
mons. Francesco Beschi
“L’energia della preghiera”. Come approfondire la pratica spirituale quotidiana (Oscar Mondadori) è il titolo del libro scritto dal maggiore leader mondiale del Buddhismo Applicato, il monaco zen Thich Nhat Hanh (già autore de “Il Buddha vivente, il Cristo vivente”), donato di recente dal Sangha buddhista di Bergamo, della Scuola di Plum Village, al vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, a margine di un incontro pubblico svoltosi presso la sala Alabastro al centro congressi Giovanni XXIII a Bergamo. Sua Eminenza ha accettato di buon grado il dono, esprimendo il suo interesse per la spiritualità in senso lato (G.P.).
L’impulso a pregare è universale: non c’è cultura, passata o presente, in cui non si preghi. Pregare – insegna Thich Nhat Hanh – è il “cibo dell’anima“, naturale come respirare, come camminare. Forse ancora di più. Non è solo quello che diciamo o che facciamo, è quello che siamo.

Il ven. Thich Nhat Hanh con alcuni praticanti del Sangha italiano, nel ritiro del 2006 a Roma.
Qualunque sia la nostra cultura o fede religiosa: perché la preghiera appartiene all’intero genere umano. Un messaggio di tolleranza e amore universali, più importante che mai in un mondo infiammato dal fanatismo religioso.
In questo libro il celebre monaco zen vietnamita spiega, con i consueti toni semplici e diretti, come approfondire la pratica spirituale quotidiana e come, attraverso la preghiera e la meditazione, potersi ricollegare all’universo nella sua interezza e al nostro sé superiore.

La postura del loto, utilizzata a volte nella meditazione seduta.
Attivo da diversi anni in città (e ora anche a Peia), aperto a praticanti di qualsiasi provenienza religiosa o culturale, il gruppo di pratica buddhista di Bergamo, legato alla Scuola di Plum Village fondata dal maestro e monaco Thich Nhat Hanh, offre una “palestra” settimanale, libera e gratuita, dove “allenarsi” all’arte della Consapevolezza (mindfulness) seguendo gli insegnamenti di pratica risalenti alla tradizione Rinzai Zen (Linji in cinese), al primo patriarca del Buddhismo cinese Chan, l’indiano Bodhidharma e in ultimo a Siddharta Gautama, il Buddha storico. Non è una religione, non ci sono dogmi. Si pratica in italiano, non c’è nulla di esoterico o di esotico. E’ pratica sia formale (meditazione seduta e camminata) e non formale (pratica della presenza mentale a casa, al lavoro, in famiglia, con gli amici). Di base è il seguire il proprio respiro, tornando sempre ad esso.
Lo Zen non si crede, si fa. Anzi, come insegnava un maestro zen, “più che fare, bisogna essere”.
Di seguito alcuni stralci della lettera consegnata al vescovo Beschi dal Sangha di Bergamo:
Eminenza,
siamo il Sangha buddhista di Bergamo e di Peia, gruppo di amici e amiche che si incontrano per praticare la resistenza: alla fretta, alla violenza e ai modi malsani di vita che prevalgono nella nostra società (…)
La nostra non è una religione né una filosofia, ma una Pratica costante che si basa sugli insegnamento antichi di 2600 risalenti al Buddha.
Una Pratica aperta a tutti, credenti e non, che ci permette di sviluppare Compassione, Retta Parola. Ascolto amorevole, facendo emerge la nostra innata Buddhità. La Pratica nel Sangha aiuta anche ad innaffiare i semi positivi, corroborando le proprie radici spirituali.
“Non basta parlare di Dio, ma occorre sperimentare Dio”, come ricorda Thich Nhat Hanh, profondo conoscitore del Cristianesimo.
Le facciamo dono di queste ultimo scritto del ven. Thich Nhat Hanh: L’ENERGIA DELLA PREGHIERA. L’impulso a pregare è universale: non c’è cultura, passata o presente, in cui non si preghi. Pregare è il “cibo dell’anima“, naturale come respirare, come camminare. Forse ancora di più. Non è solo quello che diciamo o che facciamo, è quello che siamo.
Qualunque sia la nostra cultura o fede religiosa: perché la preghiera appartiene all’intero genere umano. Un messaggio di tolleranza e amore universali, più importante che mai in un mondo infiammato dal fanatismo religioso.
In questo libro il celebre monaco zen vietnamita spiega, con i consueti toni semplici e diretti, come approfondire la pratica spirituale quotidiana e come, attraverso la preghiera e la meditazione, potersi ricollegare all’universo nella sua interezza e al nostro Sé superiore.
Un Loto e un Inchino,
Il Sangha di Bergamo e Peia
Scuola di Plum Village
One Comment
marzio
Trovo interessante lo stimolo che viene dato, sotto l'aspetto spirituale, da questo articolo. Esso mette in rilievo, per contrasto, tutti i problemi, e anche di più, sollevati negli articoli contenuti nelle rubriche "Cultura cristiana" e "Il Vangelo della settimana". Principalmente, il ripiegarsi su se stessi, facendo della singola persona un mondo a parte che da solo si collega all’universo nella sua interezza e al nostro "sé superiore". Si evidenzia, così, il ruolo subalterno, utilitaristico, che attribuiamo all'altro, il quale, nella migliore delle ipotesi, è "tollerato", ma non amato, perché, alla fin fine, si ama in primo luogo se stessi.
Ecco, perciò e conseguentemente, la prevalenza dell'aspetto agente, dell'azione, del fare, il quale diventa addirittura tratto distintivo della personalità, con tanti saluti a ogni prioritario criterio pensato. Pur con le migliori intenzioni, si scivola al di fuori dell'impostazione sociale cristiana, quindi, si va in potenziale opposizione alla relativa civiltà, buona o grama che essa sia.