DOMENICA X ANNO C
(1Re 17,17-24) Dal primo libro dei Re
In quei giorni, il figlio della padrona di casa, [la vedova di Sarepta di Sidòne,] si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c’è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?».
Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo».
Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».
(Lc 7,11-17) Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Ci troviamo di fronte a due cortei: quello condotto da Gesù, formato dai suoi discepoli e una grande folla; poi quello funebre, che accompagna alla sepoltura un ragazzo, unico figlio di una madre vedova. Il primo segue con una certa convinzione il Maestro, ritenuta un Profeta se non addirittura il Messia, anche se le idee sono ancora confuse; il secondo è dovuto alla pietà che istintivamente la gente sente per un dramma che ha colpito una giovane donna. Alla fine però i due cortei si fondono in uno, perchè Gesù ha restituito vivo il figlio alla donna e tutti indistintamente riconoscono in Gesù un grande profeta . L’evangelista Luca narra il miracolo richiamandosi ad un analogo episodio di 800 anni prima, riguardante il profeta Elia. Anche il profeta risuscita il figlio di una vedova, ma le differenze sono notevoli. Mentre Elia invoca l’intervento di Dio e compie ripetuti gesti per richiamarlo in vita, a Gesù basta solo rivolgere al ragazzo il comando di alzarsi. Luca vuol far comprendere che Gesù può essere paragonato ad Elia come profeta, ma in realtà gli è superiore, perchè agisce con un potere ed un’autorità propria: Egli appare come il Signore della vita. Queste osservazioni ci illuminano sul messaggio del brano odierno. Coloro che seguono Gesù hanno tra di loro il Signore, autore della vita, che, mosso dalla sua misericordia si è chinato sull’umanità, destinata alla morte, avvolta nell’oscurità e incapace di darsi una ragione dei drammi della vita. Gli uomini sono soverchiati dal male, rappresentato dal peccato e dalla prospettiva della morte. I cristiani hanno fiducia in Gesù, il quale cammina con loro e recitano le parole del salmo 23: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perchè tu sei con me”. La presenza vivente di Gesù si realizza attraverso l’ascolto della sua Parola, che viene completato dal rito sacramentale del Battesimo e soprattutto dell’Eucarestia, che realizza una perfetta comunione.
Anche oggi si ripetono numerosi cortei in occasione di gravi calamità, cui spesso non è estranea la rsponsabilità umana, oppure di efferati episodi di violenza, come i femminicidi. Si svolgono cortei con veglie notturne, in cui si usano le fiaccole e i lumini delle processioni religiose, recanti magari l’immagine di papa Giovanni o di Padre Pio, ma l’analogia si arresta qui. Come nel funerale di Naim, esse sono testimonianza di solidarietà, a cui si uniscono la protesta contro la violenza, la richiesta di giustizia e l’adozione di leggi opportune. Tutto questo è giusto, ma basta a rispondere agli interrogativi davanti a drammi umanamente inspiegabili perchè compiuti da persone apparentemente tranquille e normali e a trovare una spiegazione plausibile, che non sia il ricorso a luoghi comuni (raptus improvvisi)? Ho partecipato a uno di questi cortei ed ho avuto la percezione di un forte smarrimento e di grande paura; a parte qualcuno che mormorava qualche preghiera, non erano animati dalla speranza e dalla fiducia che Dio ha visitato il suo popolo e che cammina con noi, come recita il brano odierno. Quali sono i danni di una società che non sa progettare con una visione superiore e un individuo che non riesce a contenere il suo dolore, perchè privo di fede?
2 Comments
Anténo
Noto con curiosità che il funerale si svolge fuori dalla porta d’ingresso della cittadina: ciò significa che i luoghi di sepoltura erano all’esterno della cinta muraria, mentre da noi già allora, anche prima dell’avvento del Cristianesimo, i morti erano seppelliti all’interno di essa.
Quindi, dagli Ebrei il defunto era visto come cadavere e basta, sia pure con un’Ade da qualche parte dove lo spirito in qualche modo sopravviveva, non essendosi ancora consolidata una convinzione di resurrezione.
Se è così, il gesto di Gesù è veramente rivoluzionario. Già si intuisce lo scontro col sistema di potere ebraico.
Goffri
Al tempo di Gesù si contrapponevano due correnti riguardo alla risurrezione dopo la morte. I sadducei, diffusi tra la classe sacerdotale, negavano la risurrezione dopo la morte, mentre i farisei ne erano sostenitori. Il problema era molto sentito e dava origine a forti dispute e lo portano davanti a Gesù per sentire il suo parere- L’episodio è narrato dagli evangelisti Marco 12,18; Matteo, 22, 23-33; Luca 20, 27-40. Gesù sostiene la vita dopo la morte sulla base dell’Alleanza con Dio. Se Dio si interessa dell’uomo tanto da giurargli fedeltà, questa non può essere temporanea, limitata alla breve durata di una vita. Diversamente il Signore non si sarebbe impegnato tanto per l’uomo. L’alleanza inoltre è fondata sull’amore – Dio ama l’uomo e lo considera suo figlio – allora come può abbandonarlo nel momento della maggiore debolezza, quale è appunto la morte? Si potrebbe dubitare della sua onnipotenza. Gesù insiste sulla perennità dell’Alleanza tra Dio e l’uomo, sulla sua continuazione anche oltre la morte, quando afferma che il Dio d’Israele è il “Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei vivi, perché tutti vivono per lui” (Luca, 20.38). Egli quindi si schiera dalla parte di coloro che ammettono la risurrezione. Gesù non si limita all’insegnamento, ma pone dei segni, come il richiamo in vita del figlio della vedova di Naim. Questo miracolo a sua volta anticipa ed è segno della sua risurrezione dai morti, cioè che la morte non ha più potere su di lui. Sulla sua morte e risurrezione si fonda la Nuova Alleanza che rinnova l’antica e che diventa perciò lei stessa certezza di vita eterna.