Ricetta del giorno: prendiamo 150 anni d’unità d’Italia e li mescoliamo alla scena socio-politica attuale. Montiamo a neve due albumi con un pizzico di amaro in bocca. Li cuociamo in forno per circa un’ora ed ecco che La Merda è pronta! Cotta a puntino, da servire ancora calda, su tovaglioli di carta possibilmente piccoli e rossi.
Con La Merda. Primo studio di Cristian Ceresoli con Silvia Gallerano si è conclusa Sabato 11 Giugno 2011 la rassegna Segnali – Experimenta – Circuiti Teatrali Lombardi, Festival del Teatro di Gruppo attivo dal 1992 ad Urgnano, provincia di Bergamo, a cura di Teatro Laboratorio Officina. di Alessandra Ferreri
Il direttore artistico, Gianfranco Bergamini, sceglie di chiudere la rassegna con uno spettacolo-studio vincitore nel 2010 del premio Giovani Realtà del Teatro, del secondo posto per il premio Dodici Donne ATCL e di cui si è sentito parlare anche per la censura a cui è stato sottoposto al teatro Juvarra della congregazione dei Giuseppini del Murialdo a Torino.
Una donna, un grande sgabello, il suo corpo nudo, un microfono, la sua voce, cinque fari puntati su di lei ed infine la sua storia. Un flusso di coscienza, una tragedia in tre tempi: le cosce, il cazzo, la fama e un controtempo: l’Italia. Un’Odissea tutta al femminile raccontata con estrema abilità. Il viaggio ha inizio con un suicidio, quello di suo padre, si chiude in penombra con un sogghignato ed ironico Inno d’Italia. Certo che ci vuole del coraggio è leitmotiv del racconto, le cosce, troppo grosse per una società dai gusti ristretti, una fissazione martellante che riecheggia costantemente nelle orecchie. Innumerevoli voci attraversano le corde vocali dell’attrice sfondando il silenzio di un pubblico catalizzato su quell’unica presenza in scena. Le voci del padre, della signora del centro benessere, della segretaria dello studio televisivo, la voce dell’ handicappato compagno di scuola, della donna determinata a passare il provino. Continue maschere vocali. L’attrice le indossa e poi le depone per assumerne sempre di nuove per raccontare in prima persona la storia della vita di una ragazza comune, ma con la determinazione nel sangue, vittima e allo stesso tempo complice del perverso meccanismo televisivo.
L’incalzante narrazione mi ha fatto molto pensare al grandissimo Walter Benjamin e a uno dei suoi saggi: Il narratore: Considerazioni sull’opera di Nikolaj Leskov dove l’autore si interroga sul declino del narrare. Per lui l’epoca del narrazione è oramai al tramonto, ma si direbbe il contrario di fronte a questa prova d’autore. Viene messa in campo l’arte del narrare e dell’accennare per punti nodali rifacendosi ad una storia priva di fronzoli, diretta, a stretto contatto con la realtà. Ciò permette di comprendere molto senza vagare in fantasie. Un racconto mai patetico, mai stucchevole, ma in cui è sempre presente una sottile ironia che talvolta sfocia in un grottesco che fa riflettere. Ci vuole del coraggio a digerire la nuda verità di uno spaccato dell’Italia di oggi dove il mondo maschile e quello femminile non hanno ancora raggiunto quella tanto agognata e spacciata per raggiunta parità specialmente in un settore come quello televisivo. La sua vita è anche il pretesto per poter accennare a un’altra Donna bistrattata, sfruttata, la nostra Italia ai 150 anni dall’unità.
Nessun rimpianto, nessuna autocommiserazione solo tanta determinazione. Le parole sono più incisive della nudità che Cristian Ceresoli decide di utilizzare per l’attrice. Costume di scena il più congruo a rappresentare nella sua trasparenza e naturalezza la verità di questa nostra Italia e soprattutto degli italiani. Nessun tabù dunque, la nudità fa meno scalpore delle parole.
Non si può negare lo spessore di questo spettacolo ancora in fase di lavorazione, uno studio appunto, ma con la potenza di un vulcano pronto ad esplodere. Assolutamente consigliabile, al pubblico maschile per comprendere il mondo femminile e a quest’ultimo per rispecchiarcisi in qualche punto.
Dunque buon appetito, da assaporare a piccoli morsi e con brindisi finale, alla nostra Italia.
La Merda/ The shit Primo Studio
di CRISTIAN CERESOLI (editing di SILVIA GALLERANO)
con SILVIA GALLERANO
direzione organizzativa MARTA CERESOLI
regia CRISTIAN CERESOLI con la collab. di SILVIA GALLERANO
una produzione di CRISTIAN & MARTA CERESOLI con POP 451
dedicata ai 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA
Non aver paura (…) che sono abbastanza puzzolente anch’io
per essere capace di non sentirmi legato a tutta questa merda.
(Pier Paolo Pasolini)
Codardi, prezzolati, prostituti: sempre pronti a inginocchiarvi
davanti a tutte le tirannidi.
(Giuseppe Garibaldi)
Diamo la linea alla pubblicità, a tra poco.
(Maria De Filippi)
8 Comments
shitward
Il buon Dio si nasconde nel dettaglio.
michele
articolo molto ricercato, molto fine.
però ho un'obiezione: non si è buttato troppo sull'unità d'italia come testo? in fondo anche le citazioni finali forse tagliano il contenuto troppo nettamente…o no? io lo spettacolo non l'ho visto…
antonella
ma perchè è nuda nello spettacolo? questo non l'ho capito
shervid
mi scusi, lei parla de :"Considerazioni sull’opera di Nikolaj Leskov" dove l’autore si interroga sul declino del narrare. Per lui l’epoca del narrazione è oramai al tramonto
Potrebbe spiegare brevemente?
grazie
Guido Patrick Ramall
Al signor Michele,
ma se lei non l'ha visto, lo spettacolo, che domande fa? Lo vada a vedere, invece. E capisca. Io l'ho visto a Modena.
Infine, concordo con Shitward. A proposito di Dio e del dettaglio.
Alla signora Antonella,
anche lei, mi scusi, vada a vederlo e capisca.
Ossequi.
michele
mmmm…signor Guido Patrick, non mi sembra una risposta…infondo io non sono stato scortese, ho chiesto, in queste cose sono molto ignorante, lo ammetto, ma non mi sembra il caso di trattare così chi si interessa, anche se con domande a suo dire inaccettabili…
antonella
mi scusi sig. Patrick, io lavoro in media dodici ore al giorno, il tempo è un lusso che attualmente non ho…..mi piacerebbe molto avere la possibilità di passare bei momenti a teatro….per compensare almeno un pò leggo molto su teatro…..quindi mi scusi se non ho la possibilità di capire!!!
Alessandra Ferreri
Buona sera a tutti quanti, sono Alessandra la ragazza che ha scritto l'articolo. Innanzitutto mi fa molto piacere leggere dei commenti, un feedback è sempre molto utile e gradito, secondariamente volevo provare a dare qualche piccola risposta alle domande che leggo tra i commenti.
Gentile Michele lo spettacolo è stato realizzato proprio in concomitanza e volutamente con i festeggiamenti dei 150 anni d'Unità d'Italia. é argomento fondamentale, non di cornice. L'Italia fa da protagonista ed è "incarnata" nell'attrice in scena. Non poteva essere diversamente che così. Ho trovato la scelta di Cristian Ceresoli molto saggia ed interessante. Quest'anno gli spettacoli con tema l'Unità D'Italia hanno affollato i palcoscenici italiani, molti rifacendosi alla storia di Garibaldi. Anche qui viene menzionato, ma in modo trasversale, come reminiscenza di un padre morto. Ceresoli ha scelto di focalizzarsi solo su uno spaccato d'Italia e non vuole essere pretesa di raccontarla tutta, ma di dar luce ad alcune delle problematiche forti che la riguardano. Nell'articolo ho omesso un particolare, l'attrice a conclusione dello spettacolo nel momento degli applausi indossa la bandiera italiana ecco quindi che è rappresentata tutta quanta, perchè è di questa che si parla. Le citazioni finali sono fondamentali per chi non abbia visto lo spettacolo per intendere in che direzione vada e appunto quale sia lo spaccato italiano preso in considerazione.
Cara Antonella, la domanda sulla nudità è fondamentale ed è quella che mi son posta anche io prima di vedere lo spettacolo e ci ho riflettuto molto anche dopo averlo visto. Sono arrivata alla conclusione che non potesse essere diversamente. Ci si approccia sempre alla nudità come ad una "assenza" di vestiti come ad un elemento che deve necessariamente sucitare scalpore, ma qui non è così. Anche la nudità è un costume di scena, uno sceglie di indossare o meno dei vestiti, tutto qua. Un corpo si carica di scalpore solo di fronte ad occhi che lo leggono in quella direzione, occorre fare un passo in avanti, accettando la nudità come naturale e non come tabù. In questo modo si accetta questa scelta e la si vede come la più azzeccata. In ultimo l'attrice è talmente bava che tutta l'attenzione si focalizza sul suo volto e la sua voce per quasi tutto il tempo.
Ultimo ma non da meno, vorrei dare risposta alla domanda a proposito di Walter Benjamin e sulla sua visone “apocalittica” del futuro del racconto. Nel suo breve saggio Nikolaj Leskov è un pretesto per parlarci del tramonto dell’arte del narrare. Ascoltando l’attrice in scena, ascoltando il suo racconto ho subito pensato a come la dimensione del racconto possa aver subito una metamorfosi inevitabile nei nostri tempi e di come quindi non sia tanto un problema di morte del racconto, ma di cambiamento nella forma perché i tratti costitutivi rimangono, primo tra tutti l’oralità. Mi son chiesta se forse stia proprio nel teatro la salvezza di questo genere e per l’oralità che la permea e per i tratti di artigianato che ne sono indispensabili. Artigianato nel senso delle tecniche apprese a bottega. Le tecniche d’attore che lo salvano dal dilettantismo.
Spero di esservi stata d’aiuto in un qualche modo,
un caro saluto
Alessandra