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33 Comments

  1. 1

    Stava in Mileto

    Mi sembra significativo che Gesù aspetti l’uscita di Giuda prima di rivolgere la parola agli altri discepoli: mi sembra logico, visto che non si fanno grandi e importanti discorsi alla presenza di un traditore, il nemico più insidioso.
    Però quel nemico è uno dei suoi, uno in grado di capire e che forse avrebbe potuto capire, se avesse ascoltato quel discorso.
    Già nelle scorse settimane qualcuno ha accennato al fatto che Giuda pare essere stato abbandonato a se stesso: forse no, come Lei sostiene, ma pare certo che è stato comunque strumento della vicenda, non fermato nel suo agire pur se possibile: traditore necessario? E allora, che tradimento è?

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    1. 1.1

      Luigina de Giuli

      Anch’io sono perplessa circa l’atteggiamento verso il traditore Giuda: a me non sembra che Gesù non rinunci a trattare con amore il suo discepolo, disposto a perdonarlo e a riaccoglierlo, bensì lo lasci andare per la strada che la provvidenza divina ha scelto per la salvezza dell’umanità intera: per certi aspetti Giuda sembra più un capro espiatorio che altro. E più perplessa ancora mi lascia il fatto che non ne venga in qualche modo impedito il suicidio, inevitabile conseguenza di un rapporto comunque fortissimo.

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  2. 2

    Beniamino di Tudela

    In un commento della scorsa settimana, l’ultimo se non vado errando, Lei giustamente sottolinea le peculiarità del Cristianesimo rispetto a tutte le altre religioni, che consisterebbe nel fatto che Dio si rivela attraverso l’umanità, essendo l’uomo lo strumento più adatto e completo per manifestare il mistero di Dio. Mi perdoni, ma, di là dal fatto che in molte altre religioni Dio si manifesterebbe attraverso l’umanità nelle più varie espressioni e promanazioni (vedi le Pizie), da un punto di vista concettuale non è forse una tautologia, cioè un ragionamento autoreferenziale? Se la pienezza della rivelazione di Dio avviene nella vita umana di Gesù, e tocca il suo massimo livello nella Sua morte sulla croce per amore, può solo significare che Dio si realizza in questo mondo unicamente attraverso l’uomo, strumento necessario per la Sua gloria. Soltanto la natura umana, per questo creata, sarebbe capace di rivelare la gloria di Dio al mondo: perfettamente in Gesù, ma ugualmente anche in noi, seppure meno perfettamente. Per il resto, nulla. A me sembra riduttivo della onnipotenza di Dio, e trovo invece che la peculiarità del Cristianesimo sta nell’essere Gesù il Figlio di Dio, unica garanzia di relazione fra creatura umana e creatore. E questo ha mostrato vivendo la sua sorte, che per noi è sorte di speranza di salvezza, di certezza d’essere nelle mani amorevoli del Padre.

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  3. 3

    Ildegardo da Aachen

    Certo Gesù va a toccare pesantemente la legge mosaica, e questo provoca la feroce reazione del Sinedrio, che sull’immutabilità di quella legge fonda il proprio potere.
    Ma anche la legge di Mosè è legge di Dio. Perché, allora, quella cristiana dovrebbe essere immutabile?

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    1. 3.1

      Guglielmo da Baskerville

      È immutabile il comando di amare Dio sopra tutto unito al comando di amare il prossimo non come se stessi, bensì come Gesù, Figlio di Dio e Dio Lui stesso, ha amato l’uomo e l’umanità.
      Saprebbe lei trovare qualcosa di più totale e totalizzante, oltre che sublime?

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    2. 3.2

      Ernestina Maria Ghilardi

      I tentativi di mutazione sono avvenuti, anche a elevato livello. Basta pensare all’Illuminismo che, partendo dalla base cristiana, ha cercato di laicizzare il concetto. Fallendo, perché il comando cristiano non è concettualizzabile nel suo profondo.
      E oggi ne paghiamo le conseguenze, con un frazionamento pazzesco che contraddice l’inscindibile unità del dono di sé, che ha ragione solo nel continuo donarsi del Padre.

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  4. 4

    Lucio Ampelio Manilio

    Si parlava durante le scorse settimane (salva l’interruzione tecnica) del sacrificio suicida, definito martirio da certuni, dei guerrieri islamici. Il Monsignore opportunamente e senza enfasi sottolinea che “la gloria di Gesù appare nella libertà sovrana con cui affronta la morte per farne un atto di amore: egli muore in conseguenza della testimonianza da lui resa alla verità di Dio, il Padre”. Ora mi sembra ben precisata la differenza, anche col martirio dei santi cristiani. Una differenza oggettiva che dovrebbe far riflettere chi non vede o polemicamente non vuol vedere diversità fra i due comportamenti, infine volendo porre tutte le religioni sullo stesso piano. Approfondire tali questioni senza buonismi fuori luogo, anche da parte dei sacerdoti, mi pare doveroso.

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  5. 5

    Lotarii Teutgarda

    In effetti una cosa viene spontanea leggendo il brano evangelico e il Suo commento: il Cristianesimo tende a portare l’uomo verso il Cielo, le altre religioni vogliono farlo stare bene e onoratamente in terra.È una differenza abissale, magari soltanto un’illusione, ma che vale la pena d’inseguire e percorrere. Anche per stare meglio proprio sulla terra.

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    1. 5.1

      Goffri

      La distinzione tra spirituale e materiale è da specificare meglio. L’uomo vive di corporeità e spiritualità contemporaneamente e inseparabilmente. Egli cerca di dare un senso, di conferire uno stile a ciò che fa. Questo fa la differenza e la qualità di quanto facciamo: se il nostro agire è ispirato all’onestà., all’altruismo, alla misericordia, risulta molto diverso se si lascia determinare dalla prepotenza, dall’ingordigia. Anche questi ultimi sono valori spirituali, ma negativi. I primi – misericordia, altruismo- hanno la loro origine in Dio, per cui l’uomo, lasciandosi ispirare da essi compie qualcosa di divino che gli permette di andare oltre la morte. Gesù ha detto che saremo giudicati sull’amore, se abbiamo dato da mangiare, da bere, se abbiamo aiutato eccc. Egli ci accoglierà, perché abbiamo agito secondo la logica di Dio. Questo conferisce gioia già su questa terra, sebbene in maniera non sempre chiara, ma essa è anticipazione della gioia finale.

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  6. 6

    Nobile barone (adottivo) di Sebottendorff

    Gesù modifica così ampiamente e in profondità il Giudaismo da essere messo a morte dai Giudei stessi. Eppure tutte le confessioni cristiane assumono come testi sacri tanto quelli del Nuovo che dell’Antico Testamento. Errore di sostanza e di sensibilità di tutti i Cristiani oppure gigantesco errore di prospettiva commesso allora? E come fanno gli Ebrei a non riconoscere oggi in Gesù almeno un loro geniale riformatore?

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    1. 6.1

      Goffri

      Gesù non è venuto a rinnegare l’Antico Testamento, ma a dare compimento. Senza la storia d’Israele la figura di Gesù diverrebbe incomprensibile: senza la Legge, senza Mosè. senza la Pasqua, senza l’Alleanza, senza i Profeti non si potrebbe parlare di Gesù, né gli Ebrei del suo tempo avrebero potuto capirlo. Egli ha rappresentato un modo insolito ed inaspettato di essere il Messia, al quale Israele dava più dei connotati politici che quelli del Servo sofferente, predetto, da Isaia.

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  7. 7

    Mainardo della Volpe

    Per secoli e secoli si sono citati nei riti cattolici i perfidi ebrei. Per principio, ma anche avendo seguito la lettura dei testi evangelici nelle scorse settimane e i vivaci commenti apparsi, non credo che al popolo ebraico cumulativamente possa essere addossata la responsabilità dell’assassinio del Dio in terra.
    La responsabilità penale è sempre personale, cioè di chi agisce per la commissione del delitto, Giuda compreso.
    Altra cosa è la responsabilità morale, anch’essa assai dubbia nel caso, e la responsabilità politica.
    Quest’ultima, proprio perché il delitto è stato architettato e determinato dall’organo di legittima rappresentanza del popolo giudeo, parrebbe ricadere sul popolo ebraico che, nella specie, potrebbe essere per i cattolici e per quella circostanza spazio-temporale politicamente deicida. Forse e ancora una volta è l’aspetto politico ad aver causato tanto storico astio contro un popolo di per sé innocente, molto più innocente di tante altre comunità collettivamente colpevoli di ben più atroci massacri.

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    1. 7.1

      Ariberto della Gera d'Adda

      A margine di quel che dice Mainardo, osservo che Gesù è la giustizia fatta persona: perché non impedisce la commissione di un gravissimo delitto da parte di Giuda, suo discepolo e amico, ben sapendo di cosa si trattava? Ha commesso un peccato di omissione?

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      1. 7.1.1

        Schettine della Biscaglina

        Una domanda, Eccellenza: se Gesù è vero uomo, integralmente tale, come può non peccare, non essere anche lui imperfetto? Non basta rispondere che è anche vero Dio, perché il problema non si risolve così, a meno che non si propenda per la prevalenza della natura divina su quella umana…

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      2. 7.1.2

        Goffri

        Gesù è entrato nella storia umana accettandone le oscurità e le contraddizioni. La storia umana è contrassegnata dal peccato e prima o poi doveva fare i conti con l’odio con cui spesse volte il bene viene accolto e rifiutato. Si preferisce il male al bene, perché il male è più comodo e dà fastidio il richiamo a cambiare vita.

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    2. 7.2

      Goffri

      La colpevolizzazione del popolo ebraico da parte dei cristiani non è fondata sulla condanna a morte di Gesù, come lei ben sottolinea. Essa è frutto di tempi successivi, quando in una società omogenea di cristianità, essi rappresentavano qualsoca di diverso, in cui non vedevano che ostinazione e cattiva fede. Questo ha portato ad emarginare gli Ebrei nel ghetto. Proprio quando queste prevenzioni stavano per essere superate, si è abbattuta la tremenda persecuzione nazista.

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  8. 8

    Karl Heinz Treetball

    1) Ama Dio con tutto il tuo cuore, la tua anima, la tua mente.
    2) Ama il prossimo tuo come Io, Gesù, ho amato voi.
    La novità del Cristianesimo sta qui, la sua bellezza sconvolgente e indescrivibile è questa.
    Ma volendo sintetizzare, si potrebbe ricavarne un solo Comandamento dell’Amore: ama Dio nel modo più pieno perché Lui ha donato tutto Se stesso a te. Ineffabile razionalità pura della donazione d’amore.

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    1. 8.1

      Ernestina Maria Ghilardi

      Il comandamento, bellissimo e impegnativo, è questo, e dovrebbe esercitarsi prima di tutto in famiglia: verso il marito, oggi molto malato, il figlio, il fratello, la sorella, la mamma.
      Ma se doni tutta te stessa ti distruggi, non ce la fai, metti ancora più in difficoltà coloro che ami. È questo il dramma, il dramma della nostra croce quotidiana. È un comandamento impossibile?

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      1. 8.1.1

        Goffri

        Le condizioni di vita talvolta sono allucinanti e non si sa che cosa fare. Limitiamoci a compiere il nostro dovere giorno per giorno e a confidare nel Signore, il quale, oltre a darci sempre il suo aiuto, ci invia prove non superiori alle nostre forze. Faceca così anche Teresa di Calcutta, che ogni giorno aveva difficoltà d’ogni genere. Ha imparato a risolverle, non andando in ansia.

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    2. 8.2

      Goffri

      Le sue affermazioni sono molto opportune. Da parte mia mi limito a sottolineare che il nostro dovere di amare Dio totalmente è una conseguenza e una risposta alla sua iniziativa, che ci precede e ci anticipa. Dice l’evangelista Giovanni nella sua I Lettera: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio […] Carissimi se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni, gli altri” (I Giovanni, 4,10-11).
      Questo avviene anche nell’esperienza umana. Noi amiamo perché siamo stati prima mati dai nostri genitori. Il nostro è un amore di risposta; da qui nasce la nostra esperienza di amore.

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  9. 9

    Ghiza Tombini

    Lei sta dicendo che, poiché l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, è la creatura più adatta a cantarne la gloria, ciò che dovrebbe essere lo scopo della sua vita.
    Il mondo d’oggi sembra immemore di tale finalità, soprattutto sembrano a essa contrarie le strutture sociali che si è dato, sempre più aliene dal considerare il singolo come persona.
    In che cosa si deve radicalmente cambiare nell’organizzazione della vita dell’umanità in genere?
    Non si deve cadere nel localismo stretto, ma secondo me bisogna ripartire dalla base.

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    1. 9.1

      Romana

      Cerco di riprendere l’osservazione di Ghiza e di svilupparla sotto un altro aspetto. Gesù parla e dice cose straordinarie e rivoluzionarie a un gruppo ristretto di discepoli, che daranno luogo alla più grande evoluzione del pensiero umano.
      Questo era possibile ai tempi per la permeabilità sociale, dotata di relazioni dirette, persino tra schiavi e padroni.
      Oggi queste relazioni sono pressoché impedite, dominate e controllate come sono da un’informazione totalizzante, che non insegna nulla ma disperde la possibilità della formazione di convinzioni, e da una burocratizzazione oppressiva che tiene impegnata la persona in attività superflue e faticose, impeditive dell’esercizio del pensiero e delle buone azioni continue.
      In tale clima la vitalità del Cristianesimo viene sterilizzata, facendo morire con essa la nostra stessa civiltà.
      Credo che la Chiesa per prima dovrebbe guidare la ribellione contro questo “inumanesimo”. Non credo bastino più le prediche o i grandi e spesso prolissi discorsi. Serve una strategia che in qualche modo ricalchi quella del protocristianesimo.

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    2. 9.2

      Stava in Mileto

      Credo che Ghiza abbia fior di ragioni: la disarticolazione sociale impedisce l’approfondimento e la diffusione del messaggio di Gesù. Come si fa ad amare il prossimo quando si viene praticamente impediti di conoscersi, di frequentarsi, di avere scopi comuni naturalmente eseguiti, senza dover per forza essere inquadrati in qualche organizzazione che impone i suoi criteri? Anche in famiglia non si ha più neppure il tempo e l’occasione di sedersi a tavola assieme: la casa sembra diventata un alloggio con tavola sempre calda. È così che stiamo diventando automi, servi di mammona anziché del nostro amorevole e sorridente Dio.

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      1. 9.2.1

        Daniele

        Oltre a questo c’è da dire che il comando di Gesù non lo “sentiamo” più se non in certi momenti e nell’intimo, perché il mondo fuori è tutto diverso.
        La fede è diventato un fatto personalissimo e mi sembra sia venuta meno qualunque dimensione pubblica. Chi ragiona con fede sembra che debba quasi vergognarsi.

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      2. 9.2.2

        Goffri

        La riflessione accomuna alcuni interventi, a cui rispondo. Il contesto nel quale viviamo, non più omogeneo e unitario, ma molto dispersivo e privo di riferimenti sicuri (i sociologi parlano di società liquida) esige una maggiore consapevolezza da parte dei singoli. Purtroppo questo atteggiamento, che esige tempo e riflessione, non viene favorito dal costume odierno che distrae il singolo con una girandola continua di nuove proposte che lo distraggono. Oltre ad una maggiore formazione personale, occorre il riferimento a gruppi e ambienti che favoriscono la crescita spirituale. Senza l’aiuto, il sostegno e il riferimento ad una comunità, è difficile sostenersi. Anche nell’antichità era così: la fede è cresciuta e si è diffusa perché era vissuta comunitariamente in una Chiesa.

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  10. 10

    al Gandalfir billa'h

    Lei giustamente afferma che chi adora Dio adora l’unico Dio. Diversa sarebbe la parte del volto di Dio che si guarda.
    I cristiani guardano al Dio d’amore che è stupendamente indicato nel brano in commento. Nei fatti non è così, ma dovrebbe esserlo.
    I musulmani guardano a un’altra fetta che non contempla il rapporto d’amore ma altro, comprese quelle che tempo fa Semiquinaria ha definito schifezze.
    Domanda: anche quella parte del volto di Dio è contraddittoriamente vera (Dio è onnipotente) e quindi da tollerare dai cristiani?

    Reply
  11. 11

    U critichinu

    Sì, anch’io la storia delle diverse pezzature del volto di Dio non l’ho capita bene. Per mia ignoranza e forse perché certe spiegazioni non ingranano subito: non siamo abituati a discutere coi preti di cose fondamentali. Si fa tanto, soprattutto volontariato, ma forse anche per distrarsi dal dover indagare l’essenziale.
    Se Dio, uno e trino, avesse anche diversi profili, beh!, allora ci sta dentro tutto, compresi gli animisti, e non potremmo più parlare di verità rivelata.
    Se il volto dell’unico Dio dei Cristiani è diverso dal volto dell’unico Dio dei musulmani, o si danno profili diversi, e abbiamo il problemone di cui sopra, oppure gli dei son due, ciascuno ritenuto dai seguaci delle due fedi come unico Dio. Colla conseguenza dell’incompatibilità logica e teorica con l’altro. O mi sbaglio?

    Reply
    1. 11.1

      Goffri

      Tutti gli uomini cercano Dio, una Verità definitiva, un significato ultimo che dia valore a quanto faccio. Non si è mai soprpreso che quando pronunciamo il nome di Dio, persone di ogni fede, anche gli atei sanno ciò di cui parlano, anche se nessuno ha mai visto Dio. proprio perché questa nozione costituisce un’esperienza universale, gli uomini cercano di ricostruirne il volto, con gli inevitabili punti di diversità, proprio per la difficoltà dell’argomento. La storia delle religioni presenta molte varianti e punti interessanti. Il monoteismo, di cui fanno parte, Cristiani, Ebrei e Mussulmani hanno diversi punti in comune per la concezione più nobile di Dio, rispetto al politeismo. La differenza consiste in questo: i cristiani ritengono che Dio abbia voluto dire la parola definitiva su se stesso attraverso Gesù, come afferma la lettera agli Ebrei: “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei, 1,1-2). Le novità cristiane sono l’Incarnazione (il Figlio di Dio fatto uomo) e la Trinità rispetto all’ebraismo e all’Islam.

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  12. 12

    Kamella Scemì

    Vorrei sottolineare la potenza del coacervo religioso ebraico che emerge dal brano evangelico, in positivo e in negativo. Il comandamento di Gesù si sprigiona come luce abbagliante da un buio profondissimo, quale solo la distorsione religiosa può generare.
    Eppure, da una parte e dall’altra, sovrasta, un po’ enigmatica, la figura del Padre, che si staglia, attenta e partecipe, all’orizzonte di un’umanità che, in quel remoto luogo e con quei pochi protagonisti, sta decidendo, liberamente e violentemente insieme, del suo rapporto con Lui. Tipo di rapporto la cui scelta accetta, anche di rifiuto, tanto che tuttora gli Ebrei si relazionano con Lui secondo quella Legge originariamente e originalmente da Lui stesso dettata, e non secondo quella storicamente nuova.

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  13. 13

    Carla Mel Tyres

    Ho studiato a Università vecchi Bergamo, Città Alta. Amore è relatione. Se altro ti dà schiaffo, tu non dai pure, ma non c’è relatione. Come può essere legge per tutti? No possibile che tutti relatione.

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  14. 14

    mario da seriate

    Non sono del settore, ma faccio una domanda che mi sembra giusta e non banale: Dio dice di amarci come lui ha amato noi, ma l’amore fisico dove lo si mette? Anche quello fa parte dell’amore, io credo. Non è soltanto una cosa spirituale.

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    1. 14.1

      Ernestina Maria Ghilardi

      Mi sembra che il Signore abbia prescritto di donarci totalmente come Lui si è donato completamente a noi mediante il sacrificio della croce per la salvezza dell’umanità. L’amore fisico ben educato e usato fa parte di quella donazione di sé. Non mi sembra ci possano dubbi al riguardo. Del resto, la vita stessa è dono di Dio.

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    2. 14.2

      Goffri

      La domanda presuppone che sia possibile un amore puramente spirituale, prescindendo dalla corporeità. In realtà le cose stanno un po’ diversamente, perché l’uomo non può prescindere dalla corporeità. Quando vedo che uno ha bisogno di aiuto e sono nella possibilità di farlo, la mia intenzione per diventare reale deve diventare aiuto, farsi gesto concreto. Per farsi concretezza, deve diventare corpo. Quindi al corpo non ricorro solo per l’attività sessuale, ma sempre in ogni circostanza. Questo naturalmente avviene secondo modalità diverse a secondo dei bisogni richiesti. La sessualità ha bisogno di trovare il suo senso profondo di comunione tra due persona, per non diventare lussuria, un vizio che può travolgere e rovinare i più bei sentimenti umani.

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