Domenica 28 Febbraio si è svolta l’assemblea sezionale dell’ANA di Bergamo per l’elezione di 8 consiglieri e per illustrare i progetti delle penne nere per il 2016. Gli Alpini sono una realtà storica del nostro territorio che con il loro impegno forniscono sostegno e supporto a innumerevoli iniziative ed eventi di volontariato e aiuto per la comunità.
Il loro fascino militare, il loro legame con il nostro storico passato e il loro impegno attuale su diversi fronti internazionali, esaltano il nostro patriottismo e quando vediamo un cappello alpino ci sentiamo tutti un po’ più Italiani. Voglio scrivere queste righe essendo io stesso, in un certo modo, un alpino. Nel 2011 ho frequentato il progetto “Vivi le Forze Armate” proposto dal Ministero della Difesa nel trienno 2010-2013, con lo scopo di far conoscere la vita militare a giovani ragazzi che volontariamente si arruolavano per 1 mese circa e vivevano la vita da caserma effettuando attività di addestramento come militari ordinari. Al termine dell’esperienza ai volontari era riconosciuto un attestato di frequenza e la consegna del “simbolo” del reparto di appartenenza, nel mio caso il tanto sognato cappello alpino. In questa breve ma intensa esperienza i nostri alpini istruttori (militari in ferma volontaria VFP1 e VFP4), ci hanno trasmesso i valori di appartenenza al corpo militare, l’amore per la Bandiera e la propria Patria, l’appoggio di un compagno, l’appartenenza a un gruppo, il rispetto di un superiore, lo spirito di sacrificio, la determinazione nel conseguire i propri obbiettivi, la sofferenza fisica e mentale, la condivisione, il rispetto della natura, dell’ambiente e ovviamente della montagna e tantissimi altri valori ed emozioni fondamentali per la crescita di una persona e soprattutto di un ragazzo che si affaccia al mondo vero per le prime volte. Tutti questi valori dovrebbero essere insegnati e trasmessi alle nuove generazioni e ai ragazzi di oggi che crescono sempre più social in una rete virtuale e meno sociali in una rete umana. Non voglio entrare nel discorso se è giusto o no riproporre la leva obbligatoria anche se ridotta, ma la domanda che spontaneamente mi sorge è come è possibile trasmettere ancora questi importantissimi valori alle nuove generazioni senza dover per forza intraprendere la carriera militare. L’ulteriore dubbio che dunque mi pongo è cosa fanno effettivamente gli alpini di vecchia data per adempiere a questi doveri di connessione con i ragazzi attuali. Conoscendo alcune realtà territoriali di diverse sezioni alpine e avendo partecipato a diverse adunate nazionali e sezionali vedo sempre più il magnifico corpo alpino in sfioritura, che pian piano si chiude in se stesso perdendo il fondamentale valore di condivisione e disponibilità che li ha sempre caratterizzati. I dati dicono chiaro che il tesseramento si è chiuso con 19.934 alpini e 6.604 aggregati con una contrazione di 397 alpini e di 4 soci aggregati, numeri che indicano, come inevitabilmente natura comanda, l’associazione perde membri e si rende sempre più distante dal mondo attuale. Ci sono tanti ragazzi che come me, avendo vissuto una seppur breve ma intensa esperienza militare, sarebbero disposti a rendersi disponibili come membri effettivi dell’ANA per cercare di rinvigorire e rafforzare il fantastico spirito alpino. Bisognerebbe creare nuove forme di educazione per trasmettere tutti i valori importantissimi che aiutano la crescita della persona e di conseguenza della società, per rafforzare una Italia nelle fondamenta. Queste fondamenta non sono altro che le nuove generazioni che dovranno portare avanti con orgoglio il nostro glorioso passato. Si deve riuscire a non perdere la nostra autenticità Italiana e il corpo alpino deve essere da traino ed esempio davanti a tutti. Non ci si può più nascondere dietro al proprio dovere da militare compiuto nel passato, e se non vogliono scomparire come gruppo ed essere presenti solo sui libri di storia, invito il consiglio dell’ANA Bergamasco a rimettersi in gioco, affrontare il mondo che corre e riammodernarsi per tornare ad essere rispettati e considerati da tutti e non solo dai vostri pari età.
4 Comments
Un vecio di Caprioli
Gli Alpini, io ero nell’Orobica, a Malles, distaccamento Passo Resia, rappresentavano, in armi e da congedati, il legame necessario fra la difesa del territorio, anche con la forza (lasciamo stare con quali armi – il Garand da museo già allora), la protezione delle nostre popolazioni, la protezione dell’ambiente e il dovere di reciproca solidarietà che sta alla base di qualunque società, specialmente quelle economicamente fragili come quelle montane. Se rompi il legame fratturi la società, altro che ammodernarla.
Non per niente gli austriaci e i tedeschi hanno mantenuto le caratteristiche delle loro truppe alpine, alle quali si aggiungono gli schuetzen, che sono il corpo morale di collegamento.
Da noi si è distrutto tutto, tutto quello che funzionava comunque bene.
Credo per motivi politici, venuti fuori dalle teste bacate dei nostri politicanti da strapazzo. Per mettere ancora più in difficoltà le popolazioni montane, che devono già da sole sgobbare il doppio per il difficile ambiente e per le quali l’alpino era motivo di orgoglio e di solidità sociale.
Ma i montanari hanno nella testa la libertà delle loro cime e questo non è ammesso: la libertà è quella della Rai e degli sporcaccioni che continuano a dire cose da scemi in televisione.
Vecio molto più giovane
Hanno ragione sia Alberto che il Vecio: la dirigenza ANA per voler a tutti i costi essere totalmente apolitica (e non è possibile) in realtà è stata politicissima, aderendo a tutto ciò che il Governo e i partiti hanno voluto. hanno protestato, questo sì, ma in modo flebile ed educato, quasi quelle proteste fossero un dovere d’ufficio. In realtà bisognava metterla giù dura, far capire che quella gentaglia si era messa contro un popolo. Adesso si fanno le grandi adunate, ma con quale prospettiva? Con quali precisi compiti e funzioni, se non quelli che vengono gentilmente concessi da qualche amministratore, secondo i suoi interessi politici?
Una volta gli alpini erano indiscussi gruppi di partecipazione alla vita delle comunità, oggi lo sono solo se autorizzati: quindi la partecipazione, fondamento della democrazia, è andata a pallino. Dici niente?
Vecio molto più giovane
Anch’io ho partecipato al mese premilitare: Alberto ha detto la cosa giusta: o fai il militare di carriera o nisba. Lo spirito della comunanza alpina non c’entrava niente. Quelli più interessati venivano dal sud e cercavano un posto fisso nello Stato. La politica ha distrutto gli Alpini; attraverso la politica, magari diversa dal marciume attuale, bisogna ridare alle nostre comunità linfa e identità. E gli Alpini sono importanti e devono tornare a esserlo.
Vanessa Vanderberg da Spilimbergo
Credo che gesti meravigliosi come per il terremoto del Friuli e Longarone sarà ben difficile che si possano ripetere. Grazie comunque, Alpini! E, un poco alla volta, addio.