Barack Obama 2009 – Martin Luther King 1963
Quarantasei anni dividono questi due uomini di colore, ma il “sogno” è rimasto lo stesso: “trasformare le stridenti discordie…in una bellissima sinfonia di fratellanza” (M.L.King 1963)
Due discorsi sono stati pronunciati da questi uomini davanti al monumento dedicato ad Abraham Lincoln, il presidente americano che nel diciannovesimo secolo fece il primo passo a favore della parità raziale abolendo la schiavitù negli Stati Uniti d’America.
Nonostante questo cento anni dopo, martin Luther King, insieme a molti altri,lottava ancora per difendere la propria gente. Un secolo dopo l’abolizione della schiavitù le persone di colore in America, come in molte altre parti del mondo, erano ancora vittime di violenze e barbarie, ed in alcuni casi vivevano in condizioni di vera e propria ghettizzazione, portando alla luce nello scenario mondiale il volto contradditorio e razzista di quell’America che si era fatta portavoce, durante la seconda guerra mondiale, della difesa degli Ebrei e della lotta a favore delle minoranze etniche.
Negli anni ’50 e ’60 due voci si distinsero nella lotta al razzismo, quelle di Malcom X e M.L. King. Il primo viene ricordato per la violenza dei suoi discorsi e dei suoi attacchi, capaci di far nascere un ardente furore nel cuore dei neri di tutta l’America. Il secondo, al contrario, veniva chiamato “il Dottore” per la bellezza e lo sfondo di utopia nei suoi discorsi. Ad affiancare la poesia dei suoi discorsi nell’accrescersi della sua fama ci fu la sua tragica morte: nel 1963 poco dopo aver pronunciato il famoso “I have a dream” il Dottore venne assassinato. Come succede ad ogni martire, di qualunque causa si tratti, M.L. King fu eletto a bandiera dell’uguaglianza fra razze e, poco alla volta, furono abolite le leggi contro le persone di colore.
Oggi, quarantasei anni dopo, per la prima volta nella storia Americana, un presidente di colore siederà alla casa bianca. Senza dubbio l’America ha compiuto dei progressi in fatto di uguaglianza raziale e ritengo che nemmeno Dottor King avrebbe immaginato un presidente di colore così presto.
Ma benché l’elezione di Obama,stupefacente anche per la sua giovane età, è senza dubbio una conquista, non bisogna considerare gli Stati Uniti come un paese si assoluta uguaglianza. Sarebbe ingenuo affermare che razzismo e discriminazione abbiano abbandonato il suolo americano, che un presidente di colore implichi che i tre quarti della popolazione statunitense non guardi più sospettosamente alle persone di colore.
Il processo di integrazione raziale è stato e sarà ancora per molto un processo lungo e faticoso, al quale ogni uomo dovrebbe aderire personalmente perché, citando Obama, “noi sappiamo che il nostro retaggio a Patchwork è una forza e non una debolezza”. Le aspettative rivolte ad Obama sono senza dubbio alte, considerando che succede ad un presidente poco amato ed ha scelto come proprio motto la parola “Change”,cambiamento. Ammetto che questa fiducia smisurata e questa aspettativa mi preoccupano un poco, perché mantenere le promesse non è mai stato facile per gli uomini di politica.
E se il primo presidente di colore si rivelasse un disastro? Se semplicemente non riuscisse a realizzare le aspettative del suo paese? Questo significherebbe che per un po’ non ci saranno più presidenti di colore?
Non posso rispondere a queste risposte, né intendo farlo. Obama ha assunto da pochi giorni la carica di capo della prima potenza mondiale, se sarà un bravo presidente, sei risponderà alle aspettative di tutti, se renderà M.L.King fiero del suo operato,sarà solo la storia a deciderlo.
Margherita Robba
2 Comments
Alberto Trussardi
Forza Obama! 😉
FRANCESCO
L'articolo indirizza al problema retrostante: speriamo che il Presidente Obama sia stato scelto esclusivamente (o quasi) per le sue qualità e non, per la parte di elettorato decisiva, soltanto (o quasi) per la sua appartenenza al mondo dell'immigrazione statunitense, che è largamente superiore al terzo dell'elettorato.