DOMENICA I AVVENTO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo, 24, 37-44.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Commento
Il testo evangelico riporta la predicazione svolta da Gesù nel Tempio di Gerusalemme pochi giorni prima del suo arresto. Affronta argomenti apocalittici, come il tema riguardante il futuro, da quello immediato a quello remoto. Gesù annuncia tre eventi:
1 La distruzione del Tempio di Gerusalemme, una catastrofe nazionale per gli ebrei.
2. La persecuzione dei cristiani, che colpirà pure gli apostoli. Gesù assicura un’adeguata assistenza ed aiuto.
3. Al termine della storia umana, caratterizzata da calamità naturali o provocate dall’uomo, come guerre, vi sarà uno sconvolgimento universale ed apparirà il Figlio dell’uomo per il giudizio finale. Eventuali date sono escluse, esse rientrano nei segreti divini, sui quali è inutile investigare. Il modo migliore per prepararsi a questi eventi ed essere pronti è la vigilanza. Ma cosa implica?
Gesù fa notare che viene meno quando l’uomo si sente sicuro e al riparo di qualsiasi pericolo, come gli uomini al tempo di Noè. È un’illusione fatale: le disgrazie e la morte sono in agguato. Gesù ribadisce che niente è stabile: i regni, la pace, la vita, tutto può crollare da un momento all’altro, comprese le istituzioni religiose, come il Tempio di Gerusalemme.
Eppure Gesù vuol dare un segno di speranza, mostrando che vi sono realtà che superano tutte le calamità e sfidano il tempo, perché hanno un peso di eternità. Nel mezzo di questi discorsi apocalittici, Gesù è protagonista di un gesto sorprendente: tra la folla, nota una vedova che getta pochi centesimi nel tesoro del Tempio; è molto povera e offre a Dio tutto quanto ha per vivere. Gesù eleva questa povera donna ad esempio universale valido per ogni tempo ed ogni persona: impegnare la propria vita a vivere per il Signore. In questo contesto vi è un’altra espressione di Gesù che spiega la sua lode per la vedova: «I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» [Matteo, 24,35]. Vivere lasciandoci guidare dalla parola di Gesù, dal suo esempio e dai suoi insegnamenti, significa non lasciarsi travolgere dalle calamità e passare indenni attraverso il tempo di questa vita mortale, perché si costruisce qualcosa di stabile, che non andrà perso. Alla fine del discorso della montagna, Gesù afferma che coloro che osservano la sua parola è come se costruissero la loro casa sulla roccia: «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sulla roccia» [Matteo, 7,28-29].
Allora possiamo comprendere che cosa si intende per vigilanza: coltivare la preghiera che ha il suo fulcro nell’ascolto attento della Parola di Gesù e nella contemplazione del suo esempio. Dare tempo alla riflessione ed al raccoglimento.
Non è necessario compiere cose straordinarie o cambiare stato di vita: ma vivere la vita normale nello spirito delle Beatitudini, come mitezza, misericordia, concordia, amore, umiltà, generosità.
Sono questi i riferimenti costanti per praticare la veglia, necessaria per non cadere in tentazione, come raccomandò Gesù agli apostoli nell’orto degli ulivi, prima di essere arrestato. I discepoli invece preferirono dormire: nel momento della prova non furono pronti.




