FESTA DEL CORPUS DOMINI ANNO C
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, 11,23-26.
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta, infatti, che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Commento
Il testo di Paolo è il più antico racconto dell’istituzione eucaristica, scritto 25 anni circa dopo l’istituzione di Gesù. Esso suppone 3 aspetti:
1. La celebrazione avviene il giorno dopo il sabato, cioè di domenica, a ricordo del giorno della risurrezione. Si celebra in una casa, dotata di una sala capiente, messa a disposizione da un membro della comunità.
2. La celebrazione si richiama esplicitamente ai gesti di Gesù che aveva spezzato il pane e bevuto al calice, dicendo che il pane e il vino erano il suo corpo e sangue offerti per noi. Con questi gesti Gesù aveva inteso sostituire la Pasqua ebraica, che celebrava il passaggio del mar Rosso, che aveva portato il popolo ebraico dalla schiavitù alla libertà. La Pasqua di Gesù è il passaggio dalla morte alla risurrezione e dal peccato alla grazia. Esso avviene partecipando alla Pasqua di Cristo, comunicando cioè con il suo corpo donato e dal suo sangue sparso. Quando noi parliamo di Corpo e Sangue di Cristo dobbiamo intendere queste parole nel senso originario. In ebraico indicano l’umanità di Gesù, la sua vicenda terrena, che nella crocifissione ha toccato gli abissi della morte, e che è stata innalzata nella gloria della risurrezione.
3. Questa partecipazione è possibile perché l’umanità crocifissa e risorta di Gesù è presente nel pane e vino del rito eucaristico. Scrive Paolo nella medesima lettera ai Corinzi: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo non è comunione con il corpo di Cristo?” (I lettera ai Corinzi, 10,16-17). La comunione al corpo ed al sangue di Gesù dà una connotazione di eternità al nostro vivere. Ci uniamo all’umanità immortale di Gesù per seguirne la via e pervenire alla meta.
Si tratta di una partecipazione reale e non intellettuale, voluta dal nostro pensiero, che si rifà a valori del passato, che si rendono presenti nella memoria. Il cristianesimo non è un insieme di valori ed insegnamenti passati, ma una persona, Cristo, che vuole entrare nel nostro intimo e trasformarci. E’ una comunione vivente con Lui, che ci comunica la sua vita perché camminiamo con Lui: Eucarestia come viatico, cioè il pane del pellegrino che gli consente di giungere alla meta. Questo avviene attraverso la trasformazione del pane e vino, che non sono più un semplice cibo. Le modalità di questa mirabile trasformazione sono date dalle preghiere eucaristiche che contengono l’Invocazione allo Spirito Santo, cioè allo Spirito Creatore. Egli ha creato tutte le cose ed assegnato ad ognuna la sua finalità. Ai diversi elementi ha dato la finalità di nutrire l’uomo. Con il pane ed il vino, cibi simbolici, l’invocazione dello Spirito Santo non toglie la finalità di essere cibo, ma la eleva ad un livello superiore, li rende simboli reali del nutrimento per la vita eterna. Questo è possibile solo come miracolo di una nuova creazione che adesso è ancora nascosta, ma data realmente e riconoscibile con gli occhi della fede. Si tratta di un incontro reale di salvezza che ci trasforma in Cristo e fa di Lui il nostro principio vitale: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in Lui … colui che mangia me, vivrà per me” [Giovanni, 6, 56-57]. Il nostro compito è di apprezzare in tutto il suo valore l’Eucarestia e di viverla come comunione profonda. Necessita una consapevolezza che consenta di vedere nel pane e vino consacrati lo stesso Gesù che ci unisce al suo atto di Amore Supremo, per diventare anche noi Pane spezzato.