè i fattori della produzione e le risorse disponibili, sono sempre quelli. Sono però crollati i cosiddetti legami covalenti in un ambito, quello milanese, che è storicamente ed è ancor oggi, di fatto, decisivo per le sorti dell’Italia.

    Sono del parere che più ancora che la situazione economica abbia vinto la strategia puritana imboccata al tempo in cui Berlusconi fu pizzicato a fare una certa visita a Casoria. Poi venne l’intervista alla D’Addario, infine la storia di Ruby, delle olgettine e del bunga bunga.

    Insomma questa vittoria della c.d. sinistra (che errore rimproverare a Pisapia il Leoncavallo! semmai doveva essergli rimproverata la sua borghesia, anzi la sua non-borghesia) non è una vittoria del menga, ma una vittoria del bunga bunga. O, a voler essere precisi, questa è una vittoria del partito di ‘Repubblica’, nel senso del giornale fondato da Eugenio Scalfari, diretto da Enzo Mauro.

    Il 27 gennaio 2011 scrissi per Testitrahus “Berlusconeide. Cinque scenari per il dopo bunga bunga”. Per la precisione erano tre scenari probabili e due scenari improbabili (questi ultimi due prevedono uno scarto della Storia, che non è una cosa che si vede ogni giorno; tale fu – per esempio – il ’68).

    Scrivevo allora:

    «Ecco tre possibili scenari in ordine di probabilità decrescente:

    a) soluzione italiota di compromesso, con Berlusconi che passa il timone a Giulio Tremonti (o, Dio non voglia, a Gianni Letta);

    b) trionfo del blocco sociale conservatore che da tempo opera per il disarcionamento di Berlusconi;

    c) permanenza di Berlusconi al governo.

    Queste sono le soluzioni prevedibili nel breve periodo. Però, in assenza di scarti della Storia, come vedremo, quando la soluzione b) non si affermasse in prima battuta, le soluzioni a) e c) sono comunque destinate a convergere nella soluzione b).»

    (Si veda: http://www.testitrahus.it/Berlusconeide.htm )

    In conclusione, prendiamo atto del fatto che, proiettato su Milano e Napoli, si è affermato lo scenario b). Non mi azzardo a parlare di Napoli, città che amo ma che non conosco abbastanza bene. Per quanto riguarda Milano, invece: certo, vince il blocco conservatore (per la cui definizione rimando all’articolo sopra citato), ma la vittoria della Moratti non ci avrebbe comunque dato granché da sperare. Era una donna in carriera, con un passato esoterico (v. Muccioli) e con un futuro, rappresentato dal Piano di governo del territorio, che ci dava motivo di preoccupazione.

    E in Italia?

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  4. 4

    angelo

    E' il trionfo e la sconfitta nello stesso tempo del far politica per bande, alla faccia dei cittadini che hanno mostrato di voler cambiare, ma che non hanno chiaro cosa cambiare. Le vittime sono i cittadini, è palese, chiunque avesse vinto. Comunque, per quanto riguarda il primo commento, non è la prima volta che CL viene messa in mezzo: vi ricordate a Bergamo la vittoria di Bruni contro Veneziani?

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  5. 5

    Claudio

    Ritengo che i mezzi di comunicazione siano stati per anni il miglior supporto alla "visibilità" di chiunque, in special modo di un politico che si voglia candidare alle elezioni. Sono altresì convinto, e credo sia sotto gli occhi di tutti, che dall'avvento delle cosiddette "radio libere" molto dei successi personali sia passato dalle radio e dalle tv.

    Ora, però, credo sia arrivato anche il tempo della maturazione del cittadino utente e che il mezzo televisivo sia diventato non più solo un mezzo di valorizzazione o peggio di imbonimento tout court ma che sia diventato un mezzo di valutazione critica di ciò che viene detto o propinato agli ormai scaltri ascoltatori.

    Non valgono più i proclami o le liti all'ultimo sangue senza contenuti utili per i cittadini ma solo a chi strilla. Ora valgono i contenuti e, meglio, la sobrietà del modo in cui vengono proposti: la politica di qualsiasi colore ormai dal dopoguerra ha promesso tanto e non ha mai mantenuto…Questo gli elettori adesso lo sanno e quindi non credono più alle visite preelettorali ai mercati od ai quartieri o meglio ai balli un po' sgangherati con gente "abbracciata" visibilmente per forza.

    Si vuole ormai una vera svolta e si cerca qualcuno che sappia proporsi con sincerità e che ammetta pure le difficoltà a cui va incontro: serve un uomo che dia la dimostrazione di pensare finalmente prima alla "res publica" e poi, semmai, se avanza il tempo, alla "res privata".

    Purtroppo è anche vero che anni e anni di tecnopolitica hanno selezionato politici professionisti che queste cose ideali ormai, loro malgrado, non sono più in grado di farle, obnubilati da anni ed anni di professione e di corsi avanzati di comunicazione.

    Credo, ma non sono un esperto, che la lettura di questo voto sia riferibile proprio alla stanchezza dei cittadini di pagare il costo di un apparato in cui non traspare sensibilità ed empatia ma solo fredda determinazione utilitaristica.

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  6. 6

    Giovanni

    Era il momento di cambiare e finalmente qualcosa è successo. Evviva il buon senso, non ci voleva molto, con il quale finalmente si cerca di dare un cambiamento politico a questo paese. Beninteso non credo, come invece qualcuno aveva creduto, che ci sia chi fa miracoli in politica. Ma non si poteva più, ed è stato fatto fino all'ultimo di questa campagna elettorale, lasciarsi prendere in giro da chi ha predicato per anni ma razzolato solo per i propri interessi; non ricordo una, che fosse una, legge che abbia portato a stimolare l'economia e con essa il lavoro, che invece si continua a perdere. Con i tagli non si va molto lontano; è vero che bisogna far quadrare i conti ma un po' di investimento per riattivare l'economia ci vuole, perché così si porta lavoro, che poi riporta i consumi. Altrimenti bisognerebbe riscrivere le basi dello sviluppo economico. Oggi agli Ospedali Riuniti si sono presentati in 1610 persone per 26 posti (di cui qualcuno destinato ai figli di personale delle forze armate etc.). Questa è la drammatica situazione del momento. E, quindi, avanti tutta a chi perlomeno cerca di dedicare tutto il suo tempo al suo mandato e non a spassarsela tra festini e scandali vari, per poi dedicare altro tempo a come difendersi per le fesserie e furbate di tornaconto commesse.

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  7. 7

    Kamella Scemì

    Ancora una volta faccio i complimenti a Claudio, ma anche a Giovanni: c'è un profilo del voto che è stato ampiamente sottostimato, specie in trasmissioni come quella di Vespa (personaggio legato al potere in quanto tale), e cioè il significato antipartitico che se ne deve trarre. Hanno vinto coloro che si sono presentati senza tanti infingimenti, almeno apparenti, e senza grandi budgets finanziari. La situazione si è fatta ancor più "pre-rivoluzionaria", se me lo si consente. E come tale ancor più pericolosa. Basta ormai non molto per attizzare l'incendio.

    Chi ha responsabilità ne tenga conto.

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  8. 8

    Karl Heinz Treetball

    In fondo Pisapia ha vinto le elezioni mediante una maggior partecipazione della gente rispetto a quella degli apparati partitici, rapinatori di deleghe in bianco. Questo fatto è molto significativo. Non dimentichiamo poi, però, che il neo-sindaco appartiene a quell'alta borghesia milanese legata agli affari, come Boeri. Potrebbe semplicemente cambiare parzialmente il nome degli affaristi e l'entità dei loro interessi…

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  9. 9

    cosimo

    Si profila una fase nuova per la politica italiana? Il voto amministrativo 2011 sembra offrire questa indicazione e questo senso a segnali, sempre più forti, che si vanno delineando già da qualche mese, aprendo di fatto il cantiere della "ristrutturazione" di partiti e alleanze. E questo sarà certamente un bene.

    Quella che qualcuno un po' frettolosamente ha definito "la primavera elettorale" (il richiamo alle rivolte nordafricane è evidente) ha insomma prodotto frutti strani, attraenti e complicati.

    I ballottaggi hanno reso più nitido un dato emerso sin dal primo turno, che ci interessa da vicino, di là dalla clamorosa bastonata inferta al PDL e al suo leader: la Lega Nord, partito/movimento popolare per eccellenza, teoricamente "meno partito" degli altri, non beneficia delle battute d’arresto del Pdl e perde a sua volta posizioni di rilievo (come a Novara) o scommesse forti (come quelle competitive "con tutti" – alleati nazionali compresi – lanciate in Lombardia).

    Dall'altra parte i leader dell’opposizione ridono e sorridono, ma la loro soddisfazione e il loro ottimismo sono più di facciata che di sostanza. Il Pd, pur essendo la principale forza di alternativa partitica, si ritrova con un "ruolo scudiero" proprio nelle due piazze simbolo di quest’elezione – Milano e Napoli – ed è rimasto lontano dai massimi storici di consenso giusto quanto basta perché si sia fatto spazio per l’insediarsi (diseguale tra nord e sud, ma a tratti prorompente) di proposte alternative più radicali della sua.

    L'elenco va dagli alleati ­competitori dell’Idv, altro partito "personale", se non "familiare" (con Napoli fiore all’occhiello, ma De Magistris non sembra essere supino agli ordini di Di Pietro e famiglia), alla nuova sinistra vendoliana (Milano per trofeo. Ma Vendola cosa c'entra? Non è governatore della problematica Puglia? Il suo comizio in Piazza Duomo è parso quanto meno fuori luogo), dalla storica sinistra antagonista e neocomunista (qua e là rediviva) ai non irregimentabili attirati dalle Cinquestelle care a Beppe Grillo (Bologna e il centronord come luoghi di presa).

    Il Nuovo polo di centro (Udc, Api) e destra (Fli), invece e per giunta, hanno dimostrato il loro ruolo marginale nel consenso popolare, quasi residuati del partitismo e avanguardie della sua messa in discussione, pur se avvantaggiati dall'essersi presentati da forza d’opposizione e, dunque, 'contro' il centrodestra di Berlusconi. Quasi mai, infatti (eccezione eclatante Macerata), hanno partecipato alle vittorie come decisivo partner di governo.

    C’è molta polemica, come si intuisce, nel quadro delineato dagli elettori (e lo sottolinea anche l’ulteriore impennata delle astensioni tra primo e secondo turno). Polemica con chi governa il Paese, in qualche caso con chi aveva governato Comuni e Province, ma anche con chi aveva governato in precedenza (Prodi e compagnia). Con tutti – a ben vedere –, con l’attuale assetto politico.

    Dice il dr Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: "C’è da augurarsi, ora, che non ci sia polemica da parte di nessuno con l’Italia che s’è espressa nel voto e con le sue attese vere e urgenti, ma si mettano in campo ascolto serio e risposte all’altezza. E questo su due piani. Il primo è quello cittadino: nell’azione dei nuovi amministratori sulle città 'conquistate' non si sviluppi, cioè, anche una spinta a farle teatro di sperimentazioni e forzature ideologiche (su famiglia e welfare, prima di tutto) invece che luogo di pratiche amministrative buone, perché utili ed esemplari (come a Parma, tanto per fare un esempio non casuale). Il secondo piano è quello nazionale: ogni schieramento ha molti e gravi motivi per far tesoro della pesante parola detta dai votanti (e dagli astenuti). Il centrodestra, in maggioranza in Parlamento, non cerchi specchi compiacenti per credersi ancora maggioranza nel Paese e, secondo i liberi impegni assunti, lavori con urgenza alle riforme a lungo promesse e non più rinviabili, a cominciare da quella fiscale.

    Le diverse opposizioni, invece, fatta la festa, non si regalino un autoinganno: nulla è già fatto nella costruzione di alternative all’oggi vincenti e largamente convincenti. E nulla è scontato quanto a soggetti in campo e scelte di schieramento. Chi dovesse pensare il contrario, avrebbe cominciato – pur riuscendo, ora, a prevalere – a ripetere errori già fatti e a preparare sconfitte 'a orologeria' già vissute dai governi caduti nel 1998 e nel 2007. Se è davvero una fase nuova quella che si profila, lo capiremo anche da qui". Sottoscrivo quasi in toto. Ma non solo: tutti cerchino di rendere effettiva la possibilità di accesso, partecipazione e controllo da parte dei cittadini, rivedendo strutture che sempre meno sembrano luogo di elaborazione di pensiero volto al bene comune e sempre più gruppi di potere serventi all'arricchimento personale e di gruppo, spesso familistico.

    Rendiamo trasparenti, tanto per cominciare, i veri bilanci, le vere spese di queste strutture… e le situazioni, quasi sempre poco chiare, che ne conseguono a danno delle istituzioni pubbliche.

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  10. 10

    PAOLA

    Claudio, non ti conosco, ma condivido tutto. Sei un grande!!!!!! Speriamo che leggano in tanti il tuo commento, che è un vero articolo, come è uso in questo giornale, e soprattutto riflettano!!!!!!!???????? (Ma il problema è costituito proprio dalla capacità di e dall'abitudine alla riflessione da parte della nostra gente. E' quel che afferma Claudio, sperando che il lungo periodo di obnubilamento sia nella sua fase terminale, di fronte ai terribili problemi che si pongono – nota di Bergamo.info).

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  11. 11

    Bergamo.info

    Al Berlusca resta tanta ironia:

    «Allora. Ho fatto una riunione, volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimanderemo….».

    Speriamo torni a fare l'animatore a tempo pieno.

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  12. 12

    prode anselmo

    Faccio i complimenti a questo giornale, che leggo sempre volentieri, quasi sempre nelle ore per voi già notturne. Oggi faccio un'eccezione, mentre mi prendo un'italianpizza come rapido pranzo.

    Con numerosi articoli (Aristide for president, la posizione del giornale, e molti altri) e i commenti dei vostri collaboratori (è evidente che alcuni lo sono), avete messo in luce chiarissima quel che adesso è lampante per tutti: la profondissima crisi dei partiti italiani, la probabile e prossima disperata lotta dei cittadini per liberarsi dalle mafie che adulterano il potere. Riguardo ai risultati elettorali, negli Stati Uniti i media pongono in risalto soltanto la dabbenaggine degli italiani, che solo ora cominciano a dimostrare di volersi liberare dal dominio di una macchietta come il nostro Silvio. Un saluto dagli Stati Uniti, New York City.

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  13. 13

    Kamella Scemì

    Non restano solo ingiurie dopo la campagna elettorale : quelle grandi e abusate parole da imparare di nuovo

    In questa campagna elettorale appena conclusa sono volate parole grosse. Non intendo quelle spesso grevi o ingiuriose, o quelle teatrali che finiscono quasi sempre con l’addobbare per così dire le campagne politiche nel nostro Paese (e non solo nel nostro). Ma quelle che inevitabilmente mischiano il loro splendore al sudore e spesso al fango delle diatribe elettorali: "libertà" o "felicità" o "giustizia". Parole chiave dell’esperienza umana usate inevitabilmente nell’agone politico, perché la politica non avrebbe senso senza fare riferimento a quello che tali parole indicano. Ma parole che oggi, dopo che sono state usate, è come se restassero in aria, sui vincitori e sui vinti, non solo come promesse da mantenere ma come parole da comprendere di nuovo. Perché si è trattata di una contesa politica. Ma è stata soprattutto una contesa culturale intorno al senso di alcune parole. Parole chiave, parole che se usate come slogan e come retorica finiscono con il non saper di nulla, ma che se sono usate con un briciolo di coscienza (anche solo un briciolo) sono di fuoco, bruciano nel sangue e nella mente. Sono le parole più umane, necessarie alla nostra vita. Le parole respiro. Le parole pane.

    E dunque nel nostro Paese queste parole agitate nelle scorse settimane chiedono di nuovo a tutti di essere riconosciute. Perché non è detto che chi parla di libertà sappia che cosa dice. E non è detto che chi parla di giustizia sappia che cosa sta dicendo. E chi parla di felicità forse non sa che cosa sta azzardando. Soprattutto non è detto che sia la politica l’ambito in cui tali parole si realizzano pienamente o trovano i motivi adeguati per essere perseguite come ideale. La politica non è tutto, anche se si mette a parlar di tutto. Vogliamo dare credito che coloro – vincitori e vinti – che hanno agitato certe parole lo abbiano fatto senza la suprema incoscienza di volerle sciupare, di usarle per pura retorica. Che le abbiano usate con onore.

    Dunque ora si prenda atto che in Italia non c’è solo un grande scontro politico in corso. Si veda che non c’è solo un grande scontro di potere. Ma è in atto una vera grande questione culturale. Una vera emergenza che riguarda certe parole e il loro reale significato. C’è una contesa che non riguarda solo questa o quella poltrona, ma il senso da riconoscere a certe parole. Presumere di combattere una battaglia politica come se non esistesse una battaglia culturale è forse l’errore peggiore di chi esce sconfitto da questa tornata. Molte cose costruiscono una sconfitta. Ma certo una è l’avere opposto slogan vecchi al senso di certe parole (come giustizia, politica, condivisione) che la cultura post-sessantottina ha visto con entusiasmo incarnarsi in certe figure, persuadendone la maggioranza.

    Il consenso o il dissenso in politica nasce soprattutto dal riconoscimento di certe parole chiave. E dalla verifica di quanto chi le usa poi le incarna oppure ne fa un uso retorico. Da anni in Italia la politica, come in tutte le grandi democrazie (è bene ricordarlo), si gioca intorno al senso e alla verifica di alcune parole che non nascono nell’azione politica, ma nel cuore della vita. Parole strattonate, stracciate, di cui si è abusato o che sono state impiegate come clava contro gli avversari.

    Eppure, anche se sono apparentemente deboli, la cosa più debole che abbiamo addosso, le parole hanno una speciale forza. E per quanto vilipese o abusate le grandi parole conservano il loro fulgore. Non si fanno totalmente possedere dal gioco politico. Resistono nella loro radiante forza. E chiedono di essere imparate di nuovo.

    Davide Rondoni da http://www.avvenire.it

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  14. 14

    Tina

    Vendola voleva mettere il cappello sulla vittoria a Milano della sua parte e aveva parlato alla folla chiedendo subito «elezioni anticipate, perchè finisca un incubo, perché finisca la pornografia al potere con una bocciatura senza appello. È stato un terremoto politico – ha detto – che chiude un ciclo durato un quindicennio. L'Italia migliore si è riappropriata della propria storia civica».

    Non mi è dispiaciuta la risposta fredda del neo-sindaco: «A Milano si è vinto perché abbiamo parlato dei problemi di Milano. A Nichi Vendola voglio bene. Ma quando va in una città che non conosce dovrebbe ascoltare più che parlare».

    In Puglia, fra l'altro, il Vendola da oggi, e a valere su tutto il periodo di imposta 2011, aumenta l’addizionale regionale sull’Irpef. La manovra fiscale serve a colmare la parte non coperta del disavanzo sanitario maturato nel 2010, cioè sotto la sua gestione….

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  15. 15

    Aristide

    PISAPIA E LA C.D. “SOCIETÀ CIVILE”

    Anche a me è piaciuta, e parecchio, la risposta servita a Vendola del neo sindaco di Milano. C’è in lui un aplomb, un tratto di signorilità, un ‘understatement’ che inutilmente cercheresti in certi politici che si accreditano come “territoriali” e che come tali razzolano nel territorio di Bergamo, giusto per parlare di cose che (purtroppo) conosciamo bene. A costoro piace mostrarsi ben provvisti di “palle”, anzi quella delle palle è una loro fissazione. Non conoscono l’arte dell’understatement che – non dimentichiamolo – è innanzi tutto una figura retorica. Un’ottima figura retorica, che in gr. si dice ταπείνωσις, in lat. ‘deminutio’.

    Per onestà, cultura e intelligenza delle cose sicuramente Pisapia è all’altezza della carica di sindaco di Milano. Il guaio di Pisapia non è il Leoncavallo, del quale avrebbe il fiato sul collo, com’è stato detto. L’avergli rimproverato il Leoncavallo fu un errore, e non lo dico adesso. L’ho scritto anche su Bergamo Info, prima dell’esito stabilito dal ballottaggio: il vero problema di Pisapia è la borghesia, anzi la non-borghesia milanese. Avete notato? Spesso insieme a Pisapia vediamo Vecchioni, e fin qui niente di male. Il fatto è però che vediamo Pisapia, quindi vediamo Vecchioni, ma infine dobbiamo anche ascoltare Daria Colombo, la moglie alla quale Vecchioni si è sentito in dovere di dedicare la vittoria al festival di Sanremo: donna “determinata” e «antesignana dei girotondi milanesi» come scrive Concita de Gregorio (v. http://www.repubblica.it/online/politica/girotond… ), nonché delle “girandole”, sempre milanesi, che sarebbero dei girotondi al femminile. Dunque, semplificando, il pericolo è che Pisapia sia soverchiato dalla borghesia dei salotti milanesi. Non parlo soltanto di Daria Colombo, che ho nominato per il suo valore simbolico: parlo della famigerata “società civile” che potrebbe alzare la cresta ascrivendo a sé lo stesso Pisapia che, vivaddio, ha avuto il buon gusto di non nascondersi dietro la foglia di fico di quell’espressione doppiamente infausta: sul piano linguistico, ma soprattutto come espressione di un blocco sociale.

    Naturalmente, proprio perché Pisapia possiede quelle doti di onestà, cultura e intelligenza che si dicevano, speriamo che sappia scrollarsi di dosso la scimmia della non-borghesia milanese: perché – parlando seriamente e trascurando Daria Colombo e le vetero-femministe che sperano di trovare in Pisapia l’occasione di esprimere il loro ultimo desiderio – il fatto è che la non-borghesia milanese è la proiezione simbolica dei poteri forti incarnati in Carlo de Benedetti, il quale è tutt’altro che un simbolo.

    (L’impiego della locuzione “non-borghesia milanese” ci porterebbe un po’ in là nel discorso. Torneremo sull’argomento, se si presenterà l’occasione.)

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  16. 16

    cosimo

    I ballottaggi che si sono tenuti domenica e lunedì hanno fatto registrare un deciso calo — circa l’otto per cento — dell’affluenza, a eccezione di Milano, dove l’afflusso alle urne è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al primo turno. Questo, secondo me, è un dato molto significativo per due aspetti: da un lato evidenzia il crescente e preoccupante rifiuto a recarsi alle urne, quasi fosse una perdita di tempo o una presa in giro per il cittadino, un evento che attira soprattutto chi ha interessi specifici, diretti o indiretti, e non il cittadino comune. Dall'altro lato segnala che a Milano chi si era rifiutato prima si è rifiutato anche dopo, nonostante le fortissime spinte contrarie, da cui si deve dedurre che i partiti rappresentano sempre meno la società.

    Infatti, in queste ore la parola d'ordine è: riflessione. Si riflette oltre che, come di consueto, sulle ripercussioni che il responso delle urne può avere sul Governo nazionale, soprattutto sugli errori compiuti e sulle strategie future dei diversi schieramenti in base ai primi esami dei flussi elettorali.

    Nonostante la vittoria, anche nel centrosinistra il risultato del voto suscita riflessioni con le quali ci si sta già confrontando. Il Partito democratico (Pd) rivendica la vittoria, frutto della disponibilità di mettersi al servizio della causa del centrosinistra, dimostrata dall’appoggio dato a candidati che in qualche caso erano stati avversari al primo turno.

    La componente più radicale dello schieramento rivendica invece il merito, oltre di aver espresso i due candidati vincitori a Milano e Napoli, di aver saputo raccogliere il malcontento di ampi strati dell’elettorato, almeno quelli più vicini alle istanze della sinistra.

    Nel centrodestra, invece, la riflessione pare dirigersi verso i rapporti fra PDL e Lega Nord, ma, sotto sotto, si ragiona sul perché i propri tradizionali elettori abbiano disertato le urne.

    Rifondazionedei partiti? Si è aperto il dibattito su quale sarà la strada da seguire nel prossimo futuro. Staremo a vedere.

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  17. 17

    ruperto

    Il pensiero di Aristide mi sembra coincida, almeno in parte e per una certa parte, con quello di Beppe Grillo. La vittoria del prof. Giuliano Pisapia non sarebbe, per il comico/politico genovese (a questo punto la politica, ridotta com'è, ha già travalicato il limite del ridicolo), un risultato per cui esultare. Lo dice chiaramente nel suo blog: questa è l'Italia di Pisapippa, afferma, paragonando l'avvocato milanese al protagonista del film «The Truman Show», un personaggio che mi pare fosse stato condannato a vivere sulla scena di qualcosa di simile al "Grande Fratello" (ma Aristide ce lo spiegherà meglio). Anche per Grillo chi ha vinto veramente è in realtà «il Sistema», come dice lui.

    «Il Sistema è quello che ti fa scendere in piazza perché hai vinto tu, ma alla fine vince sempre lui. Che trasforma gli elettori in tifosi contenti che finalmente ha vinto la sinistra o, alternativamente, ha vinto la destra. Qualcuno ha detto al Pdmenoelle che "È facile vincere con i candidati degli altri". Già, ma chi sono gli altri?. Pisapia, avvocato di De Benedetti, tessera pdmenoelle numero UNO (che ha per l'ingegnere svizzero gli stessi effetti taumaturgici della mitica monetina di Zio Paperone), Fassino deputato a Roma e sindaco a Torino che vuole la militarizzazione della val di Susa, Vendola che costruisce inceneritori insieme alla Marcegaglia, destina 120 milioni di euro di denaro pubblico della Regione Puglia alla fondazione San Raffaele di Don Verzé, padre spirituale di Berlusconi e mantiene privata la gestione dell'acqua? Il Sistema ha liquidato Berlusconi e deve presentare nuove facce per non essere travolto. Se sono vecchie, le fa passare per nuove. Se sono nuove le fagocita con la tessera di partito e ruoli di rappresentanza».

    Precisa, poi, Grillo (e questo è interessante, anche perché parzialmente contraddittorio): «Se Pisapia fermerà almeno la costruzione mostruosa dell'Expo 2015 insieme a quella di City Life, chiuderà gli inceneritori, taglierà del 75% gli stipendi dei consiglieri comunali, mi ricrederò. Pensate che lo farà? A leggere i giornali sembra che il Movimento 5 Stelle sia stato cancellato dalla politica, spazzato via dal nuovo che avanza. Ha vinto il Pdmenoelle, lo stesso che ha garantito per 18 anni a Berlusconi "una vita che non è mai tardi", che ha permesso lo Scudo Fiscale, votato l'indulto, che non ha reso possibile l'accorpamento tra elezioni amministrative e referendum (bastava un solo voto, ma erano assenti 10 pdmenoellini, tra cui Fassino, e 2 Idv, pensate che sia un caso?), che ha regalato tre frequenze nazionali pubbliche a Berlusconi chiedendo in cambio solo l'uno per cento del fatturato, che non ha fatto la legge sul conflitto di interessi quando era al governo e neppure ha modificato la legge porcata di Calderoli».

    Cosa mi dite di questo pasticcio poco decifrabile? Ragioni e assurdità sono mescolate in modo inestricabile, mi sembra! E questo sarebbe il nuovo che avanza? La vedo fosca, molto fosca.

    Reply
  18. 18

    ruperto

    Sono interessanti anche i commenti all'intervento di Grillo, interessanti nel senso che a me fanno cadere le braccia. Molti accusano Grillo e i grillini di qualunquismo: ma anche il qualunquismo (che con Grillo non ha nulla a che spartire), basato su un preteso buon senso, è in ogni caso cosa da ponderare con attenzione, non una buffonata. Paolo Cincillà, intervenendo sul sito ed esprimendo meglio di altri il contenuto, sentenzia al riguardo: «Caro Grillo, criticare è giusto e sacrosanto, ma qualche volta bisogna anche confrontarsi con la realtà e proporre alternative percorribili, mettersi in gioco e rischiare la propria verginità». Come se il qualunquismo fosse avulso dalla realtà e, peggio ancora, avesse a che vedere con la verginità, sia pure intellettuale: i limiti del qualunquismo sono ben altri, e, se si vuole, sono generati proprio dall'incapacità di pensiero critico da parte del qualunquista!. Raffaele Cirillo, dicendo quel che moltissimi vanno ripetendo, fa invece notare che «ha vinto colui che è stato scelto e votato dal maggior numero di cittadini milanesi. Il sistema, che lei Beppe Grillo lo voglia scrivere con la maiuscola o la minuscola, è questo: i cittadini votano ed eleggono il proprio sindaco». E così questo signore, e con lui moltissimi altri, non ha capito nemmeno lontanamente il pur assurdo paradosso di Grillo e, con esso, la parte di verità che contiene.

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  19. 19

    Franco

    Condivido con chi sostiene che "Non sono mancati i voti della Lega Nord, come in modo poco corretto ha cercato di raccontare il siculo Larussa, mentre certamente sono mancati i voti di Comunione e Liberazione. "

    Non vorrei che il dopo Berlusca fosse Formigoni …

    Rischieremmo di passare da un bunga bunga ad un'altro.

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  20. 20

    Franco

    LA NOMINA DI ALFANO – Silvio Berlusconi, assieme allo stesso Guardasigilli che oggi è stato indicato dall'ufficio di presidenza segretario politico nazionale del partito, ha poi parlato della riorganizzazione del Pdl. «Ad Angelino Alfano è stato assegnato un ruolo importante», ha detto aggiungendo che con la sua nomina «tutti sono convinti» che è superata la formula del 70-30%. «Oggi è stata dimenticata questa formula», ha detto Berlusconi spiegando che tutti avranno pari dignità politica. Leggendo il dispositivo approvato, il premier ha poi spiegato che «il segretario politico nazionale è l'organo esecutivo del Pdl». L'ha deciso Lui.

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  21. 21

    Franco

    AD UN PASSO DALLA DITTATURA.

    Queste le parole di Silvio:

    "Una delle cause per cui il centrodestra ha perso le elezioni e' stata la serie di trasmissioni tv della Rai come 'Annozero', .. "trasmissioni micidiali che hanno dato una visione distorta della 'realta' di Milano e delle citta' in cui si votava …. ci impegneremo in Parlamento affinche' questo non possa piu' accadere".

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  22. 22

    Bergamo.info

    LO STATO BEN GOVERNATO di Gianfranco Ravasi, da Il Mattutino, http://www.avvenire.it

    “Si deve porre l’interesse dello Stato sopra quelli personali. Solo così lo Stato è ben governato. Non si devono cercare pretesti per violare l’equità, né tentare sopraffazioni contro il bene comune. Uno Stato ben governato è il più grande baluardo perché, se esso è salvo, tutto si salva e se lo Stato perisce, tutto perisce”. Queste parole – pensate un po’ – le scriveva nel V secolo a. C. un sapiente greco, Democrito di Abdera, e noi possiamo farle risuonare intatte nella loro forza ancor oggi, in questa giornata che è la festa nazionale italiana. Con sconforto si deve riconoscere che passano i secoli ma la cattiva erba della corruzione, del malgoverno, dell’ingiustizia resiste a tutti i diserbanti, anzi riesce sempre a prosperare. Proviamo un po’ a estrarre un paio di moniti da queste righe antiche. Il primo è fondamentale e riguarda il prevalere dell’interesse pubblico rispetto a quello privato. Per non pochi politici questa è una barzelletta, tanto l’arraffare per sé è divenuto una regola che si abbraccia subito, appena si è al potere. L’ammonimento di Democrito, però, deve valere per tutti: quando ci si comporta sprezzantemente con gli altri, quando si inquina, quando si sporcano i luoghi pubblici, già si è schierati contro questo principio, anche se si è semplici cittadini. L’altra osservazione riguarda, invece, lo «Stato ben governato», principio di stabilità e sicurezza: «Se è salvo lo Stato, tutto si salva», dice Democrito. E qui scatta la responsabilità civica comune e la distribuzione dei compiti, senza la brama della prevaricazione o il trionfo dell’incompetenza. Illuminante a questo proposito è un paragone de “I miei ricordi”, opera postuma (1867) di Massimo d’Azeglio: «Se le navi vanno generalmente meglio degli Stati, ciò accade per la sola ragione che in esse ognuno accetta la parte che gli compete, mentre negli Stati, generalmente, meno se ne sa, e più si ha smania di comandare». Per finire, una battuta dell’imperatore Carlo V: «La ragion di Stato non deve opporsi allo stato della ragione!».

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  23. 23

    farkas

    Lasciamo stare le considerazioni ovvie relativamente al flop fattualmente berlusconiano; cosa altro poteva accadere ? siamo allo sbando in economia,siamo allo sbando nella Giustizia,siamo allo sbando nel Fisco, siamo allo sbando nella Dignità nazionale, parliamo di escort e di intercettazioni: entrambi sono argomenti riflettenti il nulla infatti il problema delle "signorine" è assolutamente ininfluente nella valutazione in sè salvo oltre a non essere un argomento politico; quanto alle intercettazioni solamente i falsi sciocchi pensano che possano/debbano mantenere un valore giuridico di prova stante che sono TECNICAMENTE manipolabili.

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  24. 24

    Giuli

    Propongo di innalzare a sistema il La Qualunquismo, sottile forma di gestione del potere sublimata dal prezioso personaggio politico Cetto La Qualunque.

    Diamo una chance anche a lui, permettiamo ai pregiudicati di continuare a tirare a campare e ad esprimere il proprio sentimento politico, di farsi i beatissimi ….. propri.

    Trucchiamo le elezioni tanto chi lo farà mai il riconteggio, buttiamo fuori dalle istituzioni e dai partito chi non si uniforma ed esprime un'opinione propria, anche piccola.

    Promettiamo nuovi posti di lavoro agli amici, ai figli degli amici, alle mogli, nipoti e cognate.

    Diamoci da fare perchè finalmente le università trabocchino di raccomandati inetti alla ricerca ed all'insegnamento, tutte cose secondarie ed inutili, scommettiamo su tutto ciò che possiamo e siccome il fato è baro allora bariamo anche noi.

    Voi direte, ma cosa dici, Albanese ha solamente ideato un personaggio, un piccolo intrallazzatore di paese che ci fa molto sorridere, un'iperbole sociale.

    E invece no, cari i miei signori questa è esattamente la fotografia dell'Italia e siccome a chiunque dica qualcosa di non allineato si trova sempre il secondo fine, nulla cambierà!

    Non c'è nessuno che nonostante le differenze storico-sociali dei due periodi riesce a vedere le analogie con il periodo pre-ventennio?

    Sono diventata pessimista ma credo che sia difficile darmi torto.

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  25. 25

    ruperto

    Quello di Cetto La Qualunque, però, così come ben delineato da Giuli, non è affatto "qualunquismo" civile, con riferimento a quel movimento che si era manifestato subito dopo la seconda guerra mondiale, ma è l'accettazione di qualunque comportamento oggi praticato nei luoghi del potere, prescindendo da ogni valutazione normativa ed etica.

    Ha ragione Giuli nel dire che questa è la vera immagine del potere quale oggi si presenta, straccione, vile e ladro, è l'immagine del qualunquismo morale che crea lo sfaldamento della società e, prima o poi, la terribile ribellione dei cittadini. E' già avvenuto innumerevoli volte, anche peggio che nel pre-ventennio.

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  26. 26

    amedeo il savoiardo

    Il responsabile di Comunione e Liberazione per Bergamo, Michele Campiotti, ha spiegato in una lettera al direttore di Bergamo news che l'unico scopo del movimento è l'educazione a una fede (cristiana, supponiamo) adulta e matura. CL non si occuperebbe e mai si sarebbe occupata di economia e politica e, soprattutto, di spartizione di poteri, come invece sosterrebbero "erroneamente" le persone citate nell’articolo di Bergamo news.

    "CL è un movimento ecclesiale il cui scopo è unicamente l’educazione ad una fede adulta e matura dei suoi aderenti, che sono liberi e personalmente responsabili − come ogni cittadino italiano − di dare il loro contributo (magari ben coordinato – n.d.r.) al bene comune. Tutto il resto non ci riguarda.

    Evidentemente, chi ci accusa gettando fango sul movimento è in malafede oppure è male informato: in questo secondo caso, i nostri momenti di catechesi e di educazione alla fede sono pubblici e il modo migliore per verificare la natura del nostro movimento è venire a incontrarci". D'accordo. Sta bene. Ma la Compagnia delle Opere, che non è in odore di santità, allora cos'è? A cosa serve?

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  27. 27

    Gabriel

    CL e la Compagnia delle Opere sono una complessiva organizzazione che raccoglie oltre 34mila imprese con un fatturato di 70 miliardi di euro e che ha uno stile tutto particolare di aggregare i suoi componenti. Ci sono due espressioni che usano spesso i ciellini: "l’amicizia operativa" (ma come si può definire operativa un'amicizia?) e la "sussidiarietà orizzontale".

    Il significato pratico delle due espressioni consiste in una proposta integrata in un campo senza proposte – come ha spiegato l'amico Pinotti, illustrando il suo libro "La lobby di Dio" –. Opera con le stesse caratteristiche della massoneria, nella solidarietà totale. Le persone non vengono mai abbandonate: CL accoglie chiunque per poi tenerla occupata totalmente, dall'asilo al mondo del lavoro, passando per la famiglia e la salute, con strutture che gestisce direttamente. Con questa rete di relazioni è riuscita a costruire un sistema incredibile di potere, una lobby che elimina qualsiasi ascensore sociale, che è trasversale ai partiti politici (tutti hanno, anche a Bergamo, anche in Parlamento, qualche esponente di punta ciellino) e che non ha nulla a che fare con i principi evangelici”.

    Roberto Trussardi ha così ricostruito la presenza ciellina a Bergamo: “Bergamo è una delle capitali di CL e della Compagnia delle Opere. La mappa di CL comprende il monopolio dell’informazione con la Sesaab che controlla L’Eco di Bergamo, BergamoTv e Radio Alta, della sanità con il direttore degli Ospedali Riuniti. Ciò che però emerge è un continuo e sempre più stretto legame tra Lega e CL. L’ultima dimostrazione è avvenuta con il rinnovo del consiglio di amministrazione di Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto di Bergamo, dove è stato imposto come amministratore delegato Andrea Mentasti, un leghista di Varese, e come presidente l’imprenditore 'amico' Miro Radici. Lo stesso Radici è a capo della Fondazione che gestisce la casa di riposo in via Gleno, la seconda struttura più grande in Lombardia con 400 ospiti. L’anno scorso, poi, la Compagnia delle Opere si è battuta per avere seggi importanti e determinanti in Camera di Commercio, che ha ottenuto”.

    C’è da chiedersi che cosa direbbe oggi don Luigi Giussani della sua Comunione e Liberazione. Di certo non avrebbe mai creduto che il suo movimento diventasse una rete di potere che di solidaristico ha ben poco o nulla.

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  28. 28

    Maria Lucrezia

    Il vento di novità che sembra comunque soffiare, prescindendo dagli scompigli che potrebbe portare, magari anche vantaggiosi, e magari no, richiama alla mia ormai stanca memoria di novantunenne, che deve chiedere aiuto ai nipoti per scrivere, il ricordo di una scelta dei cattolici per la democrazia, alla fine della seconda guerra mondiale, scelta che si espresse per la prima volta con la partecipazione delle donne alla consultazione referendaria così come a quella elettorale che indicò i membri della Costituente. Fu, allora, una mobilitazione senza precedenti, preparata attraverso le "missioni religioso-sociali", l’ "aratura cristiana" delle realtà urbane e rurali delle diocesi, per portare in tutti gli ambienti, in tutti i ceti sociali, una parola chiara sulle fondamentali verità ed esigenze della vita spirituale e materiale. Alla luce di questa eredità, dobbiamo oggi interrogarci sulla "presenza" di un cattolicesimo sociale e politico che avrà necessariamente forme inedite e diverse da quelle del percorso richiamato, ma che avrà sempre come obiettivo l’affermazione di un ethos condiviso nel tempo nuovo che ci sta davanti, possibilmente ancora di matrice cristiana.

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  29. 29

    volandro

    L’irruzione ieri verso mezzogiorno, alla chiesa di San Giuseppe Calasanzio di via don Gnocchi a San Siro, durante la messa officiata dal vescovo ausiliare Mons. Marco Ferrari, dal parroco padre Alberto e da don Vittorio De Paoli per l’ultima giornata di esposizione dell’immagine (statua) della Madonna pellegrina di Fatima. Oggetto della contestazione, la posizione di padre Alberto, il quale avrebbe definito l’omosessualità una malattia, curabile con il sostegno di uno psicologo. Gli autonomi hanno sfoggiato lo striscione «Padre Alberto, curati tu» e urlato «fuori i preti» e «chiudete le chiese». «Il vescovo ha smesso di celebrare la messa, un giovanissimo parrocchiano è svenuto per la paura – racconta ora don Vittorio – poi i fedeli hanno reagito, sono volati insulti e qualche spintone. I ragazzi, una ventina circa, sono usciti e qualche parrocchiano ha urlato che si sentivano forti perché Giuliano Pisapia aveva vinto le elezioni». Ricevendo come risposta «Pisapia ha liberato Milano, presto ne vedrete delle belle. La libereremo anche da voi». Quindi la fuga. La Digos sta cercando di identificare i protagonisti della gazzarra, anche se i maggiori sospetti cadono sul vicino centro sociale «Cantiere». «Sono solo un povero prete, ma se potessi parlare con il sindaco gli racconterei cosa è successo, come è stato speso il suo nome, invitandolo a intervenire prima che queste irruzioni in luoghi di culto diventino fatti consueti». Significativo è che "Repubblica", il giornale debenedettista, riporti che il parroco tiene corsi di sostegno per le giovani coppie: quale relazione si vuol suggerire coi fatti accaduti?. Ecco il racconto di tale quotidiano: Arrivano poco dopo le 12.30 di domenica mattina. Sono in venti. Si fermano dietro l’ultima fila di fedeli. «Padre Alberto, curati tu!» urlano interrompendo le parole di monsignor Marco Ferrari, vescovo ausiliare di Milano che celebrava la messa con davanti la statua della Madonna pellegrina di Fatima, da domenica 29 maggio nella parrocchia dei padri Scolopi. Anche padre Alberto Magrone appartiene all’ordine sacerdotale degli Scolopi, che ha nella sua vocazione proprio l’educazione. Nella parrocchia, padre Alberto tiene corsi di sostegno psicologico ed è responsabile di tre gruppi: Oratorio, Giovani e adolescenti, Culturale. Probabilmente le sue lezioni sul rapporto tra giovani e sessualità, e un recente incontro in cui si è parlato di omosessualità, non sono piaciuti a qualcuno. «Chi è intervenuto nella chiesa non era del quartiere – dice più di un testimone – ma è chiaro che l’iniziativa dev’essere partita da qualche ragazzo che frequenta la parrocchia». (E chi ha organizzato e autorizzato la manifestazione, donde viene? n.d.r.).

    Il parroco non sembra comunque molto scandalizzato. Presente in chiesa anche don Vittorio De Paoli, il parroco di via Piero della Francesca, responsabile della Madonna pellegrina di Fatima. «La gente ha avuto paura spiega don Vittorio ci sono stati spintoni durante un momento sacro, insulti contro la chiesa e i preti, una cosa molto brutta». Don Alberto preferisce smorzare le polemiche: «A una settimana dall’inizio delle attività estive con i bambini e i ragazzi del quartiere dice devo dedicare tutte le mie energie alla preparazione del periodo che mi attende. Faccio il mio dovere di sacerdote, m’impegno con tutte le mie forze a beneficio dei piccoli. Il mio nome è stato oggetto di protesta strumentale. È una scusa: si vuol colpire un’associazione e il suo operato. Chi lo ha fatto è del tutto indifferente a un confronto. Nulla di civile, purtroppo. Solo un agire vile».

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  30. 30

    il poltronaro

    Dovrebbe essere ormai definita la nuova Giunta comunale di Treviglio, nominata dal neo-sindaco Giuseppe Pezzoni. Salvo sorprese, il Sindaco si riserverebbe gli incarichi riguardanti la Sicurezza e il Personale amministrativo. Vicesindaco, Juri Imeri (Lega Nord), che si occuperà anche di Ambiente, Agricoltura e Sport. Alessandro Nisoli (Lega Nord), di Brignano Gera d’Adda (un immigrato! Come mai? Non c'era nessuno adatto all'incarico fra i trevigliesi?), all’Urbanistica e all’Edilizia privata (tutt'e due, si sottolinea). Sabrina Vailati, sempre Lega Nord, al Bilancio e Patrimonio. Basilio Mangano (Pdl), ai Lavori pubblici e Grandi infrastrutture. Pinuccia Zoccoli Prandina, sempre Pdl, ai Servizi sociali e alle Pari opportunità.

    Qualche commento?

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  31. 31

    americo

    MILANO, I "SEGNALI" DI PISAPIA AI CATTOLICI

    Caro direttore,

    il nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha escluso i radicali dal governo e questo è un fatto positivo. La presenza di Pannella e company avrebbe sbilanciato la giunta su posizioni laiciste, certamente non gradite a quella fetta di elettorato cattolico che ha votato Pisapia nonostante la forte diversità di vedute sui temi etici. Possiamo interpretare quindi l'esclusione dei radicali come un segnale di attenzione del nuovo sindaco nei confronti dei cattolici milanesi e come la dimostrazione di una volontà di dialogo scevra da pregiudizi ideologici e anticlericali? Personalmente se avessi votato a Milano non sarei stato un elettore di Pisapia. Come cattolico continuo a sentirmi rappresentato dal Popolo delle Libertà, ancora più oggi che con l'uscita di Fini si è ulteriormente indebolita l'anima laica del partito. Eppure confesso che mi ha procurato un fortissimo imbarazzo il sostegno del sindaco di Roma Gianni Alemanno al raduno europeo dei gay. Sono contro qualsiasi forma di discriminazione, ma non posso accettare che ogni corteo degli omosessuali si trasformi in una manifestazione contro il Vaticano, con slogan e caricature blasfeme, insulti al Papa e alla Chiesa da parte di chi invoca rispetto e tolleranza. Una passerella inutile quella di Alemanno, alla ricerca di un plauso che non c'è stato se non sotto forma di fischi. Forse prima di criticare il cardinale Tettamanzi, per giunta in maniera spropositata e del tutto infondata, sarebbe buona cosa per il centrodestra riflettere sull'opportunità di certi comportamenti.

    Americo Mascarucci, Viterbo

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