DOMENICA DI PENTECOSTE ANNO C
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,8-17)
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Commento
Questo testo costituisce la piena rivelazione del Vangelo secondo Paolo: l’uomo è figlio di Dio e fratello di Gesù tramite il dono dello Spirito Santo. Il brano si pone dopo le riflessioni sulla potenza del peccato che domina il mondo con i suoi numerosi errori, compresa la religione ebraica. Pure fondata sui 10 comandamenti, pure la religione ebraica aveva ricevuto interpretazioni distorte, denunciate da Gesù, e si era trasformata in motivo di disprezzo per i non Ebrei. Essa ha accecato gli ebrei impedendo loro di accogliere Gesù, come ben testimonia la vicenda di Paolo, prima zelante fariseo e persecutore accanito.
Dopo la conversione, ha compreso che l’opera di Gesù consiste in una radicale trasformazione dei rapporti umani con Dio e tra gli uomini operata dallo Spirito Santo. L’identità di una persona è costituita dalle relazioni su cui si struttura la personalità di ognuno di noi. Sono i rapporti tra genitori e figli, che fanno sentire al singolo di essere amato e gli conferiscono la consapevolezza di essere figlio. Gesù annuncia che i rapporti fondamentali dell’uomo sono radicalmente cambiati, a partire da quelli fondamentali con Dio. Egli non è solo il Creatore e Signore del cielo e della terra, ma è soprattutto Padre. Gesù afferma che Dio Padre ha un amore verso noi uomini uguale a quello che ha per lui, né più né meno. Anzi egli è venuto nel mondo per rivelare proprio questo mistero. È come se ci dicesse: “Guardate che voi uomini siete amati dal Padre come ama me. A pieno diritto dovete sentirvi suoi figli e quindi miei fratelli e fratelli tra di voi. Voi siete oggetto delle sue cure continue, di cui io, Gesù, sono il perfetto esecutore attraverso la mia opera nel mondo”. L’uomo non può condividere la condizione di Figlio di Dio secondo la natura divina come Gesù, perchè siamo creature; invece, lo possiamo a livello degli affetti che strutturano la nostra personalità. Paolo afferma che i rapporti col Padre sono caratterizzati dalla familiarità e dalla confidenza più grande, analogamente a quelli di Gesù: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi, ma avete ricevuto uno Spirito di figli adottivi per mezzo del quale GRIDIAMO: PADRE. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio”. Questa è la relazione fondamentale su cui si struttura la personalità del cristiano, estensibile e valevole per ogni uomo. In ciò si esprime il culmine della nostra esperienza di fede: la consapevolezza di essere amati come figli dal Padre e come fratelli da Gesù. Questo è il fondamento che rivoluziona di conseguenza tutti i rapporti umani! Siamo chiamati a rinnovare questa consapevolezza ogni volta che diciamo nella preghiera il Padre Nostro.
In questa consapevolezza vediamo che l’identità cristiana è data dallo spirito di figliolanza, che originariamente è solo di Gesù, ma che Egli vuole condividere con noi. Ci invita ad amare il Padre, ad invocarlo come tale, a non vedere il Giudice inflessibile che condanna, ma il padre misericordioso della parabola evangelica del figliol prodigo, il ribelle che lo ha offeso abbandonando la casa paterna. Scoprire il volto del Padre, seguendo l’insegnamento e le parole di Gesù, significa rimodellare tutti i rapporti umani: in quanto figli di Dio, siamo chiamati ad amarci tra di noi come ci ama il Padre; in quanto fratelli di Gesù, che si è fatto uomo, siamo chiamati ad imitarlo Gesù nel rapporto che ha con il Padre e con gli uomini. Ciò è possibile grazie allo Spirito Santo che ci è stato donato da Gesù: questa trasformazione è la nostra Pentecoste.