Martedì si è tenuto presso il nuovo showroom della Ferretticasa di Dalmine un convegno/dibattito sul mercato immobiliare nelle diverse prospettive. Oltre che dai padroni di casa, i lavori sono stati coordinati da Marco Recalcati, responsabile della funzione Real Estate Structuring Finance di Unicredit. (F. Rossi)
“Ho l’impressione che negli ultimi cinque/sei anni sia intervenuta nel mercato una serie di cambiamenti – ha esordito Matteo Ferretti – che ha condizionato in maniera significativa ed irreversibile il nostro prodotto ed il nostro lavoro. Cito per brevità: la sensibilità e la normativa legate al risparmio ed alla classificazione energetica, l’eccessiva ricerca dell’isolamento acustico nonché la necessità di provvedere ad una maggiore cura delle esigenze del cliente. Tutto ciò, contestualmente ad una repentina contrazione della domanda che ha comportato un improvviso rialzo dei costi che gli operatori non sono riusciti a ribaltare sui prezzi di vendita, erodendo i margini operativi ai limiti della sostenibilità”.
Marco Recalcati aggiunge che: “anche l’aspetto della finanziabilità delle opere e del mercato immobiliare in generale ha avuto una forte revisione: oggi le opere per essere appetibili debbono avere degli attrattori forti sia commerciali (tipo di progetto, visibilità, localizzazione, caratteristiche) che finanziari (adeguatezza dei capitali dell’investitore e sostenibilità dei costi). Il rapporto Banca-Impresa deve essere più costante e condiviso, improntato all’apertura quasi ad un rapporto di partnership strategica, ferme restando ovviamente le peculiarità proprie dell’imprenditore.”
Alle riflessioni di Giovanni Aurelio Messina – Consulente immobiliare – tendenti a puntualizzare il rischio di una minore fluidità dei tempi operativi, Recalcati ribatte che tale rischio non dovrebbe presentarsi se ciascuno operi coerentemente nel proprio specifico ruolo, pur condividendone i fondamentali.
Altri importanti operatori sono intervenuti.
Rota Nodari che ha invitato ad inventare qualcosa di nuovo tipo ll’iniziativo della Legler dove un’edifico industriale è stato riconvertito in residenziale.
Massimo Vitali ha evidenziato la frenata del nostro paese rispetto ai paesi cosiddetti emergenti.
Enrico Rizzetti, da buon agente immobiliare, ha evidenziato la possibilità di effettuare ottim operazioni (vedi la sede dell’inps) che, se non ci fosse la crisi, sarebbero difficilmente proponibili agli attuali prezzi.
Il Geom. Fiorini ha suggerito la possibilità di unire le forze per affrontare iniziative che, diversamente, sarebbero difficilmente gestibii da un’unico operatore.
Insomma, ognuno ha evidenziato un elemento di possibile svolta per il futuro del mercato.
Giovanni Messina ha manifestato le sue perplessità sulla possibilità che la banca possa operare con le imprese non solo come semplice finanziatrice.
Dall’unione strategica di più operatori per affrontare le opere più importanti alla valutazione di nuovi mercati esteri in forte espansione, attraverso percorsi che vedano l’inserimento dei giovani nei board, l’innovazione e l’attenzione verso un processo di recupero domestico delle aree industriali, oggi non adeguatamente considerate, sino all’istituzione di specifici fondi immobiliari pubblici.
2 Comments
Aristide
L’articolo informa il lettore di Bergamo info che a Dalmine c’è stato un convegno-dibattito della Ferretticasa, dal quale emerge la grinta di una famiglia alla ricerca di nuove prospettive di crescita. Riguardo alla grinta, non ho motivo di dubitare, tanto più se metto in relazione quest’articolo con l’altro apparso sempre su Bergamo info, dal titolo “L’innovazione immobiliare comincia da Bergamo”. Si veda:
https://www.bergamo.info/economia/l%E2%80%99innova…
Infatti, leggevamo in quell’articolo: «Questo luogo – spiega Roberto Ferretti responsabile marketing dell’azienda – incarna una nuova filosofia: quella di trasformare l’acquisto della casa in un’esperienza conoscitiva, visiva ed estetica. Un vero acquisto consapevole».
Però alla luce dell’impostazione etica e cristiana che traspare in numerosi articoli di Bergamo info, e che caratterizzano questa interessante iniziativa editoriale, mi pongo due domande:
a) Mi domando se la grinta sia un merito e se, come tale, possa essere oggetto di notizia obiettivamente degna di segnalazione ai cittadini. Segnalo inoltre che bisognerebbe spiegare quale dovrebbe essere per i cittadini il vantaggio di un «più costante e condiviso» rapporto Banca-impresa «improntato all’apertura quasi ad un rapporto di partnership strategica, ferme restando ovviamente le peculiarità proprie dell’imprenditore». Il fatto è che sto leggendo l’ultimo libro di Pansa, ‘Carta straccia’, dedicato al giornalismo e ai giornalisti: mi viene naturale pormi questo interrogativo, quasi per riflesso condizionato.
b) Riguardo allo stesso merito, fermo restando che è meglio edificare una società sul merito, piuttosto che sul demerito (direbbe Catalano) mi domando però se il merito associato alla determinazione di successo economico (e non solo) sia esso stesso un merito: in particolare, nella costruzione di una società degna del patrimonio di conoscenze e valori accumulati in un secolare progresso di civiltà occidentale. La quale (lo dico con buona pace di Mitterand) è l’esito dell’innesto della civiltà cristiana sul lascito della civiltà greco-latina. Volendo anche trascurare Seneca, ch fu “naturaliter christianus”, tutta la civiltà antica, tutta la civiltà cristiana non dànno un singolo appiglio perché ci si compiaccia dell’“auri sacra fames” [dove “sacra” significa “esecrabile”, dunque la fame di ricchezze è esecrabile], o di Mammona.
Naturalmente, questo non significa che si debba cadere nell’errore opposto, quello di un savonaroliano disprezzo del benessere (al quale si rifece Nando dalla Chiesa nella sua campagna per l’elezione a sindaco di Milano, anni fa, nella tradizione dei “piagnoni” fiorentini, appunto, o dei patarini milanesi; a questa stessa tradizione si accosta oggi a tratti, ma con garbo, l’attuale candidato sindaco di Milano Pisapia). Ancora una volta, ci viene in soccorso la saggezza antica: si leggeva, infatti, nel tempio di Apollo, a Delfi, l’iscrizione μηδέν άγαν, che ammoniva “Di niente troppo”.
Aristide
Consapevole del fatto che queste pagine sono lette nel Consiglio regionale dei Lombardi e che ivi siedono noti intellettuali come Nicole Minetti, Renzo Bossi detto il Trota e Roberto Pedretti, mi affretto ad aggiungere uno spirito lene sopra la lettera alfa della citazione greca sopra riportata. Invece di "μηδέν άγαν", come pure si scriverebbe in lingua neogreca (nella quale da qualche tempo, deplorevolmente, sono stati aboliti gli spiriti come segni diacritici), si legga "μηδὲν ἄγαν", com'è più corretto scrivere in greco antico. Così mi sento più tranquillo: i tre intellettuali sopra menzionati non avranno niente da ridire.