DOMENICA XXIV ANNO C FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE
Dal Vangelo secondo Giovanni, 3,13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna, Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Commento
Mi concentro sull’affermazione dell’evangelista Giovanni: “Dio [Padre] ha tanto amato il mondo da dare agli uomini il suo Figlio”. La finalità perseguita da questa scelta è la salvezza dell’uomo: “l’uomo, che crede nel Figlio, abbia la vita eterna”. Facciamo alcune considerazioni.
1. Il Padre poteva perseguire efficacemente questa finalità in molti modi: mediante profeti, oppure attraverso il ministero degli angeli. Sorprendentemente ci ha donato il Suo Figlio diletto: non aveva dono più grande da farci. Questo testimonia di quanto amore siamo oggetto da parte sua e del valore del bene a cui ci chiama: il ricupero dell’uomo, vittima del male, la sua conversione e la vita eterna.
2. L’amore è pienamente condiviso dal Figlio Gesù, l’Inviato, che agisce in suo nome. Riferisce l’evangelista Giovanni queste parole di Gesù: “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” [Giovanni 15, 9]. Gesù è mosso ed in lui agisce con la medesima intensità l’amore del Padre, da cui è eternamente amato. Questa è la radice e il fondamento della “Divina misericordia”
3. Purtroppo si è inserito nella millenaria tradizione cristiana un’interpretazione che è di ostacolo per la sua comprensione: Gesù il Figlio di Dio ha offerto la sua vita per placare l’ira di Dio Padre, causata dai peccati degli uomini. Certamente il Padre prova vivo dolore per la nostra condotta, ma questo non è che grave dispiacere di vedere gli uomini divisi da lotte e discordie, non più fratelli che si amano, ma nemici che si odiano. Questo si ripete anche nell’ambito familiare, dove la discordia dei figli provoca l’indicile sofferenza dei genitori. Essi non desiderano altro che il ritorno della concordia e dell’unione nella propria famiglia. Similmente il cuore di Dio Padre non è dominato dall’ira, ma dallo struggente desiderio di ricostruire l’unità tra gli uomini. L’importanza di questa opera spiega l’invio del suo Figlio perché tutti gli uomini siano una cosa sola, cioè tornino ad essere una sola famiglia.
4. Moti brani biblici testimoniano che il sentimento prevalente nel Padre è l’amore. Nella parabola del “Figliol prodigo” Gesù descrive Dio Padre nella figura del padre che riaccoglie il figlio che ha abbandonato la famiglia. Egli desidera che il figlio ritorni squattrinato non per umiliarlo e punirlo, ma per riabbracciarlo. Quando lo vede ritornare gli corre incontro e lo bacia, non lasciandogli dire nulla del discorso che aveva preparato per scusarsi. Non pensa minimamente a questioni di onore, ad esigere scuse, tanto meno al ripudio del figlio colpevole, ma solo fargli capire quanto lo ama e che il suo amore non è mai venuto meno per i torti subiti, anzi che la sua assenza lo ha accresciuto.
5. Questo pericolo di considerare il Figlio Gesù, come colui che placa l’ira del Dio Padre sostituendosi all’uomo colpevole, viene segnalato da S. Paolo nella lettera ai Romani: “A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto, forse ci può essere il coraggio per morire per una persona dabbene. Ma Dio Padre dimostra il suo amore per noi, perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo il Figlio, è morto per noi.” L’amore del Padre trova quindi la piena espressione nell’amore di Gesù, che culmina nella morte in croce.
La nostra conversione si realizza secondo il grado di consapevolezza raggiunto da ciascuno di noi riguardo all’amore del Padre. Egli vuole convincerci attraverso la commozione suscitata nel nostro cuore dal suo amore. Questo è il senso della festa della celebrazione odierna dell’Esaltazione della Croce: “Di null’altro mi glorio, se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo” [Galati, 6,14]



