Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.
Con queste lapidarie ma significative parole, nel settembre del 2001 Oriana Fallaci ruppe il suo decennale silenzio con un libro che continua a scuotere le coscienze: La Rabbia e l’Orgoglio. Lei era a New York, quel giorno, stava lavorando nel suo appartamento quando quei giganti del cielo furono distrutti da due aerei che li perforarono come se fossero dei panetti di burro. Lei era lì, inerme, agghiacciata dalle immagini di terrore che la CNN trasmetteva in diretta. Non sapeva cosa pensare, non sapeva come reagire.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Basta, non poteva più protrarre il suo silenzio. Non poteva, non doveva. Oriana Fallaci aveva settantadue anni, malata di cancro, ma aveva viaggiato in tutto il mondo. Aveva intervistato i grandi della terra: da Khomeini a Kissinger, dal Generale Giap a Giulio Andreotti, da Gheddafi ad Arafat, da Ailé Selassié allo Scià di Persia, da Giovanni Leone ad Alì Butto, da Indira Gandhi a Golda Meir, passando per Willy Brandt, Van Thieu, Hussein di Giordania, Mario Soares, Pietro Nenni, Habash e molti altri dittatori, rivoluzionari, capi di stato e capi di governo che hanno plasmato la nostra storia recente. Aveva vissuto le guerre più tremende e importanti del suo secolo: Seconda Guerra Mondiale, Vietnam, Guerra in Libano, conflitti tra Palestina ed Israele, Guerra del Golfo e altre… aveva visto troppo, ormai sapeva fin troppo.
E allora scrisse. Si sfogò, si arrabbiò, si indignò. Era arrivato il momento di parlare, di palesare al mondo la sua Rabbia e il suo Orgoglio avvertendoci di una grande e dolorosa verità: Wake up, Occidente, sveglia! Qui è in atto una guerra di religione. Sì, una guerra di religione, chiamata Jihad, che mira alla conquista delle nostre anime, del nostro territorio, della nostra cultura. Ma è una guerra un po’ strana, perché chi l’ha dichiarata sta attaccando, in continuazione, ogni giorno, in ogni città, in ogni strada. Ma chi dovrebbe rispondere, chi dovrebbe combattere, chi è oggetto di questi attacchi, anziché reagire, resta a guardare. Anzi, collabora con il nemico. Lo ospita in casa sua, lo sfama, lo venera, lo difende gridando restiamo-umani-restiamo-umani. E nel frattempo loro, che stupidi non sono, se ne approfittano. E attaccano. Uccidono. Pretendono. Ci sostituiscono. E, alla fine, ci conquisteranno.
Non si può più stare in silenzio, bisogna dirlo una volta per tutte: l’Islam è una religione, è vero, ma è una religione che ci ha dichiarato guerra. Una religione che da trent’anni a questa parte non fa altro che odiarci, umiliarci, attaccarci, denigrarci e gridare “Allah Akbar” sgozzando la nostra gente, seminando paura e morte nelle nostre città e ingrossando le file della criminalità organizzata.
Ora basta. L’Italia è a rischio, l’Europa è a rischio, l’Occidente è a rischio! E con essi è a rischio la nostra cultura con la sua democrazia, le sue libertà, il suo garantismo, la sua apertura mentale e la sua storia. Non si può rimanere indifferenti, perché il fatto è questo: Islam e terrorismo, immigrazione clandestina e criminalità sono facce delle stesse medaglie.
Ma visto che io non ho viaggiato il mondo, non sono mai uscito dall’Europa, non ho mai visitato i paesi arabi e non mi si è ancora presentata l’occasione di intervistare dittatori e terroristi, non posso parlare più di tanto. Manco d’esperienza e sono piccolo, infinitamente piccolo di fronte alla grandezza di Oriana Fallaci. Perciò mi affido a lei: una giornalista che queste cose le sa perché le ha viste, le ha conosciute e le ha toccate con mano.
Per questo, ho cercato di rivisitare il contenuto de La Rabbia e l’Orgoglio. Ho estrapolato dall’opera i passi principali e li ho trasformati in un’intervista diretta all’autrice. A partire dalla prossima settimana, pubblicherò periodicamente questa intervista che si svilupperà in sette puntate, in cui Oriana Fallaci risponderà alle mie domande.
Tutte le sue risposte sono tratte dal libro già citato, integrate in diversi punti da alcune parole che ho aggiunto personalmente per attualizzare e rendere più scorrevole il discorso. Le mie integrazioni sono ben evidenti, scritte in corsivo, e sono certo che il lettore si renderà conto che esse non si permettono mai di travisare le parole della Giornalista.
Solo un consiglio vi posso rivolgere: leggete questa intervista senza pregiudizi o rancori. Prima di giudicarla, leggete. Prima di attaccare schifati la Fallaci con il solito mantra “Xenofoba, Reazionaria, Razzista!”, pensate. Pensate a lungo, riflettete. Siate pronti a mettere in discussione le vostre certezze, preparatevi a conoscere la verità di Oriana. E poi, alla fine, sarete liberi di non crederci e di continuare ad avere la vostra personale opinione. Però, prima, leggete e riflettete.
Appuntamento tra sette giorni con la prima parte dell’intervista.
Titolo: Sveglia, gente, sveglia!
Il re è nudo e la mia arma di soldato è l’arma della verità. – Oriana Fallaci
Alessandro Frosio