Autore

Luca Allevi

Dottore commercialista, pubblicista. Partner Leaders e del network Gruppo 24 Ore. Magistrale Economia Bocconi e Master RE NY University. Ha lavorato in Pizzarotti, Essex Capital NY e Avalon RE. Cell. 338-378.57.65 luca.allevi@leaders.it

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2 Comments

  1. 1

    Serena

    Finalmente qualche viso nuovo

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  2. 2

    Aristide

    Questi risultati non soltanto dimostrano il discredito del quale “godono” (diciamo così) i partiti, nei quali i cittadini vedono giustamente i portatori d’interessi molto privati e pochissimo civici, ma anche il discredito del quale godono i mezzi di comunicazione (e i giornalisti che vi lavorano). Le liste civiche hanno avuto modesta visibilità mediatica, è vero. Ma le comparsate dei politici, le interviste, i “conigli mediatici”, le pubbliche relazioni, le markette, i piaceri sottobanco hanno fatto il loro tempo. Ci lasciano indifferenti. Perché i cittadini dovrebbero mai credere ai giornalisti? Che cosa hanno fatto i giornalisti per meritarne il rispetto? Forse che esercitano quella funzione di filtro della verità, della quale si fa parola in altra parte di questo giornale?

    Del resto, è una storia vecchia: si diceva che Berlusconi vincesse perché controllava la televisioni, ma – ammesso che ciò fosse in tutto e per tutto vero, e non lo era – Berlusconi ha vinto e perso a fasi alterne, a parità di “dominio” sui mezzi di comunicazione di massa. Adesso a Milano, obiettivamente, ha perso. Può darsi che poi la Moratti ce la faccia, al ballottaggio: ma colui che ha perso è lui; la faccia di Berlusconi è persa, per sempre. Così impàra a candidare personaggi ìmpari (alla storia di Milano). Così impara a inserire di forza nel listino bloccato la Minetti. Anche Bossi, e il cerchio magico che gli sta intorno e che lo condiziona, hanno pagato lo schiaffo inferto ai cittadini lombardi con la candidatura del Trota (votato dai montagnardi, è vero, ma candidato per motivi di famiglia, nonostante il curriculum studiorum pochissimo brillante: e pensare che trascorse un anno sabbatico, o giù di lì, a Curno, per idoneamente acculturarsi!).

    Riguardo all’irrilevanza della televisione e dei giornali, l’esempio della Lega è illuminante: quando la Lega nord non aveva ancora perso la sua spinta propulsiva, quando non era stata presa da furore di lottizzazione, prima che candidasse al Consiglio regionale dei Lombardi due noti intellettuali, e correttamente candidava uomini della levatura di Miglio e Pagliarini, la Lega faceva il pieno di voti. Ciò avveniva quando la Lega nord era additata al disprezzo, per sentenza della borghesia illuminata e dei giornalisti reggicoda o, in alternativa, era ignorata. Già, perché l’indifferenza è peggio del disprezzo.

    La Lega nord, ultimamente, non è arrivata a controllare l’informazione, ma aveva il controllo di non pochi giornalisti. A livello personale, all’insaputa del direttore. Oppure il direttore era al corrente, ma non ci poteva far niente, perché quel giornalista, o collaboratore, faceva parte di un sistema di lottizzazione che assolutamente non poteva esser messo in discussione. «Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare…». Per esempio: la tua testata va così e così e temi di rimanere senza lavoro? Beh, tu finché sei al giornale mi fai qualche servizietto, poi si vedrà, ti troveremo un lavoro istituzionale, o metteremo una buona parola, da qualche parte.

    Bene, nonostante il fatto che la Lega nord sia riuscita, con le blandizie o con altri mezzucci, a blindare l’informazione, soprattutto quella locale, riguardo a certi sommovimenti interni, avvicendamenti e vere e proprie purghe, nonostante la sete di verità dei cittadini mai sia stata giudicata degna di uno straccio d’inchiesta da parte dei signori giornalisti, qualcosa è trapelato. Si esagera, addirittura. In mancanza di riscontri certi, c’è chi parla di nuovi regolamenti di conti, solo perché – per esempio – a Ponte san Pietro la Lega è avanzata, invece che arretrata. Infatti, un influente politico locale, che non era nemmeno candidato, potrebbe ascrivere questo risultato a suo merito. Ma in che paese siamo? A Ponte san Pietro la Lega avanza, io politico territoriale dico che il merito è mio, perciò faccio proclamare una fatwa contro i miei nemici, quindi procedo a un nuovo tentativo di purga a Curno (dopo il fallimento del precedente). Ma è possibile? Bisognerebbe ricordare a certi politici territoriali che l’editto di Rotari è decaduto da un pezzo, e con esso sono decaduti la faida e il guidrigildo. Quanto alla purga, essa non è contemplata né dal diritto longobardo, né da quello romano.

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