Autore

Articoli correlati

34 Comments

  1. 1

    Mimmo Pagliarini

    TITOLO: LA LIBERTA’ NON LA REGALANO

    PUBBLICATO SU LAPADANIA IL 20/05/1997

    Domenica sera . Apro la televisione e vedo D ' Alema che accusa la Lega Nord di seminare odio e violenza. Subito dopo sullo schermo appare il Presidente della Camera , Violante , che dalla Yugoslavia parla dei drammatici effetti della guerra . E Violante nella sostanza suggerisce che malgrado gli sforzi di quei cattivi barbari della Lega Nord questo in Italia non succederà, perché "ci sono i buoni , e i buoni hanno la forza sufficiente per impedire (usando la forza) la secessione".

    Affermo che D 'Alema e Violante sono in mala fede . I motivi economici della nostra proposta sono esposti in estrema sintesi qui di seguito , in tre soli punti. Spero siano fotocopiati, diffusi e discussi : sfido pubblicamente D'Alema , Violante e chi la pensa come loro ad indicare dove sono i semi dell'odio e della violenza.

    1. Il 1 Gennaio 1999 partirà l'Unione Monetaria. L'Italia ne sarà quasi sicuramente esclusa, e di conseguenza i nostri concorrenti pagheranno meno il denaro , meno il costo del lavoro ed avranno una minore pressione fiscale . Potranno investire in studi, ricerche e sviluppo di nuovi prodotti. Le nostre aziende saranno sempre meno competitive : sarà recessione e la disoccupazione raggiungerà livelli drammatici. Se per miracolo entreremo nell'UM sarà ancora peggio, perché apporteremo il nostro mercato interno ma non potremo armonizzare fisco, pensioni e assistenza , perché nell'UM entrerebbero due paesi : la Padania, competitiva , ed il Mezzogiorno, dove purtroppo mancano imprese, imprenditori ed infrastrutture , e che di conseguenza attualmente non é competitivo: deve aspettare e dobbiamo aiutarlo a crescere . Dunque, anche se il paese entrerà nell'UM , ma vi entrerà unito, sarà recessione e disoccupazione .

    2. Da questo scenario é agevole prevedere forti tensioni sociali, disoccupazione, perdita del potere d'acquisto delle pensioni e congelamento del debito pubblico . E , ancora peggio, la crisi economica farà dimenticare a troppi uomini i veri valori , che non sono solamente quelli dell'etica e dell'onestà nei rapporti economici, ma sono la cultura, la solidarietà , i figli, la famiglia . Insomma, la qualità della vita.

    3. Queste considerazioni dovrebbero far capire ed apprezzare la nostra proposta di separazione consensuale . La Repubblica Federale della Padania entrerà subito nell'UM e come moneta utilizzerà l'Euro. La lira resterà la moneta del Sud e rispetto all'Euro sarà estremamente competitiva . Dunque, al Mezzogiorno si potranno garantire trasferimenti di solidarietà , soprattutto per le pensioni in essere, e grazie alla maggiore responsabilità ed alla moneta più competitiva inizierà il suo risanamento, perché la nuova situazione faciliterà l' afflusso di capitali , di imprese, di turismo , maggiori esportazioni e diminuzione della disoccupazione , della mafia e della malavita.

    E allora, per favore, ditemi dove , con questa proposta, la Lega Nord semina odio e violenza .

    La violenza, credetemi, la sta seminando qualcun altro . Per esempio, é violenza quella del ministro degli interni Napolitano quando dichiara che il nostro referendum del 25 Maggio "non é rappresentativo della volontà popolare". Attenzione , perché qui abbiamo due cose che la gente non deve dimenticare : 1) i detentori del potere che non consentono di effettuare un referendum che ha per oggetto il diritto stesso alla libertà , e 2) la gravissima dichiarazione del Ministro che cittadini che esprimono liberamente la loro volontà non sono rappresentativi : il loro parere e le loro opinioni non contano . Dato che il potere , nella circostanza, non li ha plasmati e non li ha indirizzati dove vuole lui.

    Questa dunque é violenza : oggi é violenza contro quelli che ritengono condivisibile il progetto di separazione consensuale , ed é violenza anche contro quelli che non lo condividono e vogliono liberamente dichiarare la loro opposizione. Ma domani la mancanza di libertà e di rispetto per i cittadini colpirà altri : quelli che vorrebbero una legge migliore per regolare i flussi dei cittadini extra comunitari , quelli che dopo una vita di lavoro vorrebbero incassare le loro pensioni , quelli che non vorrebbero subire gli effetti del congelamento del debito pubblico, e tanti altri.

    E ditemi perché D'Alema recita alla TV che nella bicamerale " ci sono porte aperte a chi vuole le riforme, ma non a chi predica la secessione". Perché se , ragionando, si dimostra che questa é la soluzione che tutela i valori più veri e più profondi dell'uomo?

    Che senso ha parlare ancora di confini ? I confini economici e culturali non esistono più . Perché credere ancora nel Dio-nazione ? Come ci si può professare Europei, e pensare di costruire l' Europa accettando ancora l'egoismo degli stati-nazione . Credendo nella "grandeur" della Francia, nella "krande Deutschland uberalles ", nel tricolore e nella "vittoria schiava di Roma"?

    Gli Stati- nazioni sono finiti , come economia e come cultura. Con il trattato di Roma gli Stati europei hanno ceduto sovranità legislativa, accettando il sistema dei regolamenti e delle direttive comunitarie. Adesso, con l'UM , trasferiscono ulteriore sovranità : quella finanziaria. Dunque, fatemi capire perché , se non per la tutela del potere da parte di coloro che lo detengono, il nostro progetto viene così demonizzato ed assistiamo a questa battaglia antistorica e di retroguardia?

    E l'Europa la dobbiamo fare perché c'é una cultura comune , europea, alla quale dobbiamo fare giocare un ruolo nel villaggio globale dell'economia , della cultura e della società civile del mondo. Quella europea é una cultura di civiltà, di rispetto e di solidarietà. Nel mondo non devono prevalere culture di paesi emergenti che consentono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Ma le potremo ostacolare solo con una Europa forte , unita ed economicamente competitiva. Non certo , mi auguro , con le armi.

    Ecco, scusate lo sfogo e scusatemi se ripeto troppo spesso le stesse cose : ma quando ho sentito D'Alema e Violante dire ai telegiornali del servizio pubblico nazionale quelle cose assurde sull'odio e sulla violenza seminati dalla Lega Nord , ci sono rimasto veramente male. Questi signori , e tanti come loro, rifiutano deliberatamente di ragionare . E' fin troppo evidente che cercano solo di tutelare il sistema di potere . Perché , invece di ricorrere alle offese, alle bugie e ad una retorica medioevale , non provano a contestare la nostra proposta sul piano tecnico, o a proporre , nero su bianco, un'altra soluzione ?

    E' necessario far capire ai detentori del potere che i cittadini vogliono che i loro rappresentanti ragionino , che valutino tutte le possibili soluzioni, senza preclusioni . Le cose da fare sono tante, ma quella più importante, oggi, é una sentita partecipazione al nostro referendum di domenica prossima.

    In questi giorni il centralino del Governo della Padania ha ricevuto molte telefonate da cittadini che chiedono "cosa si rischia ad andare a votare il 25 Maggio". Non c'é nessun rischio, ma il problema é un altro . La gente fa queste telefonate perché ha paura. I detentori del potere romano negano la libertà , non hanno permesso questo referendum e la commissione bicamerale non lo ha nemmeno bocciato : lo ha dichiarato "irricevibile". Le polizie, le Digos , i prefetti , i questori , le guardie di finanza , le banche , la magistratura e le altre istituzioni dei detentori del potere fanno paura ai cittadini. E questo fatto , da solo , dovrebbe convincere tutti i cittadini della Padania ad andare a votare, anche indipendentemente dallo specifico quesito referendario. Dobbiamo votare , per il si oppure per il no, per confermare a noi e per dimostrare a Roma e al suo esercito di burocrati che siamo uomini liberi.

    Perché la libertà non é la possibilità di brontolare e di protestare. Se non rompi troppo le scatole te lo lasciano fare : e fanno anche finta di ascoltarti e di interessarsi del tuo problema , che comunque non sarà mai risolto. La libertà vera é un'altra cosa, e non te la regala nessuno. E se non abbiamo il coraggio di guadagnarcela , allora non ce la meritiamo e non l'avremo.

    Giancarlo Pagliarini

    Governo della Padania

    Reply
  2. 2

    Giuli

    Cari Pagliarini,

    premetto che ciò che mi accingo a scrivere è una semplice riflessione di natura diciamo così dottrinale, un esercizio di semplice pensiero senza alcuna volontà fattuale. Però, forse, è giunto il momento di chiedersi certe cose.

    L'allora On.le Pagliarini poneva nel 1998 degli scenari che puntualmente si sono avverati con l'ingresso nella moneta unica (non poteva certo prevedere la crisi economica più grave di sempre); correttamente e con animo onesto prevedeva dei passaggi diretti a ottenere la libertà, cercando di non abbandonare al proprio destino una nave che da oltre un secolo, quasi un secolo e mezzo, faceva acqua. Come si vede, la nave continua a fare acqua e la libertà non c'è. Nel corso della storia io però ho visto raramente che le buone intenzioni, le manovre generose dirette a evitare danni agli altri abbiano portato a qualche risultato se non il mantenimento dello status quo antea. Ho visto, invece, che tutte le rivoluzioni si sono fatte quando una fetta di "popolo" all'interno di uno Stato, e talora anche di una nazione, (quindi, sia nel senso di alcuni ceti sociali, sia nel senso di popoli), si sono egoisticamente e unilateralmente decisi a compiere il passo, e in forza di questo o hanno imposto la propria forza economica o hanno usato la forza bruta. Aborrendo l'uso della forza bruta, della violenza, cosa mai accettabile, forse l'uso della leva economica come strumento per costringere gli altri a non ucciderti economicamente e socialmente potrebbe essere il mezzo più consono.

    Qui, però, entra in gioco l'assoluta incapacità di noi italiani ad assumere decisioni, quel tirare a campare che da sempre ci caratterizza.

    Cari Pagliarini, la possibilità di cambiare forse c'è stata allorquando migliaia di persone si sono riunite lungo il Po, ma è stata frustrata dall'incapacità di comprendere che solo un sostegno culturale diffuso (che probabilmente c'era anche), unito al dato del consenso popolare, avrebbe consentito di raggruppare una fetta di popolazione maggiore, arrivando a quel necessario consenso dei ceti più elevati che forse avrebbero potuto trainare i cambiamenti.

    Non lo si è fatto. Con ogni probabilità per la paura di perdere il controllo del giocattolo, di vedersi soffiare dalle dita la gallina dalle uova d'oro.

    Ecco, oggi la gallina ha smesso di produrre anche uova normali, e il giocattolo s'è rotto. Ma scommettiamo che a Pontida il gioco delle tre carte riuscirà nuovamente?.

    Reply
  3. 3

    Karl Heinz Treetball

    Indubbiamente è molto difficile prevedere in Italia le tendenze elettorali: in questi ultimi tempi, nonostante le prudenze e le fumisterie al riguardo, gli studiosi dei fenomeni sociali e i sondaggisti hanno gettato reti evidentemente inidonee per "pescare" adeguatamente. Ci si chiede se nel nostro paese, abituato da sempre al gioco del lotto, e inquinato spesso dall'azzardo, tali attività possano esigere uno status di "tecniche", scientificamente verificabili, quali pretendono di essere. Le variazioni del consenso, d’altronde, sono l’anima che genera e alimenta efficacemente la vitalità delle democrazie avanzate, in coerenza coi relativi sistemi, e la nostra partitocrazia non rientra certo in quel novero. Siamo, infatti, più vicini alla "rappresentanza" mafiosa che a una rappresentanza degna di tal nome. Da noi ci sono scoppi improvvisi di rivolta, di mutazione a 180° del consenso, così, senza un preciso perché. O, meglio, con uno preciso: perché non se ne può più. E' la "sovranità popolare" made in Italy, quella che presuppone sì un’opinione pubblica libera di cambiare giudizio man mano sui propri rappresentanti politici, ma anche pretende di esprimere disagio e ribellione con gesti assai poco produttivi e lungimiranti. Infatti, qual è il nesso causale fra il sì ai referendum, con quorum ampiamente raggiunto, e l'impotenza dei politicanti, il loro distacco dalla vita concreta del popolo, la loro abissale ignoranza generale? Obiettivamete, nessuno, fatta salva la funzione di "segnale" assunta dagli esiti del voto, come nella miglior tradizione del noir di matrice mafiosa. Il Padrino, insomma, quella è la nostra legge elettorale o referendaria, che dir si voglia. E in tal senso, senza ombra di dubbio, i risultati dei due ultimi ravvicinati appuntamenti elettorali hanno attestato un forte fermento politico nei confronti dell’intera cosiddetta classe dirigente e politicante. (Dirigente che cosa, poi? Quasi tutti non hanno mai diretto alcunché se non, al massimo, la propria bicicletta).

    In questa occasione referendaria è comunque avvenuto un fenomeno interessante rispetto all’ultima consultazione a forte contenuto "eticamente sensibile", voglio dire quella del 2005, promossa sulla legge che aveva posto fine, almeno in Italia, al Far West della procreazione artificiale.

    Allora i quesiti erano ispirati da una forte polemica anti-cattolica, esplicitamente espressa dagli stessi promotori. E vi fu un'astensione senza precedenti. In questa occasione, invece, le domande proposte sono andate a motivare proprio la base cattolica.

    È chiaro che non si tratta di dare un valore confessionale alla partecipazione di domenica e lunedì scorsi, ma di riconoscere che laddove sono toccati, anche "erroneamente", come in parte avvenuto, i sentimenti profondi del popolo italiano – su valori come il bene pubblico dell’acqua o la difesa dell’ambiente o il principio di precauzione o, ancora, la giustizia uguale per tutti (perchè questo è stato in larga parte spacciato, e non era completamente vero) – la risposta diviene non solo favorevole, ma addirittura ampiamente favorevole. In questo caso, i princìpi etici sollecitati dai quesiti abrogativi richiamavano a quell’etica del «bene comune» che è patrimonio fondamentale della dottrina sociale della Chiesa. Distinguere pubblico interesse e interesse privato, garantire la finalità sociale e personale delle risorse comuni non sono fatti opinabili, ma coincidono con i dettami costitutivi della visione cristiana della politica. E la maggioranza del popolo l'ha adottata espressamente (e una larga fetta si è astenuta solo per ubbidire agli ordini di partito, non avendo la forza intellettuale di opporvisi o la capacità di formarsi una solida opinione propria. Ma erano d'accordo con la vulgata comune).

    La nostra cosiddetta democrazia, d’altronde, si struttura in una Repubblica parlamentare il cui funzionamento è fondato su movimenti politici organizzati come sopra si diceva, che dovrebbero essere in grado di captare e guidare con continuità il consenso, ma che in realtà mediano soltanto fra interessi diversi, a partire dai propri, da conseguire per primi. Il fatto che la partecipazione sfoci oggi in canali inconsueti e indipendenti, come sono i referendum o i candidati non ufficiali, è una potente spinta al cambiamento. Un cambiamento necessario, se si vogliono evitare guai peggiori. La Lega, in particolare e per di più, ha promesso da oltre venticinque anni un cambiamento anche strutturale: non è avvenuto e non è alle viste, nonostante le promesse e gli artifizi. Per questo i più incazzati, veramente incazzati, sono proprio i leghisti, appartenenti a un movimento speciale e sano, pulito, molto irritato con le strutture del partito.

    Oltretutto, è importante rimarcare che questo neo-protagonismo "dal basso" non spiega da sé quanto sta maturando realmente nella coscienza dei popoli italici. È solo il "sintomo" di un’aspirazione e di un bisogno che devono essere interpretati, non avendo trovato una reale soddisfazione nei mezzi politici attualmente a disposizione. La bomba, insomma, è per ora soltanto innescata. Forse andrebbe disinnescata…

    Chissà, forse è giunto il momento di riscattare il senso di alcuni principi, valori e senso fondamentali della nostra convivenza civile come "bene comune", "interesse pubblico", "partecipazione", "autonomia", "responsabilità", "rapporto inter gentes", "solidarietà", "sussidiarietà" etc. etc., tenendo presente che non è possibile farlo senza una rappresentanza adeguata ed effettiva. Non è possibile, infatti, una democrazia funzionale senza, al contempo, una civile, consistente e consapevole partecipazione popolare. Così come non c’è sovranità democratica senza un preciso riferimento al bene comune. Perciò l’interesse pubblico implica l’esercizio pieno e cosciente della partecipazione popolare. Le due cose procedono sempre di pari passo. Le indicazioni venute dagli italiani contribuiscono, dunque, a scuotere in profondità le fondamenta di maggioranza e di opposizione, della loro stessa organizzazione partitica, che ha caratteristiche come quelle sopra indicate, non certo partecipative. E garantire una stabilità politica purchessia non sarà più tanto facile. I popoli sembrano essere decisi a riprendersi il proprio esigente potere di vaglio, scelta e controllo sulla odierna casta politico-parlamentare. La grande "sberla", per dirla alla Calderoli, elettoral-referendaria lo dice con forza, e questo potrebbe avere effetti salutari su un quadro bipolare da rifondare.

    Reply
  4. 4

    cittadino del mondo

    Forse non saro' "avanti" come molti strateghi politici nostrani, ma secondo voi portare qualche ministero al nord potrà effettivamente far cambiare idea a Moody's nel darci qualche punto in più? Tante parole ma nessuno che si prenda la responsabilità di affermare questo.

    Se fosse così allora perchè non li portiamo tutti al nord almeno a Roma si elimina un po' di traffico e finalmente si potrà trovare qualche parcheggio in più senza dovere girare le ore in centro e prendere multe su multe in una vita impossibile!

    Che bello senza più traffico a Roma si potranno avere maggiori turisti che potranno finalmente godersi le bellezze storiche della tradizione romana ed in più con i ministeri a Monza potremo risanare il bilancio dello Stato riacciuffando quel rating AA+ che ci compete e che invece rischiamo di perdere.

    Amici, non sono esperto, sebbene in un primo momento fossi preoccupato della situazione economica italiana, dopo avere sentito le notizie di oggi e considerato che con quattro cose si puo' riportare tutto sotto controllo, mi sono molto tranquillizzato.

    Spero di non sbagliarmi!

    Reply
  5. 5

    tommaso

    Guerra ai castelli in aria.

    Reply
  6. 6

    evasio

    Essere figli di chi fa figli non bisogna mai.

    Reply
  7. 7

    lucio

    Basta opportunismo.

    Reply
  8. 8

    Aristide

    Ma insomma, che cos'ha detto, che cosa ha fatto Bossi, il padre del figlio di Bossi detto "il Trota"? Ha tirato fuori conigli dal cappello di prestigiatore. Conigli da dare in pasto ai giornal, ai telegiornali, agli orribili talk show televisivi (io quello dell'Ilaria d'Amico, Exit, lo vedevo, ammetto: ma lo vedevo soltanto, mentre facevo altro, con l'audio spento, giusto per dare una sbirciata, ogni tanto, a Ilaria d'Amico, che ha un aspetto rassicurante).

    Insomma Bossi ha estratto dal cappello di prestigiatore soltanto conigli mediatici.

    Ché tanto ai Lombardi del trasferimento dei ministeri in Lombardia non glien'importa proprio niente. Anzi, volentieri trasferirebbero a Roma il Trota, la Minetti e qualcun altro. I ministeri in Lombardia possono interessare soltanto a qualche disperato che aspira a un posto fisso anche qui in Lombardia, agli amici lombardi degli amici lombardi. Purtroppo. Dio mio, come siamo caduti in basso!

    Insomma Bossi si è comportato come un politico territoriale qualsiasi, con le spalle coperte dal conte zio. Ma lui, Bossi, non dovrebbe aver bisogno del conte zio. O ne ha bisogno? Beh, comunque ci ha risparmiato i gadget. Meglio che niente.

    Reply
  9. 9

    Giuli

    E' nostro impegno restare schierati con i nostri alleati (Giorgio Napolitano); il fatto che Bossi abbia parlato di un suo provvedimento indica che si riferiva ad un decreto di creazione di un dicastero a Monza, anch'io ho una sede di rappresentanza a Milano (Ignazio La Russa);siamo assolutamente contrari, ci opponiamo a qualsiasi forma di respingimento (Antonio Guterres – alto commissariato dell'ONU); con Bossi alleati senza alternative (Silvio Berlusconi).

    La base leghista ha interrotto Bossi per otto volte al grido di secessione e lui è stato costretto a dire se la volete preparatevi!

    La Cei dichiara che la secessione è mancanza di rispetto per le genti del sud.

    In estrema sintesi venti anni di speranze, buttati al vento. Ancora promesse senza nemmeno un fondamento non dico giuridico che sarebbe troppo, ma anche solo logico.

    Purtroppo la mancanza ed il disprezzo per la cultura ha condannato la Lega e l'idea costituzionalmente bellissima dell'autonomia ad una barzelletta.

    E' finita la bella favoletta della Padania autonoma ed indipendente, ecco restaurato il centralismo sotto ogni suo profilo.

    Reply
  10. 10

    alfio

    Chi più appare apparenze scorge e serba e Giustizia avrà in sua preda chi trama inganni e chi se ne fa teste.

    Reply
  11. 11

    goffredo

    Purtroppo quel che dice Giuli è amaramente vero per i leghisti della prima ora, per quelli che si sono messi in gioco, per quelli che a una Lombardia ultima propaggine dell'Europa, aggiunta al Ticino, ci hanno creduto per davvero. Bossi è stato intellettualmente onesto, e di questo gli va dato atto, gli va dato merito, altro che balle: la società si è modificata, si è terronizzata, i giovani non hanno nessuna voglia, nessun interesse a mettersi in gioco, vogliono con qualsiasi mezzo e soprattutto senza sacrifici. Comportamenti para-delinquenziali o delinquenziali tout-court, un tempo neppure ipotizzabili, sono "accettati", sono usulmente praticati, visibili, anche da alcuni nel suo partito. onde il discorso da fare al popolo di Pontida non è più paragonabile con quello di almeno dieci anni fa. Perchè quel popolo è cambiato. Cosa vorrà fare quel popolo che ieri si è radunato sul sacro prato? Non so, e poco mi interessa. Se farà qualcosa che mi gioverà, gli andrò dietro, se no gli andrò contro: inaccettabile?. E perchè dovrei essere solo io l'eroe?. I politicanti leghisti facciano vedere qualcosa di concretoal riguardo. Poi ne riparleremo.

    Reply
  12. 12

    Carlotta

    Suggerisco di leggere anche i commenti all'articolo subito successivo a questo, perchè sono complementari e si stanno sovrapponendo. Interessante quello di Kahrl Heinz, che dice qualcosa di diverso dall'articolo che qui riporto, ma di compatibile:

    LA PONTIDA DEL DOPO-SBERLE: UNA LEGA AGITATA MA BLOCCATA

    «Secessione» dì parole, doppia difficoltà nei fatti di SERGIO SOAVE per http://www.avvenire.it

    Nella Lega Nord le "sberle" elettorali subite nelle amministrative e nei referendum hanno provocato una situazione di sconcerto e di tensione, per qualche aspetto perfino superiore a quella che regna nel Popolo della libertà, probabilmente perché le aspettative erano differenti. Molti osservatori avevano previsto che gli elettori scontenti di Silvio Berlusconi avrebbero espresso la loro protesta emigrando verso le liste del Carroccio. I fatti hanno smentito i pronostici, e la Lega si è trovata due volte spiazzata. I suoi leader insistono nella polemica e nelle rivendicazioni nei confronti dell'alleato pidiellino, anche di quelle simboliche, costose e contundenti come il trasferimento dei ministeri, ma questo non basta a placare l'irritazione dei militanti e non attira di certo quei nuovi consensi che cerca ma non riesce a intercettare.

    Dalla piazza di Pontida è tornato, poi, a risuonare il richiamo secessionista, che è il tradizionale rifugio identitario della Lega quando è in difficoltà. In effetti questo urticante slogan, che è e resta tale visto che non è mai diventato una prospettiva percorribile, non ha l'effetto miracolistico sull'elettorato del Nord che continuano ad attendersi certi leghisti arrabbiati. Del resto, è difficile non notare che il palco dei big in camicia (o cravatta) verde ha accolto l'urlo della piazza, non 1 ha contestato, ma neppure si è prodigato per fare di nuovo della secessione la "bandiera" del partito. Forse perché ci si rende conto dell'effetto di isolamento che questo provocherebbe, e anche del fatto che quell'obiettivo scalda i cuori di uno dei settori più attivi e più ristretti del partito, ma non coinvolge la grandissima parte dell'elettorato del Carroccio. Paradossalmente Roberto Maroni, l'esponente leghista più "istituzionale", è sembrato più proclive dello stesso Umberto Bossi ad accodarsi al richiamo della foresta secessionista. Si potrebbe anche concludere che nello stato di tensione che ha colpito il partito, si esprimono differenze finora sottaciute e si aprono prospettive per un finora inimmaginabile ricambio al vertice, e questo può spiegare qualche fenomeno di mimetismo e qualche accento d'occasione. D'altra parte, Bossi, che ha indirettamente e sorprendentemente imputato a Maroni la scarsa vigilanza che avrebbe consentito una Brianza «piena di mafiosi», mantiene fermamente il controllo della strategia, che contempla una pressione crescente sull'equilibrio del governo, ma esclude di far saltare l'alleanza prima della scadenza naturale della legislatura nel 2013. Anche la motivazione di questa scelta – la convinzione che un voto anticipato porterebbe alla vittoria del centrosinistra – è una aperta confessione di preoccupazione sulla tenuta del rapporto con il proprio elettorato. È in questo quadro, probabilmente, che si spiega l'incursione della Lega e personalmente del ministro dell'Interno, sulle questioni di politica internazionale, anche al costo di un duro confronto con il Quirinale, col quale negli ultimi mesi si erano creati rapporti di dialogo costruttivo e di stima reciproca. Il costo delle missioni internazionali e in particolare gli effetti dei bombardamenti sulla Libia è tornato a essere un tema assai controverso, com'era stato fin dall'inizio, ma che ora viene sbandierato in modo polemico

    contro tutto e contro tutti. Chiedere di_definire un limite e controllare meglio gli

    effetti'delle azioni militari per evitare il ripetersi di tragici errori af3anni della popolazione civile è ragionevole, e non è certo un mistero che il mandato della Nato scade a settembre, ma, proprio perla delicatezza della questione, per le irriplìcazitjrfiìfhe ha sul piano istituzionale interno e sulle relazioni con gli alleati, dovrebbe imporre a una forza di governo uno stile più sobrio e sorvegliato. Il pur attento Maroni ha scelto, invece, di fare della questione l'oggetto di una rumorosa battaglia identitaria, riducendo così la possibilità di ottenere risultati concreti. Anche questo è il sintomo di una grave difficoltà politica, che forse in casa leghista ci si illude di sormontare mettendo in difficoltà gli alleati e sotto • sforzo i rapporti istituzionali. Una via che appare dettata più dalla rabbia – e, quasi, dalla disperazione – che da un lucido ragionamento politico.

    Reply
  13. 13

    Domenico

    Il dopo Pontida sembra più difficile dell'incontro fra dirigenza e popolo leghisti sul sacro prato: in poche ore i padani hanno dovuto prendere atto che quel poco che è stato detto a Pontida non vale a Roma, e forse neppure a Milano. Contraddizioni enormi all'interno della maggioranza, dunque, nonostante la pianezza del discorso di Umberto Bossi. Che razza di alleanza è? Per il portafoglio dei cosiddetti rappresentanti leghisti? Nella notte tra lunedì e martedì, il ministro Roberto Calderoli e il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni hanno sottoscritto con i capigruppo del PDL un accordo per il trasferimento al Nord di «sedi di rappresentanza operative» che non contrastino con «l'intangibilità delle funzioni di governo». Il contrario di quello detto da Bossi a Pontida. Lo scoramento di noi leghisti è grande: l'alleanza con Berlusconi è stato solo fumo negli occhi per mettere il culo sui cadreghini?

    Reply
  14. 14

    antoine

    Adesso vien fuori anche la storia di un tentato blitz interno avente come fine il commissariamento, sarebbe meglio dire: congelamento, ibernazione, del segretario nazionale lombardo Giancarlo Giorgetti. La schifosa (ma soltanto presunta, c'è da dire e da sperare) manovra, è stata smentita con veemenza dalla Padania, da Rosy Mauro e dallo stesso Reguzzoni (i presunti protagonisti del blitz). Speriamo sia proprio così, anche se le fazioni sono ormai visibili all'interno del Carroccio. Infatti, questo pomeriggio i deputati del Carroccio si riuniranno per l'elezione del nuovo capogruppo, che ben difficilmente sarà ancora Reguzzoni. Anche perché, a dar retta a quanto si dice in Via Bellerio, il suo obiettivo è e continua a essere quello di diventare il segretario lombardo al posto di Giorgetti. A domanda precisa sulle sue intenzioni, Reguzzoni ha risposto sornione: «Vedremo. Decide Umberto Bossi». Una volta, però, non era così! Queste cose non erano neppur pensabili! Il capo era il capo, e maialate del genere non le tollerava.

    Reply
  15. 15

    Simone

    Ma cosa succede se i pochi punti, a scartamento ridotto anche quelli, portati avanti da Bossi non dovessero venire accolti dal PDL, come già avvenuto e dimostrato con la faccenda “ministeri”? Avverrà che i parlamentari leghisti resteranno avvinghiati alle loro poltrone, dimostrando la vera natura del loro patto con Berlusconi. Altro che alleanza anche col diavolo pur di ottenere il federalismo! Ma quale federalismo? Questi qui non sanno neppure cos'è.

    Reply
  16. 16

    franco S.

    La decisione di lasciare al solo Bossi la responsabilità di parlare dal palco di Pontida ha segnato una svolta nel modo di essere del Carroccio: negli anni scorsi, dal palco abbiamo sentito di tutto (e magari anche il contrario di tutto), però tutto quello che la ricca vivacità e la spontaneità dei popoli padani aveva da dire, ciò che annichiliva anche le quattro idee in croce di noi forzisti. Adesso è tristemente un partito come gli altri, avvilito e avvilente. Anche se ho apprezzato il coraggio di Bossi in questo frangente. La Lega era la forza trainante della maggioranza. Adesso anche i leghisti si sentono traditi, comunque a disagio, e molti di loro cominciano a capire perchè sono stati messi da parte nel movimento persone valide e capaci a favore di gentaglia strana, che ha fatto una strana carriera da politicante di prima fila. Ma che gentaglia è ed è rimasta. Il malumore è palpabile, la fede sta crollando. Non perchè il momento è duro, ma perchè la dirigenza dimostra di non essere all'altezza di quella fede. Bossi, Maroni e i veneti esclusi. E un po' anche Salvini.

    Reply
  17. 17

    Giuli

    Nel biliardo si parla di gioco di sponda.

    E' esattamente ciò che oggi sta facendo il gruppo dirigente della Lega.

    Questa è tattica non strategia. Tattica perchè si ripropone un tema già abusato nella storia politica italiana: pongo un aut aut e se accolgono le mie richieste passo per salvatore della patria; differentemente, scarico sugli altri le mie responsabilità.

    Ho in precedenza parlato di mancanza di cultura e l'ho fatto con cognizione di causa. Infatti penso che solo un attento studio dei trattati europei e una visione costituzionalmente orientata dell'affermata secessione possa costituire la vera via d'uscita della Lega e cioè la strategia.

    Difatti, se da venti anni mi batto conto i mulini a vento e non ottengo i risultati sperati sotto il profilo autonomistico, devo forse valutare la necessità di alleanze con altri popoli europei che mi consentano di raggiungere un diritto e cioè quello di migliorare la vita dei miei cittadini, riformando effettivamente la forma di Stato. Ciò che non ottengo in Italia lo posso ottenere legittimamente e secondo diritto in Europa. Tra l'altro perseguendo anche nei fatti il sogno di un'Europa sovranazionale e dei popoli.

    Ma mancano i De Gasperi all'interno della Lega, mancano anche solo i Kohl o le Merkel, cioè interlocutori preparati, con le idee chiare, che possano uscire dal guscio nazionale e intessere rapporti politico economici diretti a istituire una macro regione europea.

    Manca la capacità diplomatica, manca in sintesi una formazione culturale che consenta di parlare la stessa lingua degli interlocutori (non mi riferisco ovviamente all'idioma).

    Chi rappresenta la Lega al Parlamento europeo, e segnatamante Mario Borghezio, è esattamente l'antitesi di ciò che un interlocutore interessato a studiare una forma di collaborazione spera di trovare. Chi sta in Italia non è interessato al dialogo esterno, nè tantomeno si preoccupa di formare "ambasciatori". Così la storia gli passa accanto e lui non se ne accorge.

    Forse sarebbe il caso di cominciare a studiare la storia di Gran Bretagna, Germania, Austria per comprendere quanto importanti siano le relazioni sovranazionali e gli sbocchi che danno.

    Non dimentichiamo che l'area lombardo-veneta è di per sè in grado di interessare per dimensioni economico produttive qualsiasi altro interlocutore.

    Di questo si sarebbe interessato Gianfranco Miglio, non delle scuole o biblioteche che qualcuno gli intitola. La scienza della politica dovrebbe essere un faro, invece è considerata un lumicino.

    Reply
  18. 18

    Karl Heinz Treetball

    Marco Reguzzoni è stato confermato fino a dicembre presidente del gruppo parlamentare della Lega alla Camera. Lo ha deciso a Montecitorio l'assemblea dei deputati del Carroccio che ha approvato a sorpresa la conferma di Reguzzoni per acclamazione, senza procedere a votazione.

    Reply
  19. 19

    Rotari, Langobardoru

    Il popolo leghista è un grande popolo. Per questo oggi soffre. Giuli dice cose sagge, che fanno parte del patrimonio leghista. Purtroppo soltanto a parole. La dirigenza deve farsi un profondo esame di coscienza. Bossi è un grande. Oggi triste anche Lui. Ma sorriderà ancora…

    Reply
  20. 20

    angelomario

    Il colore della speranza cristiana è il verde. Mai abbandonare la speranza!. Di cui, però, bisogna essere responsabili custodi.

    Reply
  21. 21

    Giuli

    Qual'è la ragione che spinge qualcuno ad aprire un giornale d'opinione?

    Esprimere la propria ovviamente, ma nel momento in cui apre lo spazio ai commenti dovrebbe essere interessato ad ascoltare quella degli altri.

    Bene oggi ho scritto un commento ironico, forse sarcastico su di un articolo anzi su di una pluralità di articoli chiamiamoli commerciali, che a mio modesto avviso non possono avere una rilevanza così vasta anche perchè sono un tentativo di eludere l'intelligenza del lettore e quindi anche la mia e per la prima volta ho subito una censura.

    Chi crea un giornale di opinione può fare altro nella vita, può mescere bevande, somministrare pasti, può al limite rifornire di benzina i serbatoi delle auto, nessuno lo obbliga ad aprire un giornale con il quale diffondere idee diverse, anche fortemente dissonanti rispetto al comune pensare, ma se lo fa non può mettere in atto la censura, mai in ogni caso(salvo situazioni gravissime ed infamanti) e nel caso in cui lo faccia discredita la sua creatura che da quel momento termina di potersi fregiare del titolo giornale d'opinione a meno che non aggiunga: solo ed esclusivamente la mia. Auguri Bergamo.info

    Non si è trattato di una censura ma bensì di un invito a concentrasi sui tanti temi interessanti del giornale. Se non bastassero gli argomenti proposti pubblichiamo volentieri anche articoli dei lettori.

    Quel commento che ti ho personalemnte cancellato andava ad intervenire su un'articolo che era palesamente promozionale.

    In pratica era come andare a commentare una pubblicità.

    Conosco Giuli e sono certo che ha argomenti ben più pesanti da proporre.

    In ogni caso mi scuso e riconosco che il mio / nostro lavoro è certamente criticabile.

    Grazie

    Ciao

    Giuseppe Allevi di Bg.Info

    Reply
  22. 22

    Elena

    La manifestazione di Pontida è bella a prescindere. E' un po' come il raduno degli Alpini. Due giorni stupendi, birra, vino, cibo buono e tanta amicizia. Stupendo! E la politica diventa una cosa che si capisce.

    Reply
  23. 23

    f.alonso

    E' vero: voi giovani siete la bellezza particolare di Pontida. Ma oggi uno slogan abusato dice: "L’Italia non è un Paese per giovani". Il Censis parla di "presentismo", sorta di gabbia weberiana in cui i giovani si sentono costretti, al di fuori della quale essi stentano a vedere un futuro e ancor più a costruirlo. La scuola perde progressivamente di importanza e significato, è un peso e sempre meno un investimento ragionevole. La Fondazione Migrantes ha quantificato in 17 mila unità gli studenti italiani che nell’anno scolastico 2008/2009 hanno lasciato le aule per recarsi all’estero. A essi vanno aggiunti 1600 giovani lavoratori tirocinanti.

    Vivere in Italia, insomma, è considerata una sfortuna da quasi il 40 per cento di quei giovani e oltre la metà degli intervistati nell’ambito del VI Rapporto sull’emigrazione vorrebbe andarsene. Precarietà, corruzione, criminalità, condizione economica. Questi i fattori di propensione all'emigrazione dei giovani, che fanno loro venir meno la speranza. L’altro, l’oltre e l’altrove sono sempre più attraenti del qui e ora. Certamente più prodighi di promesse, probabilmente meno impegnativi. Così ha commentato Marco Bertola per http://www.avvenire.it

    Prosegue l'autore: gli interrogativi qui si fanno stringenti e investono l’intera società che produce giovani sfiduciati e rinunciatari, sognatori (come sempre, e per fortuna) ma incapaci di prefigurarsi un realistico futuro. Genitori, educatori, economisti e politici, tutti alla sbarra. Quali modelli siamo in grado di offrire? Si piange da tempo sui cervelli in fuga, giovani ricercatori e scienziati in erba costretti a coltivare all’estero le proprie capacità, su artisti incompresi sbocciati sui palcoscenici stranieri. E’ la globalizzazione! Sì, ma non solo. Non sarà che la perdita di valori e radici forti (anche questo denunciano i "rapporti" sopra citati) stia minando le basi della società futura? Non sarà che le scarse prospettive occupazionali stiano facendo abbassare la testa a coloro che si devono accontentare di un lavoro precario oggi (e domani), versando anche i contributi per pensioni che forse incasseremo noi (grazie) e che loro non vedranno mai? Non sarà che una politica ripiegata su se stessa in sterili contrapposizioni e squallide esibizioni stia facendo appassire i rami più verdi e fragili di quell’albero solido e multiforme, in continua crescita, che dev’essere una nazione, una società civile?

    I giovani d'oggi non si sentono risorsa ma problema. Servono famiglie vere alle spalle e solida prospettiva di famiglie nuove. Nel lavoro, per raccogliere le sfide della precarietà presente tentando strade nuove, anche se impervie e dallo sbocco incerto. Nell’impegno sociale e politico, custodendo magari l’adolescenziale tensione al "bene comune" senza cedere alle tentazioni di maldestre deviazioni rispetto alle quali si è già maturata qualche dose di sana indignazione. Allora anche un’esperienza all’estero potrà essere utile e formativa, spesso già lo è, anche per aprire gli occhi, rinunciare all’illusione dell’Eden oltre confine, fortificarsi nelle conoscenze e nel carattere. E ritornare a guardare la propria vita, sì, anche in Italia, come una fortuna. Da rimettere in gioco.

    Anche questo avrei voluto sentire elencare fra le priorità sul sacro prato di Pontida.

    Reply
  24. 24

    Aristide

    Con riferimento all’articolo censurato, del quale fa sopra menzione Giuli, mi pare che qui si scontrino due etiche. Ci sarebbe un’etica che vuole che non si commenti un articolo di pubblicità (questa è un’etica che non conosco, anche se non mi meraviglia che una testata non accetti commenti riguardo alla pubblicità). C’è poi un’altra etica (che conosco, per averla praticata: sono stato due anni – schifosi – copywriter all’Olivetti), la quale vuole che un articolo di comunicazione commerciale sia identificabile come tale, ben distinguibile dagli articoli d’informazione. Chi acquista (o legge) una certa testata, ha una certa fiducia nella linea editoriale. Dunque, potrebbe scambiare la comunicazione commerciale per informazione, e per buona informazione. Insomma, facciamoli pure questi redazionali, ma facciamoli bene.

    Reply
  25. 25

    Quirico

    Non sono certamente leghista. Osservo però che solo la Lega sa radunare quel popolo entusiasta e genuino, anche umorale, ma vero. E questo dovrebbe far pensare, aver fatto pensare da molti anni, gli altri partiti, da quello di plastica a quelli di mezzo (mezzo dove? quali sono i termini di relazione?), a quello cosiddetto progressista (quale progresso? In che direzione?). Che poi siano venute anche minime risposte dal palco di Pontida, utili per la nostra difficile situazione sociale, questo è un altro paio di maniche. Noto, comunque, un affetto sincero per Bossi, di là dalla sua discutibilissima figura politica. Anche questo deve essere motivo di riflessione da parte di chi la pensa diversamente.

    Reply
  26. 26

    angelo

    Segnalo un articolo di Cristiano Forte, ex-segretario provinciale leghista di Bergamo, su http://www.bergamonews.it.
    Se la realtà fosse quella descritta, occorre rimboccarsi le maniche, metterci il cuore come sempre, e procedere a una grande pulizia interna, a tutti i livelli. Bossi, comunque, rimane un grandissimo.

    Reply
  27. 27

    Giuli

    Questa storia del Bossi è un grandissimo, è proprio un bel coperchio posto ad arte su di una pentola a pressione prossima all'esplosione.

    Bossi è certamente stato un innovatore, ma ora, parlando con il massimo rispetto ed anche considerazione per l'uomo, o la malattia ne ha indebolito la capacità di pensiero o a sua volta sembrerebbe prestarsi alle mire di quello che viene definito il cerchio magico, famiglia allargata di stampo matriarcale tipicamente meridionale (difatti chi comanda sono due donne una pugliese e l'altra siciliana).

    Non fraintendiamo, non è la provenienza delle persone che è in discussione ma il modello culturale che viene adottato.

    Ora direi che il professare la venerazione per un leader è un alibi, un frangivento che si utilizza allorquando si teme di uscire allo scoperto in aperto contrasto. Dunque, se neppure la gravità della situazione attuale, la legittimazione popolare di Pontida e l'urgenza di dare stabilità al partito hanno consentito a Maroni e Calderoli di aprire una crisi interna alla Lega capace forse di riconquistare l'elettorato, vuol dire che la dissoluzione della Lega è dietro l'angolo e che, quando il coperchio esploderà, lombardi e veneti andranno ognuno per conto proprio ricostituendo quella rivalità che Bossi, con grandissimo merito, era stato in grado di appianare.

    Reply
  28. 28

    Kamella Scemì

    Mi sembra molto pertinente la risposta a un lettore data dal dottor Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che salutiamo con calore.

    Mi sembra che cominci a essere ripreso quel che da mesi si dice su questo giornale d'opinione. Mi fa molto piacere e lo ringrazio personalmente.

    Storie e costumi politici non sono uguali ovunque. Non è detto, quindi, caro signor Barbanti, che le grandi coalizioni alla tedesca siano sempre una risposta sensata e utile ai problemi di un Paese (o anche solo quelli della sua politica…). Così come non è detto che una grande coalizione sia necessariamente destinata – in una ipotetica versione nostrana – a rivelarsi un pateracchio e un deleterio "inciucio". Non mi pare, comunque, che la questione sia all’ordine del giorno, qui in Italia: non ci sono né i leader né i sentimenti istituzionali per poterla concepire. E i toni del dibattito che, in questi giorni, sta accompagnando – secondo un arcinoto copione – la verifica di maggioranza in Parlamento ne sono la più eloquente conferma. È vero, certo, che siamo entrati in una ulteriore transizione dagli esiti imprevedibili, ma nessuno mi sembra disposto – almeno sinora – ad aprire un tempo speciale nella vicenda politico-istituzionale, mettendo le priorità e le evidenti grandi urgenze dell’Italia davanti a tutto, anche agli interessi di schieramento e di fazione. Sarebbe già molto se questa fase delicata, piuttosto che a un qualche grande abbraccio governativo, portasse a una dialettica politica davvero degna di questo nome, proiezione di una seria ristrutturazione, anzi di una vera e propria rigenerazione (sul piano generazionale, dello stile personale e degli ideali fondativi) del vecchio "bipolarismo furioso". E comincio a pensare che se il processo non partirà dall’alto, cioè da chi già risiede nei palazzi politici, l’onda riprenderà inesorabilmente a salire dal basso, cioè da quelle realtà sociali, associative e di "rete" che l’attuale politica continua a non calcolare e a non interpretare (ma che stanno riuscendo a farsi sentire). Sono realtà vive, "abitate" da persone che in queste giorni stanno guardando sbalordite lo spettacolo del cosiddetto "caso Bisignani", della cui rilevanza penale sapremo con esattezza solo fra qualche tempo, ma che intanto scuote e comunque indigna per ciò che fa vedere del sottobosco politico-parlamentare, dei suoi riti disdicevoli, delle sue ammiccanti prepotenze e delle sue malizie e delle sue camarille trasversali. In fondo, caro amico, la vera "grande coalizione" che serve e che va resa possibile è semplicemente quella tra Paese reale e mondo politico. Tra chi vota e chi è votato ci vogliono strade e canali di comunicazione sgombri. E questo significa prima di tutto ricreare quel vitale e onorevole collegamento tra rappresentati e rappresentanti che ben noti e infausti meccanismi elettorali – lo scrivo da anni – hanno reso arduo o addirittura nullo. E, poi, si sa e si dovrebbe ricordarlo sempre: la politica "brutta" produce orrenda sottopolitica.

    Di là da ogni valutazione circa l'incidenza della legge elettorale, che è comunque marginale, mi sembra decisivo l'esplicito riferimento alla partecipaziione e al controllo sociali, il cui abbandono all'arbitrio rischia di avere tragiche conseguenze.

    E questo riguarda soprattutto la struttura partitica della Lega Nord, nata proprio per attuare quelle esigenze.

    Reply
  29. 29

    cormorano

    Scritto da: G.Fregonara e M.T.Meli alle 12:22 del 23/06/2011 per i commenti agli articoli sul caso Bisignani riportati nel sito http://www.corrieredellasera.it:

    Ci resta una domanda: ma perchè tutte quelle considerazioni politiche – linguaggio a parte – i ministri del governo Berlusconi le facevano al telefono con Bisignani e non nel consiglio dei ministri, dove apparentemente tutto passava senza intoppi e tra i sorrisi?

    Appunto!, dico io. Che CDM sono?

    Reply
  30. 30

    M.C.D.

    Va bene la delusione. Ma va bene anche l'entusiasmo della gente. Se è servito a far scoppiare i casini interni, come dice Forte su http://www.bergamonews.it, meglio ancora. L'entusiasmo e la voglia di riprendere ci sono ancora. Puliamoci il di dietro e ripartiamo. Basta con le pugliesi e le siciliane e col Trota, se è così. Quella che abbiamo letto può essere una spiegazione? Mi sembra un po' semplice, ma può anche essere. Il cerchio magico comunque va bene in Africa. Maroni, Calderoli, Castelli… se ci siete battete un colpo! Se no i popoli padani vi daranno un calcio nel culo, politicamente parlando. Anche a Bergamo le cose stanno così? Pulizia!

    Reply
  31. 31

    cormorano

    Umberto Bossi lasciando Montecitorio si scaglia durissimo contro Roberto Maroni. I giornalisti gli avevano riferito che Maroni non appariva del tutto soddisfatto della riconferma di Marco Reguzzoni quale capogruppo della Camera. Bossi ha detto: «Peggio per lui». Alla ulteriore domanda se Maroni sia contento, Bossi ha risposto: «Chiedetelo a lui». E alla domanda se nella Lega la situazione sia sotto controllo, Bossi ha risposto: «È sotto controllo la base, è la base che tiene sotto controllo la Lega, non Maroni».

    La riunione di mercoledì sera del gruppo della Lega, che ha riconfermato Marco Reguzzoni capogruppo alla Camera, «è andata benissimo», dice Umberto Bossi. Ma ci sono state delle liti tra i deputati? Bossi nega e afferma risoluto: «non ci sono liti dove ci sono io».

    Reply
  32. 32

    gorzegno

    Ma nella Lega cosa sta succedendo? Siamo sempre stati trasparenti: ci spieghino e ci dicano come stanno le cose. E' vera la storia del cerchio magico? Ma sono robe da matti. Le avevo già sentite, ma ora le trovo scritte… Siamo in mano a quelle due lì, col Trota nell'acquario?

    Reply
  33. 33

    nespoli

    Bossi è stato chiaro e onesto: l'avete scritto anche voi in modo indiscutibile. Non era il discorso messogli in bocca da qualcuno: certo, i sogni adesso è più difficile realizzarli, l'abbiamo capito tutti. Non serve più tergiversare, anche perchè il Cavaliere, neanche per tutta colpa sua, ma ne ha tanta, non ce la fa più. Da quella accozzaglia di molti brutti musi che sono nel governo cosa volete tirare fuori? Il federalismo?

    Reply
  34. 34

    sicutti

    Il popolo della Lega è un grande popolo, e l'ha dimostrato a Pontida. E' un popolo buono e mite, pieno di dignità, anche quando vede allontanarsi la realizzazione delle sue speranze. E' un popolo con un cuore magnanimo, e l'ha dimostrato stando vicino, con immenso affetto, a Bossi, sia durante la malattia che dopo. Un enorme capitale di tal genere non può andare sprecato. I dirigenti leghisti devono sentirne la responsabilità: se c'è chi non la sente, sia allontanato. E' un prezioso momento di verità da non sprecare. Grazie.

    Reply

Lascia un commento a Giuli Cancella il commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

2014 Powered By Wordpress, Goodnews Theme By Momizat Team

Condividi
Nascondi