Il 4 ottobre 2009 Beppe Grillo dichiarò la nascita del Movimento, alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 il M5S risultò il primo partito superando il 32% dei consensi e, solo pochi mesi dopo, alle elezioni europee del 2019, il M5S è sceso al 17,07%, consensi strappati grazie al sud e nelle isole, dove è restato sopra il 29%, solo grazie al voto di scambio (reddito di cittadinanza).
La discesa in realtà è stata ancora più drammatica in quanto il 32% dei consensi vennero conquistati nonostante tutta la stampa ed i poteri forti fossero compattamente ostili al Movimento. In condizioni normali il M5S avrebbe probabilmente superato il 50% dei consensi. In pratica, se si considera che il 50% della popolazione non vota ma tifa da sempre per lo stesso partito, il risultato fu plebiscitario!
La ragione di questo successo era semplice: il Popolo sperava di potere nuovamente ancora contare qualcosa e, in effetti, almeno da quello che si poteva vedere al Circolino di Bergamo, 1 valeva veramente 1.
Alcuni informatici del gruppo di Bergamo avevano persino scritto un software che avrebbe dovuto e potuto consentire a tutti di esprimere le proprie ragioni. Era l’alba della democrazia liquida ma presto vennero bloccati dalla Casaleggio ed associati.
A Bergamo vennero eletti: Guia Termini, Devis Dori e Fabiola Bologna. Dario Violi alla Regione Lombardia.
Ma immediatamente dopo quelle elezioni qualcosa si è rotto: due dei tre parlamentari (Devis Dori e Fabiola Bologna) si limitarono a fugaci apparizioni e, con loro, l’illusione di avere dei Portavoce. Guia Termini e Dario Violi continuarono a frequentare la Plenaria ma non tanto per fare i Portavoce ma bensì per creare una loro squadra di fedelissimi. Ben presto il risultato è stato raggiunto così che nel Movimento sono stati indotti ad andarsene tutti quegli impertinenti e testardi anarchici che si erano illusi di poter pensare con la proprio testa, magari facendo leva sull’irriverente concetto “1 vale 1”. Così ora sono restati solo pochi tifosi del Movimento, molti dei quali pilotati da attivisti vicini a Termini e Violi, a testimoniare il pensiero unico di un M5S che fa ormai parte, a pieno titolo, dell’establishment.
Ma questo disastro non si è realizzato solo a Bergamo ma in tutte le province del Centro e del Nord dove tutti hanno capito che la governance di Rousseau è tutt’altro che democratica e, conseguentemente, nemmeno liquida.
Ha resistito solo l’elettorato del Sud grazie al reddito di cittadinanza, un provvedimento che – a posteriore – possiamo affermare essere stato gestito solo in chiave assistenzialista, nello stile dei peggiori governi della prima Repubblica.
Infine, il goffo tentativo di mettere una pezza al vero problema della mancanza di una governance con l’introduzione dei “Facilitatori”. Questa operazione di marketing è stata l’ultima farsa nei confronti degli attivisti che, sempre grazie a Rousseau, hanno visto i loro Portavoce sponsorizzare la nomina dei loro stessi Portaborse così da riuscire a dare un ruolo ed uno stipendio anche agli attivisti che non erano riusciti a farsi eleggere in un ruolo che garantisse loro uno stipendio.
Ecco spiegato, in sintesi, come si è passati, in 1 anno, dalla speranza della democrazia liquida al partito più centralista del Paese.
Amen
A sinistra, con il microfono, Pietro Brambillasca, uno dei primi generosissimi attivisti del M5S di Bergamo, eccellente anestesista che ha preferito abbandonare. Peccato!!!!
5 Comments
Alberico
Sono perfettamente d’accordo con quanto espresso, con chiarezza estrema, dal dottor Allevi. La speranza in un cambiamento è stata tristemente delusa. Il movimento 5 Stelle si sta sfasciando come neve al sole. L’Italia sta attraversando un momento molto confuso, molti cittadini sono alla ricerca di un punto fermo in cui credere. Nuove elezioni darebbero qualche certezza, ma prima però si tagli davvero il numero dei parlamentari.
domenico coviello
È un racconto tanto vero quanto triste. E lo è ancor di più in quanto il m5s ha rappresentato un’occasione unica ed irripetibile per ridare speranza al paese. Il plebiscito di cui racconti si è trasformato in una massa di disillusi che nella maggioranza ritorneranno a disertare il voto. Tra questi c’è anche chi, chiamato a dare il proprio contributo, ha potuto constatare la distanza tra gli ideali e la realtà dell’attivismo, troppo spesso alimentato esclusivamente da arrivismo e quindi sempre pronto a piegare la testa anziché richiamare al proprio dovere di portavoce che eletto è diventato autoreferenziato. In tale circostanza, è risultato naturale per questi sentirsi i padroni del movimento, sempre pronti ad una veloce e sbrigativa epurazione fatta a colpi di false accuse (in perfetto stile faacista) anziché un sano confronto democratico.
Certo Bergamo come anche tante realtà, ma qui è stato così forte il desiderio di potere che nemmeno la città con treviglio sono riusciti mai a parlarsi.
Enzo
Sono solo un testimone, ma posso dichiarare che quanto letto, corrisponde perfettamente alla verità. Manca soltanto la sceneggiata in perfetto stile melodrammatico delle elezioni
amministrative a Bergamo del 26.5 2019 con una lista incompleta di non residenti ed un aspirante sindaco, diventato, a sua insaputa, consigliere comunale di “BERGAMO”, quindi non una città qualunque, solo per poche sedute estive ed una autunnale. E dimessosi nel silenzio più completo dei suoi compagni lista e dei suoi sponsor.
Fabio Gregorelli
La situazione di oggi non c’entra nulla con il progetto iniziale.
Il continuo cambiamento delle regole sono state funzionali solo ad alcune persone e non fatte per far evolvere il movimento. Con questa modalità hanno continuato a prendere per i fondelli i cittadini e gli attivisti.
Dall’idea del dibattito democratico alla linea fascista ma facendo i finti buonisti di sinistra.
Giuseppe
Primi numeri ufficiali della dislocazione del reddito di cittadinanza. Secondo i dati dell’Inps, il sostegno al reddito per i poveri, più la pensione di cittadinanza, norme simbolo del Movimento Cinquestelle, sono state intascate finora da 2 milioni e 451 mila italiani, così divise: al Nord 523 mila, al Centro 335 mila e al Sud e Isole 1 milione e 592 mila unità. Come previsto la parte del leone l’ha fatta il Mezzogiorno, con la Campania che da sola ha avuto più richiedenti di tutto il Settentrione d’Italia: 559.094 contro 523.508. In Lombardia per ora le richieste sono state 188.141, seguita da Piemonte (120.670) e Veneto (63.968). La prima regione in assoluto per richieste è appunto di nuovo la Campania, davanti alla Sicilia (454.930) e alla Puglia (234.067).
Se sono ancora pochissimi gli italiani che, ricevendo il reddito di cittadinanza, sono riusciti poi a trovare un lavoro stabile (secondo una ricerca del Messaggero solo mille persone su 700.000), la misura sponsorizzata dai pentastellati sta costando meno del previsto. Il governo Conte I aveva stanziato 7,1 miliardi per il 2019 (5,6 miliardi da versare ai richiedenti e 1,5 miliardi per potenziare i centri per l’impiego), 8 miliardi per il 2020 e 8,3 per il 2021. Ma visto che il numero delle richieste presentate si mantiene abbondantemente al di sotto delle previsioni del governo, cioè i 5 milioni di poveri assoluti stimati dall’Istat, la spesa totale sarà più bassa anche quest’anno, dopo i circa 3 miliardi di costo del 2019.