Autore

Luca Allevi

Dottore commercialista, pubblicista. Partner Leaders e del network Gruppo 24 Ore. Magistrale Economia Bocconi e Master RE NY University. Ha lavorato in Pizzarotti, Essex Capital NY e Avalon RE. Cell. 338-378.57.65 luca.allevi@leaders.it

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2 Comments

  1. 1

    mario

    Credo di intendermene un po' di costruzioni: un impianto industriale (perché sostanzialmente un ospedale è tale) in un luogo del genere non lo si può nemmeno pensare, proprio per il reciproco possibile inquinamento delle acque stagnanti coll'edificio e gli impianti connessi. Al massimo, un impianto industriale va pensato non distante da un fiume, come facevano un tempo nelle nostre valli… e i risultati sono stati vantaggiosi, pur con le conseguenze ambientali derivate. Oggi, con i mezzi e servizi tecnici disponibili, la cosa più logica è costruire un impianto industriale, specie se ospedaliero, in un luogo asciutto, facile da isolare e controllare, come accade in Israele e come hanno fatto anche in Francia, a Villejuif, vicino Parigi, patria dei progettisti del nostro ospedale. Perché là sì e qui no? C'è stato qualche ulteriore "inquinamento", che magari ricorda quelli socialisti del passato?

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  2. 2

    ana

    Osservo che il titolo non è esatto: a Venezia l'ospedale è su un'isola e i fabbricati poggiano su palificazioni. A Bergamo i "santificetur", agendo come fossero a Palermo, hanno immerso l'ospedale nell'acqua paludosa di Loreto, nella melma, cui sono abituati, ….

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