Il 35,4% dei bergamaschi hanno votato Lega alle elezioni provinciali del 6-7 giugno 2009. Molti di loro sono esasperati dal comportamento dei parlamentari leghisti che, dopo essere stati al Governo sino a qualche giorno fa, invece di spiegare a Monti l’abc del federalismo e la sua utilità per il sistema paese , e invece di sfruttare tutta la visibilità e le opportunità di questi giorni per parlare di federalismo, di federalismo e ancora di federalismo, preferiscono attaccare il governo Monti senza fare proposte concrete e con l’evidentissimo obiettivo di andare solo a caccia di voti. Questi leghisti rimpiangono i bei tempi di Miglio e di Pagliarini e sperano che, quanto prima, Bossi possa andare in pensione. Preoccupazione, quest’ultima, che sembra avere preso il posto del federalismo nel cuore di Umberto. L’estremo tentativo del leader leghista di prendere le distanze dal Governo (anche da quello precedente che aveva gestito in tandem con il suo amico Silvio) e dalle relative responsabilità appare ai più come una patetica mossa pre elettorale. Gli italiani ed i bergamaschi avrebbero bisogno di statisti e non solo di politici capaci di circuire qualche elettore con le solite promesse studiate per guadagnarsi qualche voto e qualche poltrona. Peccato perchè la Lega dei Miglio e dei Pagliarini sarebbe (se ci fosse) nei cuori dei bergamaschi ancora più di prima.
Riportiamo l’ articolo dal titolo “Il caso di Noale” di Giancarlo Pagliarini pubblicato su LaPadania il 22 Dicembre 1998
Durante i dibattiti pubblici , quando si parla del progetto della Lega Nord per l’indipendenza della Padania , a un bel momento c’é sempre il giovane arrabbiato , oppure l’ anziano che ne ha viste di tutti i colori ma che ha ancora la forza di sognare e la voglia di cambiare, oppure la madre preoccupata, che domandano a me, al pubblico e a sé stessi : ” Ma come è possibile che la nostra gente continua a non capire queste cose. Come è possibile che i nostri concittadini continuano a votare per questi partiti romani che non fanno altro che tassarci e farci vivere male “.
E come faccio a rispondere? Me lo chiedo anch’io, e me lo chiedo mille volte al giorno. Io so che vorrei tanto che i miei concittadini fossero più informati, più consapevoli e meno indifferenti. Se lo fossero probabilmente la Lega Nord si scioglierebbe il giorno dopo e noi torneremmo , felici come delle pasque , ai nostri lavori. Perché se ci fossero dei cittadini consapevoli la nostra rivoluzione sarebbe bella e fatta . Il nostro diventerebbe un paese civile , competitivo e ben organizzato. I cittadini sarebbero liberi e rispettati , e allora nella società non ci sarebbe più bisogno della Lega Nord.
Lasciatemi fare un esempio di disinformazione, di mancanza di consapevolezza e di indifferenza. Lasciatemi parlare di Noale. C’é una strada statale che passa praticamente nel centro di questa bella città , e questo significa morti, incidenti e incredibili disagi. Serve una circonvallazione , ma non c’é : perché mancano i soldi e perché imperversa la burocrazia. Eppure Noale ha circa 16.500 abitanti , che in media mandano giù a Roma, tra imposte dirette ed indirette, circa 165 miliardi all’anno. La settimana scorsa ho conosciuto il sindaco, che non é della Lega , e gli ho chiesto quanti sono i quattrini che Roma trasferisce a Noale. Mi ha detto che sono circa tre miliardi e duecento milioni all’anno. Sono poco meno di duecentomila lire per ogni cittadino. Oltre a questi quattrini Roma , in regime di monopolio, fornisce a Noale dei servizi : la scuola, l’ordine pubblico, la giustizia, la sanità eccetera. I cittadini di Noale non possono scegliere il fornitore di questi servizi : c’é un monopolio, e il fornitore deve essere lo Stato. Certo, se vogliono possono usare scuole private o un medico privato, ma se li devono pagare, e in questi casi lo Stato, anche se non usi i suoi servizi, non ti restituisce una lira. E poi dicono che non vogliono i monopoli.
Esageriamo, ma esageriamo veramente tanto, e diciamo che tutti i servizi e tutti i trasferimenti dallo Stato ad ogni cittadino Veneto valgono circa quattro milioni all’anno. E’ una cifra folle, ma prendiamola per buona : io l’ho trovata in un libro appena pubblicato dalla ragioneria generale dello Stato italiano intitolato “La spesa statale regionalizzata. Anno 1996”. Nel caso di Noale fa circa 65 miliardi : esattamente 100 in meno delle tasse che i cittadini di Noale mandano a Roma. Insomma, con lo Stato organizzato in questo modo Noale consegna allo Stato, ai partiti ed ai burocrati romani 165 miliardi ogni anno e ne riceve indietro , a dire una enormità , 65, di cui tre in soldi, e tutto il resto sotto forma di pessimi servizi, incluse le strade e i trasporti. Non ci sono parcheggi , i TIR passano per il centro della città , e la scuola, l’ordine pubblico , la giustizia e la sanità funzionano come sappiamo.
La Lega Nord é l’unico partito che propone da sempre la concorrenza, sia in economia che , con il federalismo, in politica. E che propone, da sempre, l’inversione dei flussi fiscali. Questo significa che Noale si terrebbe i suoi 165 miliardi e dopo ne manderebbe una parte a Roma . Ne manderebbe un pò per finanziare le spese generali dello Stato, come l’esercito e la politica estera. E ne manderebbe un pò per aiutare i cittadini di Regioni europee meno ricche del Veneto : la Puglia, la Sardegna, ma se permettete anche l’Andalusia, e l’Alentejo nel Portogallo , e la Tessaglia in Grecia , eccetera. Perché tra un Pugliese che vive male e un contadino dell’Alentejo che vive altrettanto male non ci deve essere nessuna differenza : altrimenti sì che saremmo dei razzisti. E invece a me sembra che razzisti siano proprio quegli egoisti che da Roma vogliono comandare in casa d’altri per favorire sé stessi e i loro amici.
Insomma, vi rendete conto che con quei quattrini, che sono quattrini dei cittadini di Noale ma che oggi sono gestiti da Roma, a Noale di circonvallazioni se ne potrebbero fare almeno cinque ogni anno. Ripeto : almeno cinque ogni anno, normali, interrate o sopraelevate, basta scegliere. E i cittadini di Noale potrebbero garantire una vecchiaia più serena ai loro anziani, scuole migliori ai loro figli, aiutare lo sviluppo e la competitività delle loro aziende, eccetera eccetera. Dunque se le cose non funzionano quelli che votano per la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania sono autorizzati a lamentarsi , perché loro vogliono cambiare l’organizzazione di questo Stato. Gli altri, quelli che non votano Lega Nord per mille motivi , probabilmente tutti seri e rispettabili ma che io non riesco proprio a capire, hanno tutto il mio rispetto, perché dobbiamo sempre rispettare le idee di tutti, ma secondo me non hanno il diritto di lamentarsi.
In questo esempio sono stato buono , perché non ho considerato i contributi sociali che pagano le imprese e i lavoratori. Ho preso come esempio Noale, ma avrei potuto parlare di Mestre, di Cuneo , di Brescia, di Savona , di Parma o di qualsiasi altra città delle Regioni del Nord. Ogni città ha i suoi problemi particolari , ma nessuno riesce a risolverli completamente perché tutti i soldi delle tasse vanno a Roma, che se li tiene, li gestisce , e restituisce delle briciole . E che vuole continuare a “vendere” in regime di monopolio servizi sempre più da terzo mondo.
Ho detto che il problema é la disinformazione, la mancanza di consapevolezza e l’ indifferenza. Come facciamo a far capire queste cose alla gente? Come facciamo a svegliare e rendere più consapevole la società civile? Non lo so : la Rai a noi della Lega Nord di queste cose non ci lascia mai parlare . Provateci voi : ritagliate questo articolo , fatelo girare, fatelo leggere e discutetene. Discutetene con quelli che votano per i partiti romani e con quelli che pensano di ottenere una significativa inversione dei flussi fiscali alleandosi proprio con i partiti romani.
di Giancarlo Pagliarini
6 Comments
franco
Lega ogni giorno sempre più patetica !!!
Bossi o Calderoli andrebbero rottamati …
casimiro
Trovo interessante il commento di ieri di Giuseppe su Bergamonews: è una chiave interpretativa che, da un lato, conferma alcune posizioni sopra espresse da Pagliarini, ma dall’altro lato ne pone in evidenza le manchevolezze.
Prode Anselmo
Letto per voi: Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo sulla biografia non autorizzata “Maroni. Una vita da mediano” in uscita fra pochi giorni e rammenta quando Bobo Maroni ha arringato i colonnelli e i fedelissimi a Bergamo.
Bossi contro Maroni
eterno duello nella Lega
Nella biografia non autorizzata “Maroni. Una vita da mediano”, in uscita tra pochi giorni, è ripercorsa la storia delle occasioni mancate, dei sogni infranti dei militanti del Carroccio che volevano Bobo a capo del popolo padano e che proprio da lui sono stati spesso zittiti. La storia del generale che si rifiuta di guidare l’esercito Le fortune della Lega sono inversamente proporzionali alla popolarità di Roberto Maroni.
Se la politica potesse essere raccontata attraverso delle formule matematiche, questo probabilmente sarebbe uno dei postulati cardine per la comprensione degli alterni destini del Carroccio e del suo eterno numero due. Quando il movimento è difficoltà la militanza gioca la carta Maroni, il barbaro sognante che accende l’entusiasmo dei suoi guerrieri. È successo così nella seconda parte del 2011. Un anno in cui la Lega è riuscita ad essere tutto e il contrario di tutto, generando una frattura interna senza precedenti. Una frattura che ha sancito la nascita di una dicotomia lacerante e senza apparenti possibilità di ricuciture. Una Lega duale, in cui per mesi hanno convissuto due anime contrapposte. Quella di governo e quella di lotta, quella berlusconiana e quella antiberlusconiana, quella cerchiomagista e quella maroniana. Di fronte alle manovre estive partorite da Tremonti e dal governo di Silvio Berlusconi, la militanza leghista è apparsa confusa.
Come se non bastasse, dopo l’annuncio dei tagli agli enti locali anche i borgomastri del Carroccio hanno iniziato a mordere la mano del loro padrone. Tutto sembrava precipitare e a settembre il malcontento era talmente diffuso e profondo che i sondaggi interni al movimento davano una Lega in caduta libera, sotto al 5%. In quel preciso momento lo stesso sondaggio diceva che se la Lega avesse cambiato leader, affidandosi a Maroni, avrebbe raggiunto risultati mai sperati, attestandosi sopra al 12%. I sondaggi lasciano il tempo che trovano, soprattutto quando sono tramandati oralmente come dei miti e non sono sostenuti da una documentazione ufficiale e probante. Ma la sensazione è che quei numeri per un po’ abbiano inebriato lo stesso Bobo Maroni, che durante l’anno ha messo in moto la macchina del dissenso interno. Ha arringato i colonnelli e i fedelissimi in riunioni tra Bergamo, Brescia e Varese. Ha contato i numeri e mostrato i muscoli. In aula come sul territorio, in occasione delle elezioni per il rinnovo dei segretari locali. Ed è proprio nelle settimane che hanno preceduto l’elezione del segretario provinciale di Varese che si è consumato lo scontro più duro tra le truppe maroniane e il cerchio magico bossiano. Un braccio di ferro tesissimo, che ha costretto il gruppo di potere più vicino alla famiglia Bossi a far esporre il Capo in persona, che ha indicato il suo candidato, dando vita a un periodo di tensioni impensabili per un movimento come la Lega. Il giorno delle elezioni è scoppiata la rivolta. Decine di delegati si sono scagliati apertamente contro la decisione di imporre, senza voto, un candidato unico. In quel momento sarebbe bastato un cenno di Maroni per far compiere ai suoi soldati il passo decisivo verso la svolta. Invece no. Lui ha preferito suonare ancora una volta la ritirata. Insomma, Roberto Maroni è sempre arrivato ad un millimetro dal successo, dal traguardo, dalla leadership, ma ogni volta, per un motivo o per un altro, si è dovuto o voluto accontentare di accodarsi, di fare il gregario, di chinare il capo. Un personaggio carismatico e per certi versi ambiguo, che molti leghisti vorrebbero alla guida del loro partito. A lui è stata dedicata una biografia non autorizzata intitolata “Maroni. Una vita da mediano” (Editori Internazionali Riuniti), in uscita tra pochi giorni.
È la storia delle occasioni mancate, dei sogni infranti dei militanti leghisti che lo volevano a capo del popolo padano e che proprio da Bobo sono stati zittiti in ogni occasione che conta. Un libro che tratteggia la vicenda politica del personaggio attraverso interviste esclusive agli amici, agli amministratori che gli sono più fedeli e ai leghisti di strada che ancora lo spingono a rompere con il cerchio magico del Senatur e fare il grande salto al timone della Lega Nord. Pagine da cui emergono azioni e contraddizioni che ne hanno scandito l’attività e il pensiero politico, dalla giovinezza ai giorni nostri. Probabilmente non esiste una ricetta per il superamento della leadership di Umberto Bossi, ancor meno dopo la fine del governo Berlusconi. Certo è che dietro l’apparente calma ritrovata di questi giorni bollono ancora gli stessi rancori di qualche mese fa e prima o poi i malumori torneranno a galla.
Vecchio socio fondatore
Ottimo articolo, quello sopra riportato da “Il fatto quotidiano”, che riflette la vera situazione all’interno della Lega. Maroni vorrebbe fare il salto ma non lo fa semplicemente per la paura di perdere la sedia che si tiene ben stretta all’interno del movimento, con i connessi poteri di controllo e ricatto. La situazione vera è che a livello bergamasco il fiume di voti che da sempre riempiono il canestro alle elezioni si sta svuotando. Una segreteria, quella di Invernizzi e del suo amicone Pedretti, del quale è succube, incapace di dare una linea politica: infatti, sta determinando lo sfacelo di molte sezioni, Albino, Curno e Mozzo in testa, stando a quel che si legge. I militanti della prima ora stanno scappando. Io non sono ancora scappato, ma sono incazzatissimo. Alle prossime elezioni avremo: a) una Lega che non supererà il 10% nella bergamasca, o anche meno; b) l’ultima edizione in chiave leghista della Provincia; c) amministrazioni comunali dove fioriranno liste civiche con indirizzo di centro/sinistra; d) dimezzamento dei parlamentari e dei consiglieri regionali, e questo sarebbe ancora il meno peggio. L’ora della resa dei conti è alle porte. O la Lega cambia indirizzo e segretario, almeno provinciale (dubito!!) o sarà la morte di un movimento che ha suscitato grandissime speranze e che ormai sta arrivando al capolinea per la sua deriva da partito fatto da piccole congreghe di piccoli uomini.
Fra’ Gargario da…(dove volete voi)
Rita
Consiglio ai cosiddetti dirigenti leghisti di usare l’olio Pinna, reclamizzato da Roberto Vitali, oppure, meglio, qualunque altro olio di minor pregio, anche quello dei discounts, per ungersi la fronte e il buco del …
Trotto Mignotto
Letto per Voi da “Il Fatto quotidiano”:
I soldi della Lega Nord?
Finiscono investiti in Tanzania
Un articolo del Secolo XIX ricostruisce gli investimenti del Carroccio. Norvegia, Cipro e anche il continente nero la destinazione del denaro, movimentato dal tesoriere Belsito. Polemiche della base nel partito che oggi riunisce la segreteria. Salvini: “Le sezioni fanno fatica a pagare l’affitto. Mi auguro che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino”
C’è aria di burrasca nella Lega Nord dopo la diffusione delle notizie sui giri di denaro che hanno interessato i conti del partito, documentati con dovizia di particolari in un articolo pubblicato domenica sul Secolo XIX. Di questi soldi, provenienti dai rimborsi elettorali, tanti nel movimento non sapevano nulla e probabilmente sarà la segreteria politica in programma per oggi nella sede milanese del Carroccio a chiarire la faccenda.
Negli ultimi giorni dell’anno appena concluso un conto da 10 milioni di euro, gestito direttamente dal segretario amministrativo federale del Carroccio Francesco Belsito, è stato letteralmente prosciugato e i soldi sono stati investiti in gran parte all’estero tra Norvegia, Cipro e Tanzania. Stando alla ricostruzione del quotidiano genovese, i movimenti-base dei soldi leghisti verrebbero gestiti attraverso diversi conti correnti ordinari nelle varie filiali del Banco popolare, i movimenti straordinari sarebbero invece coordinati da Banca Aletti.
“I movimenti-base – si legge nell’articolo di Mari – sono vistosi spostamenti, in entrata e in uscita: nell’ultimo semestre dai soli conti liguri sono stati trasferiti almeno 700 mila euro ad altri conti della Lega Nord, sono stati emessi almeno 450 mila euro in assegni circolari e lo stesso Belsito ha ritirato in contanti almeno 50 mila euro”.
Per quanto riguarda invece il fitto programma di investimenti leghisti andato in scena tra il 15 e il 30 dicembre scorsi le cifre sono ancora più corpose. Il primo movimento porta dritti a Cipro: “1,2 milioni di euro dalla Lega Nord per l’acquisto di quote del fondo “Krispa Enterprise ltd”. Il fondo è basato a Larnaca, città turistica della costa meridionale, vicina al confine con Cipro Nord”. Passa qualche giorno e un’altra parte dei fondi del partito di Bossi partono alla volta del nord Europa: “7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per sei mesi a un interesse del 3,5%”. L’ultimo spostamento di danaro ordinato da Genova è quello per “il collocamento dei 4,5 milioni di euro per un’operazione in Tanzania”. Quest’ultimo investimento, sempre stando alla ricostruzione del Secolo XIX, coinvolgerebbe anche il consulente finanziario Stefano Bonet, il cui nome è legato anche ad un rocambolesco fallimento societario risalente al 2010, oltre ad essere in affari con l’ex ministro Aldo Brancher (che si è dimesso dopo 17 giorni perché indagato sulle scalate ad Antonveneta).
Francesco Belsito, plenipotenziario tesoriere del Carroccio legato con un filo diretto al Capo, Umberto Bossi, ha puntualizzato che “queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie”, spiegando di non conoscere nel dettaglio le operazioni, perché, dice, “noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo. Non sono operazioni in paradisi fiscali ma investimenti alla luce del sole. Noi investiamo con concretezza, ci fidiamo dei nostri consulenti e scegliamo le cose migliori”.
Inutile dire che la notizia non è stata accolta con entusiasmo in casa leghista dove c’è già chi auspica una spiegazione, come l’eurodeputato Matteo Salvini, che ricorda: “Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l’affitto a fine mese. La Padania, il nostro quotidiano, versa in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania… Spero, per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino speso”.