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    Il Fatto Quotidiano

    La Procura di Bergamo ha chiuso le indagini su 28 persone, tra amministratori e dirigenti, del gruppo Ubi Banca e il nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di Finanza ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Tra gli indagati, ci sono anche gli attuali top manager del gruppo, tra cui l’amministratore delegato Victor Massiah e il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio. L’avviso – si legge in un comunicato stampa firmato dal procuratore Walter Mapelli – è stato notificato anche ad altre 11 persone, esterne al gruppo bancario, a vario titolo in relazione alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Tra coloro che hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, che di norma prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, risulta anche Giovanni Bazoli, nelle sue vesti di presidente del gruppo di azionisti Ubi riuniti nell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese (Ablp).

    “La notifica dell’atto giunge al termine delle indagini avviate dalla procura della Repubblica di Bergamo nel 2014 dopo la presentazione di alcuni esposti da parte dell’Adusbef e di alcuni consiglieri di minoranza, finalizzati a verificare presunti fatti illeciti connessi alla gestione dell’istituto bancario e di Ubi Leasing”, spiega il procuratore Mapelli. I reati contestati ai 39 indagati sono, a vario titolo, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, illecita influenza sull’assemblea in relazione alla capogruppo Ubi Banca, truffa, inosservanza delle obbligazioni da parte di esponenti bancari, conflitto d’interesse e illeciti tributari (dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture soggettivamente inesistenti e sottrazione all’accertamento o al pagamento di accise) in relazione a vicende riguardanti la controllata Ubi leasing. Contestati – spiega la Procura di Bergamo – anche illeciti formali previsti dalla normativa antiriciclaggio e dalla normativa sul trattamento dei dati personali. “La responsabilità amministrativa dell’ente – si conclude la nota – si innesta sulle condotte di ostacolo alla vigilanza e illecita influenza sull’assemblea ed è riferita al periodo precedente la trasformazione in società per azioni”.

    Il riferimento è al filone che coinvolge Bazoli e si riferisce all’ipotesi che l’associazione del presidente onorario di Intesa Sanpaolo abbia pilotato le nomine dei vertici dell’istituto bancario lombardo in accordo con gli Amici di Ubi di Emilio Zantti. I due gruppi di azionisti, secondo l’ipotesi da cui era partita l’inchiesta, avrebbero infatti messo in campo, senza che le autorità di vigilanza ne avessero conoscenza, un sistema di regole tale da predeterminare i vertici della ex popolare. In pratica, secondo gli inquirenti, il professore bresciano che compirà 84 anni a dicembre e che deve la sua lunga carriera alla scelta dell’allora ministro del Tesoro, Nino Andreatta, di metterlo alla guida del Nuovo Banco Ambrosiano dopo l’esplosione del caso Calvi, pilotava in segreto le nomine dei vertici del gruppo bancario di cui era azionista. E del quale è stato anche consigliere rappresentando l’”ala bresciana”, fino a quando la normativa sui doppi incarichi introdotta dal governo Monti lo ha costretto alle dimissioni per la contestuale presidenza della concorrente Intesa. Posizioni di rilievo, nell’istituto, sono state ricoperte anche dalla figlia di Bazoli, Francesca e dal genero Gregorio Gitti, avvocato d’affari e deputato prima con Scelta Civica poi con Popolari per l’Italia e infine con il Partito Democratico.

    “Dopo 4 anni di battaglie a tutela dei diritti di tutti gli azionisti di Ubi Banca, grazie all’incessante lavoro della Magistratura e della Guardia di Finanza, vediamo oggi riconosciute in toto le ragioni sostenute negli esposti che ho personalmente firmato, coinvolgendo anche l’Adusbef del Senatore Elio Lannutti“, commenta in una nota Giorgio Jannone, presidente di una terza associazione di azionisti Ubi. “Come abbiamo sempre affermato, si è trattato della gestione delle nomine e di un’assemblea che la Magistratura ha definito “gestita in maniera del tutto irregolare” e di operazioni al vaglio degli Inquirenti, a dir poco censurabili e ‘familistiche’, di una tra le principali banche italiane”. L’imprenditore annuncia quindi che “con l’obiettivo di coinvolgere tutti i soci di UBI Banca che hanno subito il devastante crollo dei titoli azionari e tutte le aziende che sono state messe in difficoltà in questi anni, non potremo che richiedere in ogni sede i risarcimenti sia ai singoli coinvolti che direttamente all’Istituto medesimo”. In pratica “non appena pronti, organizzeremo una class-action“.

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